VIAGGIO NEL MONDO DEL CONTAINER. I Parte –
Il numero di portacontainer in attesa fuori dai grandi porti californiani è sceso al livello più basso degli ultimi due anni – 11 navi fuori dalle 25 miglia, 98 navi in meno rispetto alle 109 del 9 gennaio scorso, livello record – Cresce la congestione di contenitori vuoti nei porti USA e Nord Europei.
Lucia Nappi
LIVORNO – A Los Angels / Long Beach, sabato scorso, la fila di navi portacontainer all’interno delle 25 miglia, l’area di attesa per l’ormeggio, era azzerata. Secondo i dati di backup del Marine Exchange of Southern California del 10 settembre, delle totali 11 portacontainer in avvicinamento al complesso portuale californiano, soltanto una di queste era in transito verso l’ormeggio entro le 25 miglia, le altre dieci in navigazione, a bassa velocità, al di fuori della Safety and Air Quality Area (SAQA) almeno 50 miglia dalla costa della California centrale e settentrionale e del Messico e a 150 miglia dalla costa della California meridionale.
Dove rimarranno fino a quando verrà assegnato loro un ormeggio, nei 3 giorni giorni precedenti tale assegnazione si potranno spostare all’interno delle 25 miglia. Così come previsto dal New Queuing System for Labour, del Pacific Maritime Management Services (PacMMS), E’ quanto riporta ieri il Marine Exchange, organizzazione no-profit dedicata all’efficientamento dei traffici marittimi della California, i cui registri di arrivi e partenze di navi risalgono al 1923.
Dati che mettono a fuoco 98 portacontainer in meno rispetto alle 109 navi del 9 gennaio scorso, numero record storico per il compendio portuale californiano, in un rapporto oggi da 1/10. Flusso che sottolinea l’attuale inversione di tendenza rispetto ad un anno fa, e i molti cambiamenti, repentini e drastici, intercorsi negli ultimi mesi nel mercato del trasporto marittimo di container che è poi il primo e tangibile segnale dei mutamenti dell’economia globale.
Il numero di navi in attesa fuori dai grandi porti californiani, è sceso al livello più basso degli ultimi due anni, ovvero da quando sono iniziati colli di bottiglia, congestioni portuali e logistiche, dal marzo 2020, quando il mondo ha avuto inizio la pandemia da Covid-19. Lo ha fatto sapere il Marine Exchange of Southern California. La stessa situazione nei maggiori porti della East Coast, New York, Houston, Savannah, dove all’inizio di gennaio 2022 erano in fila 75 navi.
(Tab. Marine Exchange of Southern California)
Spariscono le navi fuori dai porti di Los Angeles Long Beach
Le immagini della congestione di un anno fa erano, il simbolo della crescita dei consumi americani, quando i porti della costa orientale invitavano le compagnie a deviare le rotte dalla California meridionale verso gate meno congestionati. Congestione con effetti ben noti: ritardi di due-tre settimane nei flussi, aumento dei noli marittimi, fino a contribuire all’aumento dell’inflazione che attualmente affligge le economie dagli Stati Uniti all’Europa.
Frenano i consumi
Oggi rispetto all’inverno 2021 i flussi subiscono una inversione di tendenza, a causa del rallentamento dei consumi e la frenata del commercio globale, sia sul mercato americano che su quello europeo. Sul piano finanziario, la tendenza a risparmiare è aumentata, negli Stati Uniti è diminuito ottimismo e fiducia, sono cambiati i paradigmi del commercio con la crescita delle scorte di magazzino e la profonda crisi del modello just in time.
Calano le tariffe spot
Sul piano delle noli marittimi sono proprio le rotte Asia-Pacifico (Shanghai – Los Angels) a guidare il calo dei tassi spot, che maggiormente subiscono l’andamento del mercato, in calo da 28 settimane consecutive (dati Drewry – World Container Index di Drewr, 8 settembre) -14% rispetto alla scorsa settimana e in calo del 59% su base annua.
Secondo la fotografia degli analisti di settore e degli operatori del mercato globale, l’aumento delle scorte nel primo semestre 2022, si è scontrato con l’indebolimento della domanda dei consumatori in primavera e in estate, andando a ridurre i profitti e i prezzi delle azioni dei principali rivenditori. Nei primi sette mesi dell’anno le esportazione dall’Asia, sulle rotte dei maggiori porti globali di Stati Uniti e Nord Europa, sono aumentate del 6% rispetto allo stesso periodo del 2021 e del 32% rispetto allo stesso periodo del 2019, per poi frenare a partire dalla primavera scorsa e nei mesi estivi.
La congestione di container vuoti
Contenitori che, a causa del calo della domanda, sono rimasti inattivi in terminal portuali, interporti, terminal ferroviari, centri interni ed esterni di distribuzione, andando a creare «una notevole congestione di contenitori vuoti nei maggiori porti e interporti di Stati Uniti e Nord Europa, accompagnata da una piccola congestione, non eccessiva, in alcuni porti cinesi. Ma con cause diverse». Lo ha spiegato per Corriere marittimo, Andrea Monti, Ceo di SOGESE S.r.l. – operatore nel noleggio e nella vendita di container e celle frigorifere a livello internazionale, con base in Italia e attivo a livello nazionale con depositi di container. Azienda che, proprio per il tipo di business, è in grado di misurare la temperatura dello shipping globale.
Negli articoli che seguono il Ceo di SOGESE ci guiderà in un approfondimento delle dinamiche del mercato globale del container, contesto dove «negli ultimi tempi le cose cambiano molto velocemente» – ha sottolineato Monti – «fino al 2019 il prezzo medio dei contenitori era sostanzialmente stabile nel tempo, poteva fluttuare di un po’. Mentre in questi due anni abbiamo assistito al raddoppio dei prezzi ed una discesa del 40% nel giro di qualche mese. Farsi trovare impreparati poteva significare investire in uno stock di container a prezzi che potevano crollare, questo ti porta a seguire molto da vicino le dinamiche del mercato a porti tante domande, a fare una scelta che sia consapevole, sebbene i rischi ci siano sempre».
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