Mega: Recovery plan – “Non continuiamo a spendere per sistemi che non servono!”

Mario Mega presidente Autorità portuale Stretto di Messina

“Nel Recovery Plan anche fondi per la digitalizzazione della catena logistica. Ma potrebbero non servire a nulla!”

É questa la premessa con cui il presidente dell’AdSP dello Stretto, Mario Mega, apre un intervento, che pubblichiamo non integralmente, sul tema della digitalizzazione dei porti nazionali. Partendo dal “fallimento dell’operazione UIRNET, società incaricata dal MIT di realizzare la Piattaforma Logistica Nazionale (PLN)” agli interventi delle singole AdSP (PCS) Non dobbiamo perdere “anche il treno del PNRR” é il monito del presidente  Mega -invece “noi perseveriamo con soluzioni che hanno già abbondantemente dimostrato la loro inefficacia.”

Ecco l’intervento:

“Nei giorni scorsi il Consiglio dei Ministri ha approvato la bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che dovrà dare attuazione, a livello nazionale, al programma Next Generation EU varato dall’UE.

Tanti sono gli interventi previsti e molti si riferiscono all’asse strategico digitalizzazione e innovazione cioè a settori che sono decisivi per migliorare radicalmente la competitività dell’economia, la qualità del lavoro, la vita delle persone e l’integrazione del nostro Paese nel mercato globale.”…

“La digitalizzazione della catena logistica è un mantra che accompagna qualsiasi programmazione ministeriale degli ultimi anni ma senza che si sia riusciti a dare una reale declinazione alla sua definizione né una vera strategia di attuazione nazionale.

L’attuale livello di digitalizzazione nel nostro settore è frutto più delle azioni dei singoli, sia Istituzioni che Operatori, che di un programma di sviluppo coordinato e questo non ha certamente contribuito a far fare quel salto di qualità da tanti atteso”…

“In sostanza abbiamo tanti bravi solisti ma non un’orchestra e, men che meno, un direttore!

Le ragioni di questa situazione sono varie e fra queste c’è sicuramente da annoverare il fallimento dell’operazione UIRNET, società incaricata dal MIT di realizzare la Piattaforma Logistica Nazionale (PLN), che in più di dieci anni, pur risultando beneficiaria di consistenti finanziamenti pubblici, non risulta abbia prodotto nulla di tangibile per i porti e per il sistema logistico.

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Mi dispiace essere stato un facile profeta di questo fallimento ed ancora di più che nessuno in tutti questi anni abbia voluto ascoltare consigli e porvi rimedio.

Penso che intanto sia stato un errore aprire la società ai privati, ma contemporaneamente continuare ad erogare sostanziosi contributi pubblici, e soprattutto impostare la costruzione della PLN con una visione più orientata alla generazione di profitti che alla creazione di un sistema pubblico di scambio di dati e di informazioni.

Nel frattempo molte Autorità Portuali italiane, con meno risorse ma più capacità, hanno sviluppato piattaforme digitali di vario tipo, generalmente indicate come PCS, che hanno fatto crescere, sia pure a macchia di leopardo, quel minimo di digitalizzazione portuale e che tuttavia soffre della mancanza di una regia nazionale.

Ma anche questo approccio, che pur assicura un minimo di servizi evoluti alla logistica portuale in alcuni porti, è stato contrastato sino a prevedere l’accentramento dei PCS ed in qualche caso addirittura quasi la loro espropriazione con l’obiettivo di creare un anacronistico sistema unico nazionale sviluppato con soldi pubblici ma poi con modalità di gestione tali da generare profitti privati.

Ora per fortuna qualcosa sembra cambiare, ma non troppo! A meno che non mi sbagli.

Leggiamo nelle misure trasversali del PNRR un intervento finalizzato a “Rendere i port community system (PCS) delle singole Autorità di Sistema Portuale compatibili fra loro e con la piattaforma strategica di livello nazionale UIRNET.”.

Il titolo è incoraggiante perché almeno si dà finalmente dignità ai PCS realizzati dalle singole AdSP e se ne immagina il coordinamento con una distinta piattaforma strategica di livello nazionale.

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Ma contemporaneamente sorge però la preoccupazione perché ancora la creazione della piattaforma logistica nazionale viene messa in mano a UIRNET con tutti i limiti che questo potrà comportare sia per la scarse capacità tecniche sin qui dimostrate ma soprattutto per la richiamata circostanza che essa non è più l’originaria società pubblica ma sia oggi, a tutti gli effetti, una società a prevalente capitale privato.”…!

“La costruzione della piattaforma logistica nazionale deve essere curata da un soggetto totalmente pubblico che assicuri l’attivazione di soluzioni che devono salvaguardare tutti gli attori privati e pubblici interessati senza condizionamenti o obiettivi di profitto economico. Il tutto ovviamente sotto la regia del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti possibilmente affiancato dal Ministero dell’Innovazione Tecnologica perchè non si può creare un sistema che sia avulso dalla complessiva digitalizzazione della PA.

Non continuiamo a spendere soldi per fare sistemi che non servono a nessuno!

Abbiamo necessità prima di tutto di standardizzare e creare modelli di interoperabilità, non di creare software per le AdSP. Per quello c’è il mercato che mette a disposizione, con le regole del Codice dei contratti pubblici, aziende capaci e che sanno creare innovazione certamente più di quanto UIRNET abbia dimostrato di saper fare in tutti questi anni.

Se perdiamo anche il treno del PNRR è la fine e la logistica italiana resterà ai margini dell’economia mondiale perché non potrà competere con chi va dritto all’obiettivo mentre noi perseveriamo con soluzioni che hanno già abbondantemente dimostrato la loro inefficacia.

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