Il presidente di Assiterminal, Luca Becce, è intervenuto sulla difficile situazione del porto di Genova, nelle ore in cui è in atto lo scontro tra i lavoratori portuali e i terminalisti di Confindustria, che ha portato allo sciopero di oggi. Un commento, quello di Becce, apparso sulla pagina facebook di Giovanni Lunardon, Consigliere Regione Liguria (PD). Un confronto in un botta e risposta: «Il lavoro come privilegio è un linguaggio da feudatari medievali» – ha scritto Lunardon – «Per fortuna la civiltà ha fatto decisivi passi avanti da allora anche grazie alle lotte come quella che faranno i portuali domani».
Affermazione alla quale il presidente di Assiterminal ha risposto:
«L’autoproduzione nei terminal esiste ed è prevista dalla 84/94. È fatta, dai lavoratori dei terminal, un comparto che ha la più alta percentuale di contrattazione di secondo livello, un comparto che da molti anni non conosce processi di riduzione e delocalizzazione, un comparto che ha il livello salariale più alto delle categorie industriali. Da combattere é la pretesa di autoproduzione degli armatori. Bisognerebbe sapere di cosa si parla. Ed evitare che il riformismo si fermi al varco portuale, come purtroppo continuo a vedere anche dal pd.
Al di là della lettera – continua Luca Becce – sono anni che si pone il tema di un cambiamento e di una messa in sicurezza del Culmv. Sbattendo contro un muro ideologico che non consente di entrare nel merito dei problemi. Non esiste la volontà di uccidere la culmv. Esiste l’esigenza di sbloccare un processo di evoluzione che la renda in grado di essere autosufficiente economicamente e che ne consenta lo sviluppo delle professionalità in linea con l’evoluzione del lavoro portuale. Temi che si presterebbero ad una discussione vera e “riformista” se si uscisse da questa disputa pro o contro, fomentata da chi ha solo interesse allo status quo».
La lettera doveva restare riservata
«La lettera è un vero incidente di percorso, che doveva restare strettamente riservata in una, relazione informale tra Adsp e terminalisti. Per questo non è stata oggetto di invio. I terminalisti hanno sempre contestato con documentazione che le dazioni fossero conguagli di tariffa. E la lettera sviluppa e dettaglia quel concetto contestando all’Adsp di averlo lasciato usare per 9 anni alla Culmv. La lettera, infine, non fa scattare immediatamente la messa in mora, ma la minaccia se per la 9 volta gli impegni che la Culmv si è assunta davanti all’Adsp non fossero onorati».
Patto del Lavoro
«Tutto ciò in una relazione tra aziende e Adsp che non doveva essere, al momento, né pubblico né formalizzato. Su questo tema dell’organizzazione del lavoro del porto sarebbe utile una discussione reale e non strumentalizzata, tenuta al riparo dall’approccio prettamente ideologico di componenti interne alla compagnia, ai Cobas e purtroppo alla stesse OOSS che dietro la pretesa “difesa del modello Genova” impediscono una revisione del Patto del lavoro che vada verso la applicazione corretta della 84/94, senza con questo smembrare la Culmv etc etc. Sarebbe l’ora il pd accettasse di entrare nel merito e di capire tutto lo scenario, prima di schierarsi acriticamente. Come sempre le cose sono molto più complesse di quanto sembrino».
Culmv
«La questione Culmv è assai più complessa e non merita un approccio così ideologico. Sarebbe l’ora si aprisse una discussione vera e basata su fatti che risalgono al passaggio della Culmv da 21b a art. 17. Bisogna davvero smetterla tutti, dico tutti, di confrontarsi con un tema così complesso con tanta superficialità e faziosità. I “padroni”, come li chiami tu (che molto spesso sono solo amministratori di aziende che non hanno quote nelle stesse) sono 9 anni, 12 addirittura per le due principali, che si vedono “chiedere” ad aprile un contributo extra per consentire alla Culmv di chiudere in pareggio senza ricorrere alla ricapitalizzazione dei propri soci, che ne sono proprietari come in ogni cooperativa di produzione e lavoro. E lo fanno ricevendo 8 in cambio, ogni anno, da 9 anni, impegni scritti che sarebbe stato l’ultimo e che le ragioni dello sbilancio sarebbero state rimosse. Io non entro nel merito della lettera e della sua opportunità, sul fatto che qualcuno la abbia passata alla stampa si è già espressa Confindustria.
Ma c’è un disagio reale in una categoria che ha livelli salariali davvero buoni, forti relazioni sindacali aziendali, sistemi di sicurezza con investimenti significativi. “In Porto non si sta davvero male” ha detto ieri la Prefetto di Genova. Durante la pandemia non si è raggiunto neanche il 10% di cig con integrazione salariale e anticipo di erogazione. E i cali di volumi e fatturato sono anche superiori al 20% in molti casi. Con tutto questo bisogna confrontarsi, PRima di scagliare anatemi. Spero che possa partire una discussione reale e approfondita».