Russo (Confetra): “Servono campioni nazionali della logistica, il rischio è un futuro da schiavi

Una riflessione sul futuro della logistica del nostro Paese, durante l’incontro digitale dal titolo provocatorio: “Import-Export marittimo di merci containerizzate: Un futuro da schavi?” – Organizzato da Camera di Commercio di Genova e Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale con il supporto tecnico di  C.I.S.Co– Centro Internazionale Studi Containers e di Promos Italia.
Secondo una ricerca di SRM il 73% delle esportazioni italiane, contro il 30% di quelle tedesche, francesi e spagnole viene venduta “ex Works” – La logistica nasce a supporto alle merci e alle vendite, ma oggi l’evoluzione del mercato e del commercio internazionale è tale che la logistica è diventata una funzione strategica per le imprese. “Amazon è Amazon ” – dice Filippo Gallo presidente di C.I.S.Co  “non perchè dic: venitevi a prendere la merce, ma perchè ha fatto della logistica il proprio asset strategico che consente il vantaggio competitivo delle aziende”.

Il concetto è espresso da Ivano Russo, direttore generale di Confetra, per  parlare di logistica non si deve guardare soltanto all’oggi, ma alla storia del settore. Negli ultimi 30 anni l’Italia non ha avuto una politica industriale per la logistica, ciò significa che “sono mancati tutti i processi di consolidamento, di investimento innovativi in tecnologia, in evoluzione green, formazione” – dice Russo – “Oggi pertanto il settore si trova con le spalle al muro con il rischio di avere un “futuro da schiavi”.
Un secondo aspetto messo in evidnza dal direttore di Confetra è che negli ultimi 30 anni nel nostro Paese è stata fatta l’errata sovrapposizione tra gap logistico e gap infrastrutturale, “ma le infrastrutture sono solo una parte del tema” spiega Russo.
In Italia ci sono circa 90 mila imprese nel settore della logistica (riferiti globalmente ai 25 codici ateco dell’intera filiera) ma il 94% ha meno di 5 milioni di fatturato e 9 addetti. “Per stare dentro l’attuale mercato, non con un ruolo subalterno e da schiavi, è necessario avere grandi campioni nazionali che non sono imprese para-pubbliche, con soldi pubblici o norme agevolate, ma leader di filiera attorno a quali si strutturano le reti di fornituri. “Più la committenza dell’impresa leader è evoluta, più le PMI sono incentivate ad evolvere per continuare a lavorare con il proprio leader di filiera”.

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