Parla Luigi Merlo, presidente di Federlogistica, «il mondo va avanti, non si può arrestare questo processo, è come fermare l’acqua con le mani» – «In Federlogistica uno dei nostri soci è Amazon».
di Lucia Nappi
LIVORNO – «lI mondo della logistica sta cambiando, continuare ad avere una visione localistica secondo noi è sbagliato e limitativo, rischia di penalizzare il nostro paese». Visione lucida quella di Luigi Merlo presidente di Federlogistica, già direttore dei rapporti stituzionali per L’Italia del gruppo MSC, consigliere per la Portualità e la Logistica nel ministero di Delrio e presidente dell’Autorità portuale di Genova dal 2008 al 2015. L’incontro con Luigi Merlo (VIDEO INTERVISTA) è a bordo della MSC Fantasia, ormeggiata nel porto di Livorno, per il Maden Call della nave.
«Del resto il mondo va avanti» – spiega Merlo- «non si può arrestare questo processo, è come fermare l’acqua con le mani».- «Federlogistica, come Conftrasporto, siamo per aprire i mercati, non a caso come AssArmatori, agli operatori stranieri. In Federlogistica uno dei nostri soci è Amazon». «Da un lato ci sono questi fenomeni e dall’altro lato c’è uno stato-nazione come la Cina, che cerca di governare globalmente le infrastrutture, con elementi di debolezza anche, ad alcune politiche nazionali. Inoltre c’è l’avvento dei fondi finanziari. E’ completamente cambiato questo mondo».
A guidare questa rivoluzione sono i colossi dello shipping, i grandi armatori quelli che, ormai in numero sempre più ridotto, dominano la scena globale preparandosi ad occupare posizioni nel controllo della supply chain: dal trasporto via marre, a quello su gomma, ferro e aereo. Dal mercato di produzione della merce alla distribuzione. I colossi armatoriali che scesi a terra hanno inglobato, già da tempo, terminal portuali strategici ai traffici e, adesso si preparano a sviluppare un’offerta logistica dirompente con economie di scala considerevoli.
Gli investimenti nella logistica da parte dei tre grandi dello shipping ne sono l’esempio:
MSC, secondo player mondiale, con Med Log braccio logistico per autotrasporto (i camion gialli di Aponte) e ferrovia, con treni già operativi in Spagna e Portogallo, ma presto anche in Italia.
CMA CGM, terza compagnia mondiale, ad aprile completava la scalata a CEVA Logistics multinazionale della logistica. La francese vuole trasportare le merci su camion, aereo o treno ai suoi grandi clienti da Adidas a Carrefour. Maersk, primo player globale il più digitale dei tre, si concentrerà sul trasporto su gomma e su nuovi magazzini.
Una rivoluzione in atto in grado di sconvolgere gli equilibri del settore. Alcuni sostengono, in una visione diametralmente opposta, che il rischio del fenomeno sia l’esclusione degli operatori locali presenti, anche attuali partner di questi armatori. In una nostra recente intervista a Nereo Marcucci, presidente di Confetra, affrontata la questione parlando di sostenibilità sociale: “Ci domandiamo» – diceva Marcucci – «se sarebbe sostenibile un sistema logistico pianificato solo dalle grandi compagnie armatoriali.“
L’Italia come può far fronte a questi fenomeni? Possono essere un pericolo o un’opportunità?
«Con un quadro di regole» – spiega Luigi Merlo –«di procedure di trasparenza, lo Stato può affrontare normalmente queste procedure. Non lo vedo come un pericolo, ma come un’opportunità se lo Stato svolge la sua funzione ed è in grado di garantire questa regia».
Un’esempio?
«La questione delle concessioni demaniali, tema ancora aperto in Italia, non è mai stato emanato il regolamento dell’art. 18 (legge 84/94). Noi come associazione, contrariamente ad altre associazioni, riteniamo importante il ruolo svolto da ART (Autorità di Regolazione dei Trasporti) che può aiutare a mettere ordine e armonizzazione sul tema delle concessioni in Italia che, da realtà a realtà sono completamente diverse, questo porta oltre che a diseconomie, a concorrenze sleali».