«Stare su una gru è come volare» – Le donne del porto si raccontano

Conclusa la due giorni convegnistica del progetto "Il Porto delle Donne" promosso dal Comune di Livorno - Facendo il punto su quanto emerso nella prima giornata convegnistica: “Il ruolo delle donne in ambito portuale e marittimo – La comunità portuale a confronto” – “Esperienze e prospettive”.
porto donne

LIVORNO – «Fare la gruista è un lavoro bellissimo lo consiglio ai ragazzi, donne e uomini, stare su una gru è come volare, è come essere un super eroe, sei una donna e sei su un mezzo megagalattico sospeso a 40 metri da terra, è come un robot che tu muovi con il joystick. Però non è un gioco, perché sotto hai altre persone e se sbagli potresti ucciderle».

Con queste parole Julie Argenti, la poco più che ventenne gruista del porto di Livorno, presso Terminal Darsena Toscana, ha infiammato la platea dei ragazzi degli Istituti scolastici ITS Cappellini e ITC Vespucci che, con applausi e cori da stadio, hanno manifestato il loro entusiasmo fragoroso. Applausi non solo per le parole della gruista, ma anche per le molte altre relatrici della prima giornata del convegno “Il Porto delle Donne”. Progetto del Comune di Livorno, ideato dall’assessora al porto Barbara Bonciani, e con la collaborazione dell’Associazione scientifica internazionale RETE, l’Università di Pisa e il CNR-Iriss di Napoli. Progetto culminante nella due giorni convegnistica del 17 e 18 maggio – che ha mira a fare conoscere, ad un pubblico sempre più vasto, la tematica dell’occupazione femminile in ambito portuale e marittimo, ma anche le opportunità di lavoro che questi settori rappresentano, soprattutto per le donne e più in genere per le nuove generazioni.

Il convegno del 17 maggio: “Le professioni portuali e marittime come opportunità per le nuove generazioni, senza distinzione di genere” dedicato alla comunità locale e alle scuole, svolto presso il Polo Universitario Sistemi Logistici di Livorno, ha messo a confronto la comunità portuale locale, donne e uomini, “fra passato presente e futuro”. Operatrici di banchina, terminaliste, manager, impiegate, agenti marittimi, spedizionieri, ufficiali di bordo e comandanti. Puzzle di professioni e ruoli del settore marittimo-portuale-logistico, strategico per la ricchezza e il sostentamento del Paese e della comunità globale.

Dagli inizi della presenza delle donne nel porto di Livorno e a bordo delle navi (dalla fine degli anni ‘70) attraverso i decenni successivi, i cambiamenti prodotti da tecnologia e digitalizzazione, il confronto con i Paesi più all’avanguardia sul tema. Arrivando all’oggi e progettando il futuro dei giovani, senza differenza di genere, per costruire una società più equa. E’ quanto ha spiegato l’assessora Bonciani: “Le donne che entrano nel settore portuale e marittimo portano nuovi modelli e nuove visioni del lavoro e del mondo che si aggiungono a quelle maschili, non sono in competizione con queste, ma che con queste devono trovare un equilibrio per costruire una comunità più equa in cui ci si possa aiutare e migliorare le performance, anche attraverso una collaborazione che parte da visioni diverse”.

Barbara Bonciani

Bonciani facendo il punto sulla prima giornata convegnistica ha sottolineato: «E’ emerso come le donne, rispetto a 50 anni fa, inizino ad entrare nel mondo della portualità e in quello marittimo. La richiesta delle competenze che riguarda i due comparti è sempre più gestionale, molto meno manuale. E’ il momento giusto per fare una riflessione su come tutti possano assumersi la propria responsabilità, nell’ambito dei propri ruoli, definendo strumenti e politiche e migliorare la presenza femminile in questi comparti. Perché la competitività dei porti, come del resto anche del comparto marittimo, passa dalla capacità di attrarre talenti e soprattutto per Livorno che è una città-porto, per cui attrarre talenti è fondamentale per lo sviluppo economico e sociale. Dobbiamo far sì che i ragazzi che si formano nei nostri istituti scolastici e nella nostra Università abbiano una più equa opportunità di inserirsi in questo mondo di lavoro».

A noi è piaciuto riportare quanto è stato detto dalle protagoniste e fare cassa di risonanza per racconti e indicazioni.

Francesca Scali

La presidente di Asamar, agenti e raccomandatari marittimi livornesi, Francesca Scali, ha precisato: “Su 116 raccomandatari a Livorno, solo 16 sono donne, perché così poche decidono di intraprendere questa professione nel mondo dello shipping, così affascinante e che dà tante opportunità? I porti contribuiscono alla maggior parte della ricchezza del Paese, il 90% delle merci globali viaggiano via mare, pertanto i porti sono i punti di accesso delle grandi catene globali del valore. La guerra russo-ucraina ha spostato l’asse dei traffici marittimi europei verso il Mediterraneo aprendo a nuove opportunità per la portualità nazionale, questo è un incoraggiamento per i giovani, donne e uomini”.

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Michela Grifoni

Michela Grifoni, terminalista della società Lorenzini e C. Srl, terminal container e special cargo del porto di Livorno, tra le poche donne terminaliste in Italia, ha raccontato: “Lavoro nella società dal 1984, sono passata attraverso tanti sistemi operativi, dalle operazioni fatte a mano, per arrivare alla attuale digitalizzazione. La formazione che c’è adesso permette alle donne di lavorare ed operare in porto, oggi un piano di carico lo si fa dall’ufficio, prima si faceva sottobordo per contare i contenitori e vedere le misure e il peso. Adesso è tutto automatizzato e niente viene precluso ad alcuno tanto meno alle donne, che forse non ce la fanno a fare un rizzaggio, ma tranquillamente fanno tutto il resto. Nell’operativo di banchina ancora non abbiamo donne, in banchina ci avvaliamo degli articolo 17, ma forse il fatto che non abbiamo donne in banchina è perché tutte hanno richiesto l’ufficio che è più comodo. Ma non ci sono mai stati pregiudizi, quindi ben vengano ragazze operative e quelle che si stanno laureando”.

Monica Bellandi

Monica Bellandi, manager portuale, già dirigente di Terminal Darsena Toscana, presidente Comitato Coppa Barontini: “Iniziai nel 1976 con un concorso pubblico bandito dalla Compagnia Lavoratori Portuali, per addetta amministrativa, c’erano pochissime donne era un mondo decisamente maschile, le donne in banchina sarebbero arrivate in seguito. Nei miei 40 anni di lavoro non ho mai subito aspetti di mancanza di rispetto sostanziale da parte dei lavoratori portuali e dalla comunità portuale locale.
Il mondo portuale è sano ci si può avvicinare con fiducia, sebbene non sia una strada in discesa dove pregiudizi ce ne sono ancora tanti, si deve ancora dimostrare di essere in “grado di”.
Dal 1991 al 2021 sono stata direttore del Terminal Darsena Toscana, da direttore amministrativo e affari generali a direttore di attività del terminal e di produzione. Mi sono trovata ad essere l’unica donna in mezzo agli uomini. Sebbene le compagnie di navigazione avessero già molte donne. Per esempio nella israeliana Zym la maggior parte dei ruoli apicali erano ricoperti da donne, sia in amministrazione che nell’operativo.
E’ questo un mondo che offre molte possibilità, per la gestione dei movimenti si è passati dalla carta e penna al wireless degli ultimi anni. Con la necessità di innovazione per la salvaguardia dell’ambiente ci saranno cambiamenti ancora più importanti» – ha concluso Bellandi rivolgendosi ai giovani in sala: «Le aziende che vedono in dubbio l’assunzione di donne fanno un danno a se stesse, non fanno il bene dell’azienda. Per le donne serve ancora determinazione in maniera importante e non devono mai consentire a nessuno di dire “te no perché sei una donna”. Questo va combattuto insieme ai colleghi uomini che vi troverete accanto».

Beatrice Bartolini

Tra le giovane relatrici Beatrice Bartolini, customer support Specialist presso Terminal Lorenzini, laureata al Polo Universitario Sistemi logistici, ha dato la propria ricetta su come introdursi in un settore inizialmente ostico: “Non è semplice introdursi all’interno di questo ambito, ma con determinazione, voglia di lavorare e supporto da parte dei colleghi tutto diventa più semplice. Mai mollare e andare avanti e mai farsi abbattere dai pregiudizi, ce la possiamo fare tutti, uomini e donne” – Come valore aggiunto femminile Bartolini suggerisce – “la capacità organizzativa e di essere multitasking, lavoro in ufficio mi occupo di Dogana, il Terminal si occupa di imbarco e sbarco contenitori e general cargo, però mi piacerebbe lavorare anche all’esterno, in banchina. Il senso di questo progetto è quello di superare gli stereotipi e riuscire a fare lavorare le donne anche all’esterno. Questo è un lavoro che faccio con passione, vado volentieri a lavoro e mi trovo bene con i colleghi con i quali sono riuscita a creare un rapporto di fiducia importante, spesso mi chiedono aiuto e mi supportano”.

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Gloria Dari

La presenza delle donne nel settore marittimo e il confronto tra l’Italia e i Paesi scandinavi è il tema affrontato da Gloria Dari, presidente uscente di Confetra Toscana e alla guida di Spedimar, l’associazione degli spedizionieri livornesi per diversi mandati: «Ho avuto l’opportunità di lavorare per aziende come P&O compagnia inglese che è stata tra le più importanti d’Europa, anche se oggi non esiste più. Inoltre ho lavorato tre anni per Maersk, compagnia che aveva già un’impostazione attenta alla parità, quindi ho avuto opportunità di crescere, l’attenzione di queste compagnie per i giovani è sempre stata elevatissima con molti corsi di formazione, ho avuto l’opportunità di andare in Australia e in Far East. Nella mia esperienza i Paesi scandinavi sono sempre stati all’avanguardia rispetto all’Italia, a bordo delle navi di Maersk ho visto comandanti donna e palestre diversificate per uomini e donne.
L’alternanza e la conciliazione dei tempi è un aspetto importante non solo per la donna, ma per la famiglia, un equilibrio anche nella conciliazione dei tempi casa-lavoro. Perché una donna deve essere privata della possibilità di crescere di fare carriera?.

Secondo i dati Istat in Italia la presenza femminile nel settore della logistica e dei trasporti è nella media europea (il 21%) ovvero 222 mila occupate contro circa 800 mila uomini. Il dato è generico e quando si parla delle professioni operative come per l’autotrasporto la presenza femminile è attorno al 2%, ancora meno rispetto al dato portuale, perché l’autotrasporto soffre di una grave mancanza di autisti. Secondo i dati Istat la presenza femminile è un dato in lenta crescita, il cambiamento è dovuto all’innovazione tecnologica che abbiamo sperimentato durante la pandemia.
Le domande di accesso a professioni di ambito logistico da parte delle donne, soprattutto neo laureate, è in forte incremento. Le aziende stesse stanno cambiando mentalità, l’introduzione delle donne comincia ad essere non solo nei settori trasversali come l’amministrazione, ma anche nei settori commerciali e manageriali, sebbene la strada sia ancora molto in salita».

Roberta Macii

Roberta Macii, dirigente AdSP MTS e vice commissaria alla Darsena Europa, già segretario generale presso l’AdSP MTCS: «Oggi ci sono due segretari generale donna e nessun presidente donna» – sottolinea Macii – «Ci sono delle menti illuminate che hanno colto il valore della diversità, la parità deve essere qualcosa che riesce a valorizzare la diversità» – Cosa possiamo fare? Che le iniziative come queste si moltiplichino, quasi a creare imbarazzo nei confronti di coloro ai quali non viene in mente di inserire donne» – «Se si parla di inserimento di attività di welfare nelle aziende, come ad esempio un asilo, queste sia chiaro che sono proposte per favorire non solo le donne» – sottolinea – «ma entrambi i genitori». Conclude rivolgendosi agli studenti: «Deve essere valorizzato chi è bravo a prescindere che sia uomo o donna».

Federica Matteucci

Dopo vent’anni di esperienza, Federica Matteucci dal 2008 entra presso la Porto di Livorno 2000, direttore del personale fino al 2019 poi con il cambio societario e con l’ingresso del gruppo Moby, attualmente il ruolo è ricoperto dall’amministratore delegato. «Spesso ero l’unica donna ai tavoli di lavoro, è una situazione di disagio però piano piano le persone cominciano ad acquisire fiducia in te. Negli anni la situazione nella società è cambiata, ci sono più donne che ricoprono diverse funzioni, sono state assunte a tempo indeterminato, anche con ruoli tipicamente maschili come addette alla security in banchina» – poi rivolta agli studenti: «Continuate a credere nei vostri sogni e cercate di arrivare agli obiettivi che vi siete prefissi, con preparazione, conoscenza e umiltà si riesce a raggiungere gli obiettivi, e mi raccomando l’inglese è fondamentale».

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