Porti italiani negli ultimi anni: Tonnellaggio statico, avanza il ro-ro e cresce poco il container

Presentata a Livorno l'indagine ISFOT-CULMV Genova, dal titolo “Il lavoro nel porto: aperto e regolato”
Lavoro portuale

LIVORNO – L’analisi delle dinamiche dei porti italiani negli ultimi anni, dal 2005 al 2022, le maggiori trasformazioni nell’indagine ISFOT-CULMV Genova, dal titolo “Il lavoro nel porto: aperto e regolato”, presentata a Livorno dal responsabile Osservatorio Logistica e Trasporto merci di ISFOT, Andrea Appetecchia, presso il Palazzo Portuali, iniziativa organizzata dal Partito Democratico.

 

Indagine ISFOT-CULMV
L’evoluzione del traffico nei porti italiani, degli ultimi anni, rimanda ad una fotografia di staticità in cui il tonnellaggio complessivo del trasporto merci via mare non supera le 500 milioni di tonnellate “un traffico piuttosto stabile” – specifica Appetecchia – “una situazione statica dei nostri porti”.
Altro fattore rilevante è la sostanziale trasformazione dei traffici, nell’analisi dal 2015 al 2022, la crescita maggiore è per i ro-ro con un + 62% mentre lieve l’incremento dei container (+ 34%) traffico che esclude la movimentazione di transhipment del porto di Gioia Tauro (+20%).

Come si caratterizza il traffico ro-ro
“Questo segmento di traffico fa dell’Italia una banchina nel Mediterraneo” – spiega Appetecchia “perché i camion dei ro-ro vengono da molto lontano e vanno molto lontano”. La nostra riflessione è augurarsi che l’Italia non sia solo una banchina di transito dei molti mezzi rotabili del traffico ro-ro, che arrivano e ripartono.
Riflessioni a parte il dato in particolare mette in luce che in questo settore l’accelerazione rispetto alla media dei porti europei è più che tripla, dal 2015 al 2022, in cui l’Italia registra un +41% rispetto ai principali porti europei +12%.

Diminuisce la forza lavoro
Il tema dolente emerge dall’analisi del lavoro portuale: Perché se dal 1980 ad oggi, le tonnellate di merci movimentate dai porti italiani sono aumentate del 26% (+100 milioni di tonnellate) di contro i lavoratori sono diminuiti del 24% (-5330).
“Questo è un paradosso” – tiene a precisare l’esperto ISFOT, perché la diminuzione del lavoro portuale sarebbe spiegabile con un incremento del livello tecnologico che invece non è stata tale da giustificarla, al netto della re-distribuzione dei lavoratori operata dalla legge di riforma portuale 84 del 94.

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Il porto di Livorno
Stessa fotografia nel porto di Livorno dove, dal 2005 al 2022, i rotabili hanno avuto ampio margine di crescita (+64%) tanto che il porto si è aggiudicata la leadership nazionale in questo segmento di traffico, mentre per i contenitori l’asticella si è spostata di poco (+14%). Con una flessione importante dal 2019 al 2023 del numero degli addetti: dal 2019 al 2023 -6% che arriva al dato negativo del 7% nel caso degli operativi. La flessione maggiore registrata nelle imprese ex art. 16 (servizi -24% e operazioni -8%).
Inoltre l’analisi ha rilevato come nel corso degli anni la presenza dei lavoratori si è andata concentrando soprattutto nelle società terminalistiche, ex art.18, mentre l’organico in forza presso i pool di manodopera ex art. 17 sono andati in progressiva diminuendo, con conseguente marginalizzazione strutturale del lavoro a chiamata.

Il rapporto ha inoltre analizzato la crescita dei fatturati in relazione alla produttività:
Tra il 1996 e il 2009 il fatturato delle imprese portuali e logistiche è raddoppiato, mentre tra il 2017 e il 2022 è cresciuto del 65% Queste crescite hanno portato ad un aumento della produttività dei porti, che tra il 2009 e il 2022 è aumentata del 45%.
L’analisi ha rimarcato il mutamento radicale del rapporto merce movimentata/addetti operativi, presenti in porto, avvenuto senza una sostanziale trasformazione dell’attività lavorativa. Soprattutto da parte degli art. 17 viene lamentata un aumento dell’intensità di lavoro, la concentrazione dei flussi per singola e conseguente riduzione delle toccate medie, frammentate nei vari terminal del porto.

Tutti fattori che stanno impattando in maniera negativa sulle condizioni di salute (fisiche e mentali) dei lavoratori, con un incremento della percentuale di addetti totalmente o parzialmente inabili, soprattutto nella fascia over 50.
L’iniziativa è proseguita con il confronto degli operatori, due tavole rotonde, sull’impatto di queste trasformazioni sul lavoro portuale e i paradossi prodotti, con il confronto tra le compagnie portuali, il lavoro a chiamata dei vari porti italiani comprese quelle di Livorno, ma anche in merito alla riforma della portualità che il governo in carica intende realizzare.

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Sono intervenuti, tra gli altri, per il Comune, il sindaco Luca Salvetti, l’assessora al porto, Barbara Bonciani, Enzo Raugei membro direttivo Ancip, Antonio Benvenuti console CULMV Genova, Yari De Filicaia responsabile LegaCoop. I rappresentanti delle associazioni terminalistiche: Luca Becce presidente Assiterminal, Paolo Ferrandino presidente Fise Uniport,  per le AdSP: Mario Sommariva, presidente dell’AdSP del Mar Ligure Orientale, Luciano Guerrieri, presidente AdSP del Mar Tirreno Settentrionale, i deputati PD Valentina Ghio e Marco Simiani, il direttore editoriale di ShipMag, Franco Mariani, il delegato Confindustria territoriale, Nereo Marcucci. La tavola rotonda è stata moderata da Monica Bellandi, responsabile Porti Infrastrutture PD Territoriale.

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