Duci: I porti italiani ancora troppo dipendenti dal Mit e da Delrio

GENOVA- Dopo anni abbiamo un ottimo ministro, Graziano Delrio è fra i pochi ad avere avuto questa attenzione al settore. Però oggi il sistema dipende troppo dalla sua presenza. Da una parte perché non si è dispiegata del tutto la riforma e dall’altra perché le risorse date all’unica direzione dei trasporti che si occupa del mare non sono adeguata alla mole di lavoro. Oggi sfrutta le dotazioni del gabinetto di Delrio mentre servono risorse dirette e stabili che restino anche se cambia ministro”. Queste le affermazioni del presidente di Federagenti, Gian Enzo Duci in merito alla situazione dei trasporti marittimi in Italia, che ritiene il settore molto dipendente, nella sua gestione, dal ministero dei Trasporti e dal ministro Delrio. Secondo le affermazioni del presidente di Federagenti la Riforma portuale, ancora in corso d’opera, è stata una modernizzazione importante ma necessita una maggiore compiutezza, gli effetti di una regia nazionale del sistema portuale infatti sono presenti ma ancora non sufficienti per essere totalmente indipendenti dall’operato del ministro Delrio. Duci sottolinea come non siano ancora state completate le cariche delle AdSp, come del resto in molte Authority manchino ancora i principali organi necessari alla amministrazione degli enti e dei porti stessi: i Comitati di gestione, i Tavoli di partenariato e soprattutto ancora non è stato costituito il Tavolo nazionale di coordinamento delle AdSp, come previsto dalla riforma della legge 84/94, e una dote finanziaria adeguata dei dipartimenti ministeriali che si occupano di mare. 

Gli effetti positivi della riforma però non mancano, secondo il presidente di Federagenti, il porto di Trieste viene offerto come esempio di ottima gestione dove la Riforma portuale ha reso maggiormente conpetitivo lo scalo nei confronti dei porti del Nord Europa nei servizi per il Centro Europa. Duci ritiene il potenziamento delle linee ro-ro un’ottima notizia per le economie regionali. “Non deve preoccuparci – conclude – se ci mettiamo in condizioni di servire i traffici che i cinesi concentreranno al Pireo attraverso i nostri porti che sono comunque più vicini ai mercati di sbocco del centro Europa. Dal Pireo sarà più facile che arrivino feeder su Vado Ligure piuttosto che treni in Lombardia”.

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