Crociere a Venezia, i lavoratori del porto chiedono la ripartenza subito – FOTO

Venezia manifestazione
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‘Ripartire subito’ è la priorità dei lavoratori del porto crociere  di Venezia che stamattina sono scesi in acqua davanti a Punta della Dogana ‘per continuare ad essere l’home Port delle compagnie croceristiche‘.

Laura Colognesi

VENEZIA – Alle prese con ‘una crisi post-Covid disastrosa,  travolta a novembre da un:acqua alta eccezionale e senza navi da crociera da marzo, la comunità degli addetti portuali chiede alle istituzioni ‘soluzioni immediate (il passaggio delle Grandi Navi a Portò Marghera lasciando libero il Canal Grande), anche in vista della cassa integrazione – prevista dal Decreto Agosto – che finirà il 1` novembre. Nella più rosea delle prospettive, le navi da crociera torneranno a Venezia a metà aprile 2021’ sostiene il VTP Venezia Terminal Passeggeri.

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L’industria crocieristica vale il 3% del PIL nazionale, muove un fatturato di 45 miliardi annui e occupa nell’intera filiera oltre 900 mila addetti. A Venezia, secondo home port italiano dopo Civitavecchia, la crocieristica incide per il 20% nel PIL cittadino e genera un impatto economico di 400 milioni e una spesa diretta di passeggeri, equipaggio e navi di 155 milioni di euro, con una spesa pro capite di 426.000 al giorno.
Ad agosto il Ministero delle Infratrutture e dei Trasporti ha stanziato 900 miliomi per i porti italiani, di cui 26 milioni a Venezia e Chioggia per escavi ed interventi infrastrutturali al Molo Sali.
Nel frattempo però le compagnie da crociera hanno scelto Trieste (e Ravenna) almeno fino alla primavera 2021. Torneranno poi a Venezia?.
 
Portabagagli del porto, agenzie marittime, rimorchiatori, tassisti e gondolieri, commercianti, guide turistiche ed accompagnatori stamattina hanno ribadito ad una classe politica sorda ed indecisa su tutto che ‘il porto è vita’ e che ‘senza crociere il porto muore’.
‘Vogliono chiudere il porto?’ chiede provocatorio Alessandro Santi, Presidente della Venice Port Community. ‘Ci provino. I veneziani, quelli veri, sanno che il porto è la ragione d’essere della città. E ora l’arma vincente sarà la saldatura fra imprese e lavoro, con la quale i fautori della città-museo dovranno fare i conti’ conclude Santi.
 
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