Merlo (Federlogistica): Si, al Golden Power – Subito, Regolamento concessioni portuali

Luigi Merlo

Il presidente di Federlogistica, Luigi Merlo, chiede un Tavolo di confronto tra ministero e ART per l’immediato varo del Regolamento che uniforni le concessioni portuali.

ROMA – Luigi Merlo, presidente di Federlogistica in una nota intervenire sul tema del Golden Power sulle infrastrutture strategiche e sull’inclusione di gran parte delle infrastrutture di trasporto, in primis gli scali marittimi e i terminal.
«Il Golden Power cala il suo scudo protettivo sulle infrastrutture strategiche e quindi anche sui porti» – dice il presidente di Federlogistica – «edificando giustamente quella diga contro i tentativi in atto, di “colonizzazione” da parte della Cina. Ma senza una standardizzazione e quindi il varo di un regolamento che effettivamente uniformi le concessioni portuali, si potrebbe delineare un rischio di isolamento e quindi di emarginazione della portualità italiana che va tenuto in debita considerazione».

La durissima presa di posizione degli Stati Uniti contro la CCC (China Construction Company) – si legge nella nota di Federlogistica – posizione che ha altissime possibilità di trovare conferma anche con la nuova amministrazione, ma anche le preoccupazioni espresse dall’Unione Europea rispetto a una penetrazione cinese sempre più invasiva, non rimettono solo in discussione la “via della seta”, ma obbligano il sistema portuale a un ripensamento globale: il mancato completamento della riforma portuale rimasta monca in aspetti determinanti, proprio in questo momento e nella prospettiva del Golden Power (che certo ha nel mirino la Cina ma anche tutti i Paesi che attraverso Fondi sovrani sono convinti di poter sfruttare come veri raider la debolezza post Covid del sistema economico italiano) riaccende i riflettori sulle concessioni e sul mancato regolamento in materia atteso dal 1994.

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«Un ritardo» – conclude Luigi Merlo – «che ha condizionato e ritardato la capacità e il raggio di azione delle Autorità di Sistema Portuale, lasciando potenzialmente spazio a distorsioni e ai rischi connessi, da un lato con l’esuberanza commerciale della Cina, dall’altro con un sostanziale “close shop”, uno scenario in cui si sono verificati sostanzialmente scambi di fondi fra soggetti già presenti, ma non si sono costruite le condizioni per un reale sviluppo del settore».

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