Federagenti: Trasporti e logistica, il sistema-stato è la strategia vincente

ROMA– “Oggi si gioca in una situazione dei mercati che è talmente cambiata per cui ci troviamo difronte a SISTEMI STATO. Cosa cerca di fare il nostro paese?” Lo chiede Gian Enzo Duci, presidente Federagenti, a Roma, durante l’assemblea nazionale degli agenti marittimi.

Nel nuovo quadro della competizione mondiale del settore trasporti e logistica, l’Italia deve recuperare competitività del sistema-paese per essere presente sulla scena internazionale e per non essere fagocitata dalla dipendenza dagli operatori stranieri. Quali sono le strategie da mettere in atto per il nostro paese al fine di superare il gap?

Questa la premessa da cui muove l’assemblea, e anche il quesito di fondo a cui sono chiamati a rispondere i relatori: i rappresentanti delle confederazioni nazionali per Confindustria Livorno Massa Carrara, il presidente Alberto Ricci, per Confetra, il presidente Nereo Marcucci, per Confcommercio il vicepresidente Paolo Uggè e in rappresentanza del governo, Ivano Russo, dirigente del Gabinetto del ministero dei Trasporti.

Duci nella relazione introduttiva offre alla platea una vera e propria lezione di economia dei trasporti che tiene alto il livello dell’attenzione.

10 miliardi di deficit

Nel 2005 il nostro paese esportava quasi 15 miliardi di euro di servizi di trasporto e ne importava 21,5 miliardi. Nel 2015 le esportazioni e quindi la capacità degli operatori italiani di penetrare altri mercati è calata a 14,5 miliardi mentre le importazioni sono balzate a 24,3 miliardi. In Italia oggi il deficit tra import e export nei servizi di trasporto ammonta quindi a 10 miliardi, questo mangia 1/5 dell’industria nazionale. Di contro la Cina ha ridotto il proprio deficit trasportistico di 14 miliardi”.

E le cose rischiano di peggiorare rapidamente in un mercato dei trasporti container attraversato da fenomeni dirompenti; “Non esiste solo il trafico container nel nostro settore, infatti le navi porta container rappresentano solo il 20% delle navi totali, tuttavia negli anni recenti queste navi sono quelle che hanno condizionato la vita dei porti”.

Le tariffe dei trasporti

“In questi momenti stiamo regalando denaro all’industria perché le tariffe sono al di sotto di quanto sia realmente sostenibile. Il caso del fallimento Hanjin lo evidenzia”. A fronte di una stasi del commercio mondiale via mare (+2,1% nel 2015 rispetto all’anno precedente) le grandi aggregazioni e concentrazioni stanno rivelando il loro reale significato: in molti casi dietro a esse si celano decisioni dirigistiche di governi che cambiano radicalmente gli assetti concorrenziali del mercato. 

“La crisi dell’industria ha favorito tutte le fusioni che si concentrano nel settore dei gruppi armatoriali. Dal 1995 ad oggi il settore si è trasformato radicalmente e l’Italia è completamente fuori dal panorama internazionale. Perchè i gruppi sono più grandi come del resto le dimensioni delle navi. La crescita dimensionale delle navi ha inciso sulle infrastrutture portuali, oggi siamo di fronte ad un settore sempre più concentrato in cui le 4 macro alleanze coprono l’80% del mercato”.

Lo stato-sistema

Lo scenario internazionale ha spostato l’attenzione dai player agli stati, oggi il livello è superiore rispetto ad anni fa, non si parla di aziende ma di stati“. Il presidente di Federagenti, illustra alcuni casi di stati che sono intervenuti nei trasporti terrestri; Il caso della Svizzera e di Alptransit (la rivoluzione del ferro in Europa): Il corridoio Milano-Rotterdam, che sarà pronto a giorni, è stata la presa di posizione del governo svizzero che ha deciso di modificare lo scenario dei trasporti”.

La Cina “Il governo cinese ha deciso di creare una nuova -via della seta-, nel video di promozione commerciale del governo cinese per questa nuova -silk road- il governo dichiara che la strategia delle Cina nelle relazioni globali del trasporto delle merci sarà di muovere le merci via terra perchè ritengono che questo possa essere più veloce rispetto al trasporto via mare”,

L’effetto Trump: “In campagna elettorale Trump ha dichiarato di volersi spingere verso un protezionismo estremo dell’industria nazionale. Che effetti avrà?“, Si interroga il presidente di Federagenti, “non lo sa nessuno ma sicuramente saranno dirompenti“. 

l’Italia per far fronte a questi cambiamenti del mercato gobale e dei sistemi-stato, per essere presente a livello internazionale cosa deve fareL’agente marittimo si trova a rispondere, insieme agli armatori, in un contesto di mercato dove le decisioni non le prendono più le aziende, ma soggetti che hanno metri diversi. Unica salvezza che abbiamo è unirci in sistema con tutti quelli che in Italia fanno logistica”. A rafforzare l’affermazione passa una slide che raffigura tanti pesci piccoli che si muovono compatti, nella stessa direzione ed affrontano uno squalo. “Serve di trovare però un campione della logistica che sia l’elemento aggregatore che si sieda ai tavoli internazionali” Le confederazioni possono avere ruolo di aggregatore?

Su questo quesito si aperto il dibattito moderato da Bruno Dardani giornalista e massimo esperto del settore. Protagoniste le tre confederazioni chiamate a dialogare e collaborare fra loro, anche al di là delle divergenze esistenti. 

Per Alberto Ricci, presidente di Confindustria Livorno e Massa Carrara, “Confindustria è consapevole di essere chiamata ad avere questo ruolo di aggregatore. Il PIL del sistema Italia va ad arricchire quello di altri paesi e delle aziende-stato che riescono a influenzare le economie mondiali. Noi”, dice Ricci, “dobbiamo quindi creare il sistema per individuare il “campione”, “un soggetto che sia all’interno dello stato e che determini questi processi di Sistema-paese”

E’ d’accordo anche Nereo Marcucci, presidente di Confetra, che questa sia la via giusta: “Le grandi confederazioni potrebbero promuovere il rafforzamento nazionale“. Parlando della riforma portuale sottolinea l’importanza che ci sia un momento di contrattazione tra il governo e le confederazionie, “Le confederazioni devono essere chiamate in causa per dare necessariamente il proprio contributo. Il tavolo di partnariato della risorsa mare, potrebbe essere la sede per contrattazione per raggiungere gli obiettivi. Anche su come proseguire e ultimare la riforma portuale stessa”. Il messaggio di Marcucci è forte e chiaro: “Il lavoro dei ministeri dei Trasporti e dello Sviluppo economico deve essere sostenuto dalle Confederazioni”.

Ma non è dello stesso avviso Paolo Uggé vicepresidente di Confcommercio e presidente di Conftrasporto, che vede nel settore dei trasporti il ruolo di regia “privilegiare un sistema-impresa di autotrasporti da crescere come soggetto per creare un collegamento con le altre imprese e che questa figura possa creare un collegamento unico”. La collaborazione con le altre confederazioni? Uggè non ci sta e tuona “La collaborazione ha un senso se è vista come crescita di una figura nuova in grado di raggiungere tutte le questioni. Al governo il compito di fare da stimolatore perchè si possa fare il salto”.

Le conclusioni sono state tracciate da Ivano Russo, dirigente del Gabinetto del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Russo ha ricordato i provvedimenti già tradotti in legge relativi alla riforma portuale e all’adozione di misure strutturali per il rilancio e la semplificazione del comparto logistico e portuale invitando gli operatori a collaborare fattivamente, ha rimarcato come non esista un’ora X per l’applicazione della riforma portuale bensì un work in progress; ciò in un paese che sconta comunque gli effetti di aver creato un’offerta portuale a macchia di leopardo, ad esempio favorendo la dilatazione sconsiderata dell’offerta di terminal container.

Lucia Nappi

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