D’Agostino: “Trieste investe tutto sulla ferrovia”/INTERVISTA

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Il porto di Trieste ha messo la strategia intermodale della ferrovia come priorità rispetto alle altre tipologie di traffico. Un porto con caratteristica di polivalenza, dove il traffico container rappresenta uno degli elementi, ma non esaurisce tutte le potenzialità dello scalo, come il ro-ro proveniente dalla Turchia e il porto Franco. Tuttavia il grande investimento Trieste lo ha fatto sull’intermodale, lo dimostrano i numeri perché il 2016 si chiuderà con 7400 treni rispetto ai 5600 treni del 2015.

Corriere marittimo parla pertanto di ferrovia con Zeno D’Agostino 

Lo sviluppo della ferrovia a Trieste in cosa consiste?

A Trieste con la ferrovia stiamo lavorando su tutti gli elementi: sull’infrastruttura, sull’organizzazione della manovra ferroviaria che è stato l’elemento più importante di tutti. Abbiamo tolto la doppia manovra, abbiamo eliminato tutti i soggetti che facevano la manovra ferroviaria.

Oggi esiste un unico soggetto che fa la doppia manovra che è Adriafer, abbiamo preso una società che era in liquidazione e l’abbiamo portata ad essere sana, ed è passata da 26 ad 62 dipendenti e nel 2017 saranno 87 le persone a lavorarci”.

La così detta “doppia manovra“ si rende necessaria a Trieste quando gli addetti di Adriafer formano i treni e caricano i vagoni sul molo, però non potendo operare al di là dei varchi di accesso, interviene per completare l’operazione l’impresa riconosciuta come impresa ferroviaria. Il convoglio quindi passa a Serfer che è di proprietà di Trenitalia Cargo – Gruppo  FS.

Quale sarà la crescita a fine 2016?

Quando abbiamo ottimizzato la manovra sono cresciuti tantissimo i treni, tanto che quest’anno faremo più 30%, siamo il primo porto ferroviario d’Italia. Questo determina una domanda di nuova infrastruttura e con RFI abbiamo appena concluso una accordo per la nuova stazione di Campo Marzio, 50 mln di RFI e 20 mln dell’Autorità portuale con binari da 750 metri e completa automazione della stazione. Però ci terrei a dire che siamo partiti prima dall’elemento organizzativo, per arrivare all’infrastruttura”.

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