ROMA – “Contavo su una qualche forma di riflessione critica e di apertura considerando che le decisioni dell’ART (n.d.r. Autorità di Regolazione dei Trasporti) provocano contenziosi sin dal 2015 e che da allora l’Autorità ha perso con varie motivazioni tutti i ricorsi promossi da Confetra e dalle Associazioni del sistema confederale. La stessa Corte Costituzionale gli ha dato torto e come monito nell’ultima Sentenza il Tar Piemonte l’ha condannata anche al pagamento delle spese processuali “. Lo ha detto Nereo Marcucci presidente Confetra – Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica – in seguito alla presentazione del Quinto Rapporto Annuale al Parlamento fatta a Montecitorio dal presidente dell’ART Andrea Camanzi.
L’Autorità continua imperterrita contando sul patrocinio gratuito dell’Avvocatura di Stato, secondo il presidente di Confetra, con costi che gravano sulle imprese. “Nel diritto civile se le nostre Imprese intasassero i Tribunali con cause temerarie ne dovrebbero rispondere, l’Organo di controllo della spesa pubblica dovrebbe esprimere altrettanta severità su comportamenti omologhi che avvengono nell’ambito della giustizia amministrativa “.
L’ART si rivolgerà ancora una volta al Consiglio di Stato, da qui nasce il dissenso di Marcucci, a seguito della notizia ufficiale che contro la recente sentenza del TAR Piemonte che ha dato ragione a Confetra. Il motivo del contendere riguarda gli ingenti contributi – 19 milioni di euro all’anno – che l’ART pretenderebbe dalle imprese private di autotrasporto, spedizione e logistica che non sono servizi regolati. “Ancora una volta “ – dice Marcucci – “chiedo un chiaro intervento legislativo: negli altri Stati Membri non esistono Autorità simili a quella italiana e il ruolo di garanzia nell’accesso equo e non discriminatorio nei servizi ex monopoli pubblici viene svolto dai ministeri. In Italia si assiste a una sovrapposizione di ruoli e a duplicazioni di funzioni: il nuovo Parlamento dovrebbe disboscare quei ruoli e quelle duplicazioni e se si confermasse l’utilità dell’Autorità di Regolazione se ne dovrebbe rivedere la norma istitutiva caricandone i costi sulla fiscalità generale “.