Roma, “Il protrarsi dello stallo in cui verte Alitalia ci preoccupa non poco”, così dichiarano Filt-Cgil, Fit-Cisl, UilTrasporti e Ugl Trasporto aereo. Le trattative con le banche che stanno andando avanti a oltranza in questi giorni non si sono ancora conluse e l’obiettivo rimane la ricapitalizzazione necessaria per attivare le linee di credito.
Il consiglio di amministrazione di Alitalia riunito per la sopravvivenza della compagnia aerea, in analisi il nuovo piano industriale e l’ennesima ristrutturazione. “Il Cda, aperto da molti giorni e non ancora chiuso, non promette nulla di buono – dichiarano in un comunicato le organizzazioni sindacali dei trasporti – Apprendiamo da varie fonti, media e dichiarazioni più o meno ufficiali, che gli azionisti non riescono a convergere su una linea comune. Da parte nostra c’è forte preoccupazione per le migliaia di lavoratrici e lavoratori e per l’intero indotto, come se i sacrifici fatti dal ‘lavoro’ con tagli di personale e ai salari non fossero serviti a nulla. Chiediamo quanto prima un confronto, che da giorni viene rimandato, che coinvolga tutti gli attori dell’ormai stra-nota vertenza Alitalia. Sarebbe riduttivo catalogare la vertenza come un problema tra privati: per questo chiediamo un incontro con il Governo”.
Nel frattempo la situazione del vicepresidente di Alitalia, James Hogan, e numero uno di Etihad (socia di Alitalia al 49%) sembrerebbe precipitata. Ormai “ex” per entrambe le cariche, Hogan avrebbe infatti lasciato la carica di chief executive della compagnia aerea degli Emirati Arabi Uniti, Etihad, nella giornata di ieri. Non ricoprendo più questa carica, automaticamente decade anche il suo mandato di vicepresidente di Alitalia. La decisione sarebbe stata presa in considerazione di una serie di acquisizioni europee fallimentari volute dallo stesso Hogan. Etihad aveva acquisito nel 2011 il 29% di airberlin, poi nel 2013 l’acquisizione di Air Serbia e tre mesi dopo il 49% di Alitalia. Acquisizioni che hanno portato nei conti di Etihad perdite per 2,5 miliardi di euro, a questo si aggiunge il fatto che la stessa Etihad dovrà licenziare circa 1.500 persone. Un progetto di espansione, quello di Hogan, nel quale rientra anche Alitalia, che è fallito. Quindi se Etihad avrebbe dovuto essere l’ancora di salvezza di Alitalia e, come affermava l’ad della compagnia di bandiera degli Emirati, James Hogan ai tempi dell’acquisizione: “Alitalia sarà la compagnia più sexy d’Europa“, oggi Alitalia ha perso tutto il suo sex appeal e Etihad è l’azionista che non ha mantenuto le promesse.