Sta andando alla deriva la petroliera iraniana Sanchi che il 6 gennaio è rimasta coinvolta nella collisione, avvenuta al largo della costa orientale della Cina, con la nave CF Crystal di Hong Kong. Secondo le informazioni che fornisce il ministero dei trasporti cinese, la petroliera si trova adesso in acque giapponesi a circa 65 miglia nautiche a sud dal punto della collisione, a causa forti venti che l’hanno spinta lontano dalla costa cinese.
Le ricerchee dei superstiti
Al momento rimangono dispersi i 31 marinai dei 32 membri dell’equipaggio della nave, l’unico corpo recuperato è stato inviato alle autorità per il riconoscimento. Il ministero cinese fa sapere che fino a questo momento le ricerche sono avvenute con le squadre di soccorso, scandagliando un’area di ricerca di oltre 1.000 miglia, tuttavia i gas velenosi emessi dalla nave divorata dalle fiamme insieme alle intemperie ostacolano le operazioni di ricerca dei superstiti. Inoltre le esplosione interne alla nave avvenute l’11 gennaio hanno allontanato le 14 navi di salvataggio che perlustravano l’area circostante per la ricerca dell’equipaggio superstite. Secondo il portavoce della compagnia armatoriale proprietaria della Sanchi, la National Iranian Tanker Company (NITC), dal momento che la sala macchine della nave non è direttamente colpita dal fuoco e si trova a circa 14 metri sott’acqua, c’è ancora speranza che l’equipaggio abbia trovato riparo in questa parte.
Rischio affondamento e danno ambientale
La nave al momento dell’impatto viaggiava a pieno carico di greggio, pertanto si teme fortemente che a causa dei danni subiti dallo scafo, aggravati dalle esplosioni interne e dall’incendio, la nave possa affondare causando un grave danno ambientale.