Transizione energetica, Salvini: «Il tagliando europeo al 2026» – De Ruvo: «Sia fatto prima»

Transizione energetica e revisione delle politiche europee - Confronto tra politica nazionale e cluster.
Matteo salvini
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ROMA – La politica della transizione energetica di Bruxelles al centro del dibattito nazionale tra politica, imprese, istituzioni ed esperti, cluster. Tema focale, più degli altri, per l’urgenza da cui è caratterizzato è quello dell’applicazione della direttiva ETS.

Il ministro Salvini (MIT) dall’assemblea pubblica di Confetra (Confederazione generale italiana dei Trasporti e della Logistica) parlando di transizione energetica in relazione ai rapporti del governo con Bruxelles, ha prospettato: «l’Europa dovrebbe fare il tagliando sulle politiche ideologiche green nel 2026» – perché – «il rinnovo del Parlamento europeo, previsto nel giugno del prossimo anno, può portare al cambiamento della maggioranza integralista a guida socialisti-verdi».

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«Il 75% degli investimenti del MIT» – ha spiegato il ministro – «hanno una in chiave di sostenibilità ma in maniera temporalmente sostenibile» il riferimento è al porto di Gioia Tauro e la direttiva ETS, che «se applicata tout court, significa costringere gli armatori a spostarsi sui porti nord africani».
Il ministro ha rassicurato annunciando di essere al lavoro per un dossier su questi temi che presenterà in occasione del G7 in Italia,  incontri di pertinenza al MIT che si svolgeranno ad aprile 2024 a Milano: «Noi faremo di tutto, come governo e come movimento politico, per arrivare pronti al 2026, siamo già presenti nelle stanze dove si decide, soprattutto a livello tecnico».

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Ma i tempi della politica non coincidono con quelli delle imprese. Lo dicono chiaramente gli operatori, le imprese i rappresentanti del claster, gli esperti. Un “tagliando” delle politiche ambientali europee al 2026 è un tempo troppo dilatato. Corriere marittimo ha raccolto alcune testimonianze:

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Confetra

Secondo il presidente di Confetra, Carlo De Ruvo: «Dovrebbe avvenire anche prima, aggiornare costantemente questa visione e poi cercare di non avere un atteggiamento ideologico e una giusta attenzione all’ambito europeo. Questo va considerato ma si devono condurre delle battaglie per le proprie posizioni, per difendere le nostre filiere e i nostri interessi, cercando di affermarli nel contesto europeo. Come hanno fatto i francesi con il nucleare e come noi abbiamo fatto con i low carburanti».

SRM

«Al 2026  auspico che si faccia una punto su quali investimenti del PNRR sono andati e quali non sono andati» – ha detto Alessandro Panaro, responsabile del dipartimento Maritime & Energy di SRM – «si prenda coscienza delle  misure immediatamente progettabili e immediatamente esecutive altrimenti continuiamo a stratificare questa politica di transizione e sostenibilità negli anni, ma non l’attuiamo mai. Se deve esse sostenibilità che lo sia, nel caso per esempio delle auto elettriche la mancanza delle colonnine, venga risolta altrimenti si dia un’alternativa oppure un tempo di transizione più lungo nello strumento altrimenti non riusciamo a uscire da questa palude in cui ci siamo impantanati».

Spedimar

Giovanni Tognotti, presidente degli spedizionieri di Livorno (Spedimar) ha messo in guardia sull’impatto di una «transizione energetica affrettata, compiuta senza rispettare le tempistiche di investimento delle imprese».
Sulla direttiva ETS il presidente di Spedimar ha avvertito: «Attenzione una nave che va a Gioia Tauro potrebbe cambiare e andare in Nord Africa. Per fare una transizione energetica navale ci possono volere 25 anni ed oltre, quasi tutte le navi degli armatori nazionali sono ancora a carburanti fossili. In termini di transizione energetica al momento in porto si vedono navi predisposta per la fornitura di energia elettrica alimentate da terra, quando sono all’ormeggio».

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