Rixi, VTE Genova: Secondo binario ferroviario, “un candelotto a miccia corta all’ultimo che arriva”

Il grido d’allarme di Gilberto Danesi, a.d. Terminal VTE Genova: “Come terminalista straniero siamo perplessi, temiamo che l’investimento pubblico non riesca a seguire quello dei privati” –  Vice ministro Rixi: “Per anni abbiamo illuso gli investitori privati di dare loro delle risposte”.

di Lucia Nappi

A Livorno parlando di porti, infrastrutture ferroviarie ed economia del paese è intervenuto il vice ministro al Mit, Edoardo Rixi, durante il convegno promosso da Federmanager dal titolo “Un progetto di collaborazione fra Adsp del Mar Tirreno e Ligure”. Si allunga l’arco geografico che raccoglie i sistemi portuali e che vede uniti nella volontà di collaborare e, non competere, i porti laziali, toscani e liguri: partendo da Civitavecchia salendo fino a Piombino, Livorno e le sue isole, procedendo per Marina di Carrara e La Spezia, fino a Genova e Savona. A rappresentare le istituzioni portuali intervengono i rispettivi presidenti: per il lazio Francesco Maria Di Maio, Stefano Corsini porto ospitante, Carla Roncallo per il sistema Marina di Carrara e La Spezia.

Tra gli argomenti trattati dal vice ministro la necessità di fare sistema per affrontare con forza l’interesse degli investitori esteri, la Cina prima di tutti, che impone una potenziale “sfida in cui si può guadagnare ma anche in cui si può perdere”, avverte il viceministro, guai a svendere il nostro patrimonio infrastrutturale, quindi attenzione all’acquisizione parziale o totale dei porti tricolore da parte dei cinesi ma, soprattutto, attenzione a perdere il controllo della “catena Logistica che deve essere indirizzata da noi” e quindi non gestita dagli stranieri. Ormai è chiaro che il modello da evitare è quello del porto greco de il Pireo, oggi principale porta di accesso delle merci cinesi in Europa.
Altro “pericolo da scongiurare” è rappresentato dalle grandi alleanze globali dello shipping, “i pochi armatori proprietari di molti  terminal che si possono permettere di tenere fermo un porto, per agevolarne un altro”, seguendo quindi una propria strategia commerciale che può mandare in crisi i territori e le città da cui dipendono le economie dei porti bloccati.

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Inizia il dibattito su tutto il calderone degli argomenti scottanti che in questo momento infiammano il nostro paese, Grandi opere bloccate, Infrastrutture ferroviarie, Tav, Terzo Valico, chiediamo a Rixi:
Invece nei confronti degli gli stranieri che sono già in Italia, quali strategie?
La domanda ci è stata offerta dal breve scambio con Gilberto Danesi, amministratore delegato di VTE Genova, alcuni giorni fa a margine del Forum di Pietrarsa sul tema delle infrastrutture ferroviarie. Danesi sollecitato sul tema grandi opere, bandi fermi, analisi Costi-Benefici in fase di conclusione, in particolare su Terzo Valico e Tav, commentava: ”E’ un momento di stasi in cui si aspetta che succeda qualcosa, come terminalista straniero che investe in Italia siamo perplessi, temiamo che l’investimento pubblico non riesca a seguire quello dei privati” – l’infrastruttura è il primo terminal portuale italiano e dal 1998 è entrato a far parte del colosso del terminalismo marittimo Port Authority di Singapore, PSA – “Oggi il nostro terminal” concludeva Danesi – “paga pesantemente questa situazione in termini economici, non avendo opportunità di sviluppare il lavoro e rimanendo fermi”.

Per anni abbiamo illuso gli investitori privati di dare loro delle risposte” – risponde Rixi alla sollecitazione– “L’esempio lampante è proprio il terminal di Voltri VTE dove si aspetta il secondo binario da illo tempore. Si tratta del secondo binario ferroviario per l’accesso al terminal container. L’opera approvata dal Cipe nel 2006, dovrebbe permettere al terminal l’aumento dei traffici ferroviari del 30% ma, per la quale in realtà la proprietà estera ha aspettato troppo a lungo, seguendo un iter abbastanza complesso fatto di promesse e colpi di scena.
Spiega il vice ministro: “è un investimento per il quale quando sono andato in Regione non c’era neanche la progettazione, con le ferrovie stiamo adesso cercando di recuperare, nonostante ci sia stato un problema su un appalto”. Un esempio di come lasciare il candelotto a miccia corta all’ultimo che arriva” – sbotta- “esempio di pressapochismo sulle linee logistiche sulle quali il nostro paese da tempo si muove”. Le opere vanno affrontate non in maniera singola, se l’Italia avesse avuto una visione globale di sistema, “avrebbe completato un corridoio Ten-T alla volta e, non favrebbe fatto pezzi di 4 corridoi senza completarne neppure uno”.

La discussione quindi entra nel dettaglio e il vice ministro inizia a spiegare una ad una le questioni che sul versante della logistica fanno impantanare l’Italia in progettazioni che, a distanza di venta’anni, sono decollate solo parzialmente o non lo sono per niente. 
Terzo Valico
A volte ci siamo venduti le cose che non c’erano: il Terzo Valico iniziato nel ‘92, avrebbe dovuto essere terminato per il 2023, invece la linea Tortona-Milano dovrebbe essere completata nel 2026/2028.
Il raddoppio della linea ferroviaria Genova-Ventimiglia traffico merci:
“Poteva essere pronta da cinque anni, se non fosse stata solo parzialmente finanziata”, i lavori mancanti per il completamento dell’opera saranno di fatto inseriti dal ministero dei Trasporti nella rete dei principali assi ferroviari europei del cosiddetto Ten-T network. Questo è un obiettivo su cui il governo vuole accelerare il completamento dei lavori al fine di favorire il transito delle merci sull’asse tra Francia e Italia.
Analisi costi benefici – Tav Torino Lione
“Ho chiesto che l’analisi costi-benefici non blocchi nessuna opera”. Nel caso della TAV il vice ministro si dice d’accordo sull’utilità dell’opera. Tempi: impossibile prima del 2030 – Costi: è necessario ridisegnarne la linea, tale da “risparmiare quasi 2 miliardi di euro che possono essere investiti su altri valichi realizzabili prima del 2030, un potenziamento almeno dei corridoi Ten-T che passano nel nostro paese””.
Ponte di Genova
Se noi in un anno/ un anno e mezzo non riusciamo a dare un’immagine credibile al nostro paese realizzando il ponte di Genova, il sentiment che avranno all’estero riguardo  a noi, sarà tendenzialmente negativo”.

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