Tra gli effetti innescati dalla crisi geopolitica russo-ucraina è la guerra economica combattuta attraverso sanzioni e speculazioni finanziarie. Il settore energetico è sicuramente tra i settori che maggiormente hanno risentito pesantemente del conflitto e, a livello finanziario globale sicuramente è al centro di rappresaglie e condotte finanziarie di molti generi.
In risposta all’invasione russa in Ucraina, sono state imposte pesanti sanzioni economiche. Tra le organizzazioni più importanti colpite ci sono Sverbank e VTB, due delle maggiori istituzioni finanziarie russe, Sovcomflot, la più grande compagnia di navigazione marittima e merci della Russia, e il Russian Maritime Register of Shipping. In aggiunta a queste complessità, sia gli Stati Uniti che il Regno Unito hanno annunciato nuovi divieti sulle importazioni di petrolio, gas ed energia dalla Russia. Le sanzioni colpiscono non solo le navi, le società e le persone elencate, ma anche ogni altro ente collegato da complessi legami di proprietà e potenzialmente il carico delle navi.
Nell’ambito delle energie, il mercato del gas naturale è balzato al centro di tensioni finanziarie, fino ad oggi il gas naturale è stato considerato nei confronti di una transizione energetica più sostenibile, una valida se non la migliore, delle soluzioni immediate nel panorama di tutte le energie fossili in uso. Pertanto su questa soluzione energetica molta parte delle aziende hanno investito in termini di ricerca, nuovi prodotti e infrastrutture.
Come effetto dei mercati finanziari una notizia, riguardante le navi alimentate a GNL, fa riflettere ed è esemplificativa. Infatti proprio perchè su nave si muove il 90% delle merci globali, lo shipping è tra tutti i settori economici il primo a manifestarne andamenti e riflessi.
La notizia riguarda l’Autorità Portuale del Canale di Suez che ha annunciato l’abolizione della riduzione sui diritti di transito attraverso il Canale alle navi alimentate a GNL, una facilitazione economica che vedeva il 25% di riduzione assegnata a queste navi dal 2015, che era stata già ridotta nei mesi scorsi, a novembre 2021, al 15%.