Strade separate per i terminalisti portuali – Becce (Assiterminal) guarda a una Federazione generale

Luca Becce
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ROMA – Si è riunita l’Assemblea di Assiterminal, associazione delle imprese terminalistiche nazionali, durante la quale è stata riconfermata la presidenza di Luca Becce, dirigente di PSA Genova Pra’, e presidente del Consiglio di amministrazione di TDT Livorno.
Assemblea con cadenza biennale, dalla quale la categoria è uscita ufficialmente divisa. Una diaspora di cui il presidente Becce e il vertice di Assiterminal delineano modalità e confini, nel corso della conferenza stampa,  svolta (in modalità mista) dopo la riunione.

Assiterminal

DUE PUNTI DI VISTA

“Abbiamo provato a tenere insieme tutto, purtroppo non è stato possibile” -spiega Becce – “una parte di questi terminal, che avevano dato la loro adesione al dott. Pasquale Legora De Feo, hanno deciso di uscire iniziando una transizione verso Confcommercio che rappresenta i servizi”.

Una frattura sostanziale nata “dalla diversità di valutazione dell’impresa terminalistica portuale” – spiega – “Nel 2019 la candidatura alla presidenza di Assiterminal di Pasquale Legora De Feo in rappresentanza del gruppo di terminal controllati dalla compagnia MSC, con un programma alternativo sostenendo l’identità di servizi dell’impresa terminalistica portuale “asservita ad una catena logistica che vedeva nell’armatore il dominus”.

Noi ci consideriamo un’impresa” – specifica il numero uno di Assiterminal – “Partendo dal postulato che l’impresa portuale e il porto con le connessioni e i mercati decidono la destinazione delle merci, non sono gli armatori che portano le merci, dove queste vogliono andare, su una base di economicità e vicinanza ai mercati” – “La merce ha delle economie di scala, non producibili con nessun tipo di operazione da parte di un solo attore del sistema logistico”.

Dalla divisione l’idea di una Federazione:
“Assiterminal esce indenne dalla diaspora” “abbiamo addirittura più associati di prima. Siamo una piccola categoria ma decisiva per le sorti del Paese” – non manca un affondo alla politica – “nessuno sembra averlo capito”. L’associazione rimane la maggiore in rappresentanza di oltre il 70% delle imprese terminalistiche portuali nazionali.

Quindi una categoria piccola, ma fondamentale per l’economia del Paese, che se frammentata corre il rischio di non far sentire la propria voce. Da qui l’idea di una Federazione generale dei terminal operator – “una struttura permanente di rappresentanza della categoria” – sui molti temi comuni: il lavoro, le concessioni, la sicurezza – e con l’obiettivo di “fare forza perché altrimenti non otteniamo i risultati”
“Non importa che Uniport abbia cambiato la propria natura rappresentando oggi le imprese di servizi e i terminal controllati da MSC”.

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Le imprese uscite da Assiterminal sono infatti transitate in Uniport, associazione federata alla FISE in fase di adesione a Confcommercio. Uniport, fondamentalmente, rappresentava gli articoli 16, quindi imprese terminalistiche senza concessione.

A passare sotto Uniport sono, pertanto, i terminal controllati dalla compagnia MSC: Med Center Gioia Tauro, Lorenzini Livorno, GNV Genova, Messina Genova, Stazioni Marittime Genova, Conateco Napoli, Trieste Terminal, Tiv Venezia.

LINEE PROGRAMMTICHE

Tra le ipotesi programmatiche enunciate in prima fila l’azione di pressing nei confronti delle istituzioni per una politica di sistema nel governo della portualità italiana. Su temi decisivi come quello dei collegamenti e delle connessioni portuali.
Qui un accenno alla nuova Diga foranea di Genova: “l’opera sarà inutile se non la si affronta insieme allo sviluppo delle connessioni ferroviarie del bacino di Sampierdarena – Siamo di fronte ad un collo d’imbuto, dobbiamo accelerale la connessione”.

Concessioni:
Sulle concessioni la voce dell’associazione è ormai chiara da anni: “Non c’è una regolamento nazionale, abbiamo regolamenti che si differenziano da porto a porto, inammissibile in un settore strategico nazionale come quello portuale”. “Ci vorrebbe una regola univoca, magari sulla tipologia di merce o di porto” – interviene il vice presidente Vito Totorizzo.

Tema del lavoro portuale
Sui temi fondamentali come quello del lavoro “Assiterminal siede con Uniport al Tavolo collettivo del lavoro, dal 2000, il punto di vista è quindi lo stesso” – Becce specifica che le posizioni dei singoli, in riferimento a Legora De Feo, non fanno il punto di vista dell’associazione – si riferisce all’ipotesi di “una fine della riserva del lavoro portuale” una deregulation nella fornitura di lavoro e di manodopera. Sull’argomento il punto di vista del presidente di Assiterminal è stato espresso con chiarezza anche non senza scontri: “un impianto normativo nato nel 1994, che oggi deve essere riconsiderato e valutato alla luce dei risultati che ha prodotto” – ”una revisione aperta e non ideologica, da entrambe le parti, andrebbe fatta”.

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GLI ELEMENTI DEL CONFLITTO

Becce, su espressa richiesta, mette in fila gli elementi di conflitto che hanno portato alla rottura in seno alla categoria, specchio dello scontro giocato sulle banchine e sulla logistica terrestre a livello oltre che nazionale, globale.

Sulla logistica terrestre Assiterminal si è schierata con le associazioni della supply chain europea contro l’esenzione dalla normativa antitrust per le shipping line, sull’esenzione dell’antitrust:   “accettiamo la concorrenza ma a parità di condizioni” – commenta – “sarebbe come combattere contro il bazuka con la fionda”.
Il divieto di doppia concessione nello stesso porto stabilito dall’art. 18, comma 7. Il problema era fortemente emerso con la questione dell’ingresso societario di PSA in Gip per il terminal di Calata Bettolo a Genova, come scontro tra Gip-Psa e MSC.

Elementi di uno scontro globale in atto tra armatori da un lato e terminalisti e operatori della logistica dall’altro. “E’ chiaro che ognuno gioca la propria partita per condizionare il mercato” – ma – “La merci scelgono il territorio, a prescindere dalla proprietà dei terminal, le imprese devono essere radicate sul territorio per recepire merce che deve essere inoltrata. Su questo gli armatori hanno posizioni diverse, esempio è il caso di Maersk che gestisce i terminal con una cultura di tipo industriale e non di servizi.

Ivano RussoRUSSO, CONFETRA: “PORTI E LOGISTICA, GAMBE E BRACCIA DEGLI INTERESSI NAZIONALI NEL MONDO”

Dal direttore di Confetra, Ivano Russo, un richiamo a tenere alta la visione sulle tematiche portuali e logistiche che “riguardano il Paese nella tutela e rafforzamento dell’interesse economico nazionale” – ” La logistica si fa su scala quasi governativa, pubblicistica, perché le imprese logistiche sono gambe e braccia della tutela degli interessi nazionali nel mondo”  – Un problema ormai vecchio di decenni .

“L’Italia unico paese del G8 a non avere un campione nella supply chain” – dove “il gap logistico è appiattito sul gap infrastrutturale, come se tutto il problema della logistica italiana fosse il cemento”. –  “l’Italia si trova nuda, perchè se non hai un’industria logistica che sorregge l’industria manifatturiera sei ai margini del mondo, come temo l’Italia sia già finita. E Il Paese  non ha contezza di questo”.

Lucia Nappi

 

PSA Italy

Confindustria Toscana Costa

Assoporti 50anni

 

Agenzia Aldo Spadoni

MSC

AdSP Livorno

Toremar