Panaro: “ZES, Driver dello sviluppo saranno i porti” /Propeller

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di Giovanni Grande
 
NAPOLI – Con circa un miliardo di finanziamenti a disposizione la realizzazione delle ZES nei porti del Sud Italia dipenderà più dalla “capacità di fare” che dalle risorse messe sul tavolo.
 
“Già due aziende, una russa e una cinese, hanno mostrato un interesse concreto al riguardo ma bisogna fare presto – spiega il presidente dell’AdSP del Mare Tirreno Centrale, Pietro Spirito – su questa sfida ci giochiamo la faccia del Mezzogiorno”.
 
In attesa dei decreti attuativi, intanto, si lavora alacremente al piano strategico previsto dalla legge: “entro dicembre pensiamo di definire il modello di governance e, burocrazia permettendo, a gennaio dovremmo partire”.

La corsa per la realizzazione della prima “free zone” in Italia è ormai in vista del traguardo.
Tutto il sistema della Campania è chiamato ad uno sforzo di supporto per la finalizzazione di un percorso iniziato nel 2016 e che potrebbe chiudersi in tempi record rispetto agli standard nazionali.
 
Una previsione confermata anche dal convegno “Economia del Mare opportunità di sviluppo del territorio: Zone Economiche Speciali”, organizzato dai Propeller club di Napoli e Salerno presso la sezione partenopea della Lega Navale.

“Se la logistica è il motore della ripresa per il Sud Italia, come messo in evidenza anche dal recente rapporto Svimez, la ZES è lo strumento ideale per raggiungere l’obiettivo”, ha sottolineato il past president del Propeller di Napoli, Avv. Bruno Castaldi, illustrando l’iter burocratico e le previsioni legislative, nazionali ed europee, che delimitano gli ambiti dell’iniziativa.
Vincoli su finalità e strumenti operativi (dall’individuazione di aree depresse ai regimi fiscali fino alle norme sugli aiuti di stato) che dovrebbero scongiurare “uno sviluppo unidirezionale delle zone interessate, alimentando invece la crescita complessiva dell’attività manifatturiera e una riduzione del divario tra il mezzogiorno e le regioni più sviluppate del Paese”.

Un indirizzo preciso sulle “modalità d’uso” delle “free zone” che Alessandro Panaro, responsabile ufficio maritime and mediterranean economy di SRM, ha analizzato alla luce delle esperienze di Tangermed, Suez e della Polonia.
 Se nei primi due casi emerge l’importanza del nesso tra ZES e aree portuali, con gli scali che diventano i veri catalizzatori per gli investimenti esteri, l’esempio polacco offre interessanti indicazioni di governance.
 
“Una società indipendente è chiamata a gestire direttamente le 14 aree istituite che utilizzano direttamente, e con intensità variabili, gli aiuti europei”. Un modello vincente di cui dovranno tener conto anche i futuri piani di sviluppo strategico delle ZES.
 
Per Panaro, infatti, è su questo tema che si giocherà il futuro delle “free zone” tricolori: “delineando in modo preciso i settori da incentivare, le tipologie di imprese da insediare, la loro grandezza”.
Senza prescindere da un elemento: “sarà il porto di riferimento il vero driver dello sviluppo”.

“Tra i nostri obiettivi principali – ha sottolineato Spirito – ci sarà anche la mobilitazione delle imprese già presenti sul territorio: gli investimenti esteri serviranno ad attivare una filiera campana incentrata sul binomio logistica-industria 4.0”.
Per questo si sta lavorando in anticipo sulle scadenze. “In attesa dei tre decreti attuativi abbiamo intenzione di mettere in campo una struttura operativa più articolata per essere pronti al massimo entro gennaio mentre a breve sarà ufficializzato un accordo con il Banco di Napoli per il supporto finanziario delle imprese interessate ad insediarsi nella ZES”.
 
Tre i requisiti che saranno richiesti alle aziende: durata degli investimenti, occupazione, attività export-oriented. Secondo un piano che tenendo conto della necessaria flessibilità contemplerà “scelte chiare, con vocazioni prioritarie”.
 
È il caso, ad esempio, dell’agro nocerino sarnese, “area specializzata nella produzione alimentare su cui si lavorerà per la creazione di una piattaforma logistica efficiente su base unitaria”.

Nessuna preoccupazione circa le risorse. “Il ministro De Vincenti – assicura Spirito – è pronto a scongelare circa un miliardo di fondi europei cui potremo aggiungere ulteriori 300 milioni di fondi regionali. Starà alla nostra capacità di fare riuscire a conquistarli”.  
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