Intervengono i presidenti delle AdSP: Stefano Corsini (Livorno) e Mario Mega (porti dello Stretto) su semplificazione iter e accorciamento tempistica per la realizzazione delle opere pubbliche nei porti.
LIVORNO – «Una norma chiara che dia la possibilità a chi gestisce i porti per conto dello Stato di realizzare le opere necessarie per la loro operatività» Questa la richiesta al ministero delle Infrastrutture mossa da Assoporti, per voce del presidente Daniele Rossi, a fine gennaio scorso. Una richiesta urgente quindi di semplificazione dell’iter di realizzazione delle opere pubbliche, appello a cui ha fatto seguito anche il presidente dell’AdSP del Mar Tirreno Settentrionale, Stefano Corsini, durante il primo incontro di Comitato Tecnico Scientifico di Coast, riunitosi a Bologna presso la Regione Emilia Romagna.
«La lunghezza dei tempi autorizzativi e la parcellizzazione delle competenze in materia pianificatoria e urbanistica» – ha specificato Corsini- «sono oggi fonte di significativi ritardi in un settore dove l’intervento dell’Autorità di Sistema Portuale dovrebbe essere necessariamente tempestivo. È fondamentale che le competenze in ambito del demanio marittimo facciano capo a un unico soggetto». Questo uno degli argomenti emersi al tavolo di confronto pubblico-privato.
Corsini sull’argomento, ha chiesto una suddivisione chiara delle competenze tra le varie amministrazioni: «Le interrelazioni a volte confuse tra gli enti pubblici danno luogo a numerose problematiche di natura teorica ma anche di carattere applicativo che richiedono tempi lunghissimi per essere risolte, sempre che si riesca ad arrivare ad una soluzione condivisa, tanto da rendere spesso le iniziative intraprese dall’Ente del tutto inattuali. E ciò vale sia per le procedure edilizie in ambito portuale che per i Piani Regolatori di Sistema e le varianti».
Mario Mega, presidente dell’AdSP dello Stretto sull’argomento ha specificato: «È il caso di cominciare a fare il punto della situazione – ha detto – le Autorità di Sistema hanno evidenti difficoltà ad applicare le leggi, leggi che sono oggi delle vere e proprie scatole cinesi. Quando si tratta di realizzare le infrastrutture, gli enti di governance si trovano spesso come in un gioco dell’oca, sempre al punto di partenza».