Logistica, da La Spezia l’appello: “Il mercato decide, ma le regole sono fondamentali”

La Spezia

“La Spezia e il suo porto” confronto tra gli operatori della supply chain – armatori, spedizionieri, terminalisti, agenti marittimi, doganalisti, operatori logistici in genere, sui temi introdotti dalla globalizzazione, traffici e dei nuovi modelli.

Lucia Nappi

LA SPEZIA – Un confronto sui temi dei grandi cambiamenti in atto nel settore logistico e portuale che ha visto protagonista “La Spezia e il suo porto nello scenario globale del Terzo Millennio” – convegno a cui hanno partecipato gli operatori della catena logistica, portuale e armatoriale, locali e nazionali le istituzioni, i politici. Promosso da Confindustria in collaborazione con le Associazioni degli Spedizionieri e degli Agenti Marittimi della Spezia, insieme alla Associazione nazionale degli Spedizionieri Doganali (A.SPE.DO).

La riflessione sui grandi cambiamenti lanciata dalla Spezia: “perchè è un porto nazionale non solo importante ma anche da decenni all’avanguardia, che vuole esprimere il suo punto di vista” – ha spiegato il presidente di Confindustria La Spezia, Mario Gerini, nei saluti iniziali – “E’ questa un’occasione per parlare di porti e logistica, approfondire un possibile scenario futuro nel contesto post pandemico e alla luce del conflitto in corso in Ucraina che già oggi ha compromesso buona parte delle relazioni economiche ed internazionali”.

L’incontro si è aperto con una “lezione” di Paolo Magri professore in Relazioni Internazionali Università Bocconi e vice presidente esecutivo e direttore ISPI, sull’attuale situazione politica e sui riflessi economici della guerra in Ucraina. La giornalista Veronica Gentili, approdata dal mondo televisivo della politica, a quello dei porti e dello shipping, ha moderato le tre tavole rotonde, di cui ha tirato le conclusioni l’ammiraglio Giovanni Pettorino, consulente del ministro Giovannini in qualità di “esperto per la portualità per la Conferenza Nazionale di Coordinamento delle Adsp”. 

Nella prima Tavola rotonda si è parlato di “Globalizzazione, cambiamento del mercato economico finanziario e riorganizzazione dei modelli. Catene di approvvigionamento, risposte locali e internazionali“.

Spedizionieri

Il presidente degli spedizionieri di La Spezia, Andrea Fontana, ha aperto la discussione sottolineando il ruolo strategico della logistica nell’economia nazionale, servizio essenziale riconosciuto tale in seguito alla pandemia. Fontana, fa riferimento al gap logistico nazionale (70%) “un tessuto il nostro di piccole e medie imprese, che delega all’ex works l’attività logistica” – indicando tuttavia un’auspicabile inversione di rotta – “un nuovo impulso delle nostre imprese verso un modello ambientalmente sostenibile” e “una crescita del processo di integrazione orizzontale dove le imprese italiane iniziano a proporsi come partner per gli esportatori” – per la resa della merce door to door.

La discussione vira, inevitabilmente, sull’aumento esponenziale dei noli marittimi, dice Fontana: ha portato benefici soprattutto alle compagnie di navigazione che stanno incamerando profitti enormi, nel 2021 le prime dieci compagnie mondiali hanno fatto utili per 161 miliardi di dollari. Non consideriamo gli armatori come avversari” – tiene a specificare il presidente degli spedizionieri – “ma ci sono segnali di integrazione verticale che finirà per togliere quote di mercato agli operatori tradizionali della supply chain. Porti e città rischiano di diventare solo luogo di transito delle merci. Un pericolo, perchè, toglierà anche efficenza a tutto il sistema portuale. In un mondo sempre più complesso la specializzazione è la carta vincente, La Spezia si propone come modello di porto che ha nella collaborazione tra pubblico e privato la sua caratteristica distintiva, qui si sperimentano le procedure all’avanguardia di smart terminal e prossimamente il SUDOCO”.

Armatori, Confitarma

In merito alle supply chain e integrazione verticale, interviene il vice presidente di Confitarma, Beniamino Maltese: “Oggi i dieci global carrier sono già completamente integrati, questo non lo cambiamo, ma devono esserci delle regole di libero mercato. Il Mediterraneo avrà un overflow di traffici, non siamo abbastanza forti come armatori sullo short sea shipping, che vale il 35-40% dell’Europa, ma siamo forti nel ro-ro che sarà la maniera più dinamica per spostare i traffici rispetto a quelli dei blocchi dei grandi carrier che vivono sulla globalizzazione”.

Armatori, Assarmatori

Di altro avviso Stefano Messina, presidente di Assarmatori, che dopo l’intervento, giù dal palco dice tra i denti: «Non ho fatto chilometri per non dire». E infatti dice. Barra dritta in rotta di collisione contro tutti o quasi. Dando anche “buca” alla riunione pre-convegno con gli operatori, proposta dalla professionale moderatrice Gentili. I temi sono quelli inconciliabili su cui si consuma la grande guerra, l’altra, quella economica nazionale e globale tra armatori, spedizionieri, agenti marittimi, terminalisti ed ultimamente comprensivo anche dei settori cargo aereo e doganale.  Integrazione verticale, Antitrust, Registro Internazionale su cui Messina va giù con un affondo. Secondo uno schema già visto.

Temi ripresi da Corriere marittimo, a margine dell’iniziativa, in una video intervista con Stefano Messina: “Il mercato è libero e trasparente ed ha capacità di fare investimenti, non solo nelle navi, ma anche nella catena del valore, nei terminal, nella logistica, nei magazzini e nei mezzi”.
Integrazione, registro Internazionale, sgravi fiscali, antitrust, i temi evocati dal presidente di Assarmatori  Registro: “che sia un elemento distorsivo della concorrenza, è un’assurdità falsa ed inesatta, il Registro è la base fondante affinchè aziende italiane possano armare navi in Italia, pagando le tasse e auspicabilmente, occupando sempre più italiani”.

Due bombe lanciate dal presidente di Assarmatori, ma detonate dalla miccia lunga di un clima di coesione del sistema portuale-logistico locale, poco propenso a farsi la guerra e, piuttosto, intento a crescere – da 1,5 milioni di teus attuali, ai 2 – 2,5 milioni di teus nei prossimi anni, crescita non solo nel settore container, secondo i nuovi modelli globali.

Ma anche perchè se Assarmatori rappresenta in Italia gli interessi del global carrier numero 1 al mondo, MSC, nel porto di La Spezia la presenza di MSC è tangibile in LSCT e proprio nella maggiorparte di quei 1,5 milioni di teus movimentati dallo scalo, e che mirano a diventare 2 – 2,5 milioni.

Imprese di Logistica, Confetra 

Risponde con fair play il presidente di Confetra Liguria, Alessandro Laghezza, il modello globale dei vettori che investono: “Sono fenomeni inevitabili, perchè l’evoluzione va dalla parte degli investimenti. L’importante è che si abbiano tutti le stesse regole del gioco, che non si abbiano benefici a discapito degli altri. Il mercato decide, ma a parità di regole” – “La piccola media azienda, come la mia, che fa logistica deve investire fortemente, in risorse umane, inseguire del valore aggiunto, in consulenza doganale, inseguire i bisogni del mercato in termine di logistica. Le aziende come la nostra possono offrire servizi di nicchia che i grandi operatori non potrano offrire. Quindi, secondo me, lo spazio c’è”.

Spedizioni Doganali

Bruno Pisano, presidente nazionale degli spedizionieri doganali, precisa: “l’attività doganale è difficilmente integrabile verticalmente, la componente professionale e di conoscenza, continua ad essere estrremamente importante e personalizzata sulle necessità dell’operatore economico. La spinta alla digitalizzazione delle dogana in Italia fa pensare che fa pensare che il movimento doganale in Italia sia semplice, ma non lo è si sta semplificando l’operatività doganale ma la normativa continua ad essere complessa”.

Agenti Marittimi

“Oggi gli agenti marittimi sono sottoposti ad un processo di trasformazione della professione molto pesante”- ha detto il presidente degli agenti marittimi di La Spezia, Giorgio Bucchioni – “Nel processo di verticalizzazione degli armatori la nostra categoria sta subendo una fortre trasformazione. Un tempo l’agente marittimo lavorava per più armatori, oggi gli armatori si sono auto-organizzati. Anche perchè oggi i primi 6 armatori fanno il 70% dei traffici containerizzati. Questo è un problema”.

Le conclusioni

La parola conclusiva all’ammiraglio Pettorino, che nel proprio ruolo ha tenuto a precisare: Oggi abbiamo delle regole con le quali questi grandi gruppi si devono confrontare. Regole che vanno attentamente viste. Non è giusto dire è il mercato che decide- specifica – Ma è giusto dire che è il mercato che decide ma con le regole che sono fondamentali, soprattutto per un Paese come il nostro che ha un tessuto di piccole e medie imprese che devono essere sostenute”.

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