Livorno: Bacini di Carenaggio un nodo da sciogliere

LIVORNOSi moltiplicano nell’ultimo periodo le iniziative volte ad accelerare i tempi per la conclusione della gara indetta dall’Autorità Portuale, il 27 marzo 2015, per l’assentimento in concessione demaniale marittima del compendio di carenaggio del Porto. La gara aveva ed ha ad oggetto i seguenti beni: a) bacino di carenaggio in muratura della lunghezza di mt.350 x 56; b) bacino di carenaggio galleggiante della lunghezza di mt.180 x 32; c) piazzali aventi dimensioni complessive di mq.65.510 oltre mq . 26.610di specchi acquei; d), e), f), banchine nn.76,77, 78 e relativi antistanti specchi acquei.

In conformità degli strumenti programmatori, POT e PRP la concessione avrebbe previsto il diritto di gestire funzionalmente e di fruttare economicamente i beni assentiti per una durata non inferiore ad 10 anni e non superiore a 20 anni, per le attività di allestimento e riparazione di navi da diporto nonché di riparazione di navi passeggeri e mercantili ordinariamente di media dimensione aventi larghezza massima di 30 metri, con obbligo di osservare i vincoli ambientali e sanitari relativi alle limitrofe attività civili ed agli attigui insediamenti residenziali. Veniva stabilita la corresponsione all’Autorità concedente di un canone annuo base di euro 121.322,00 senza applicazione di IVA ma con rivalutazione ISTAT, salvo offerta in rialzo da parte dei concorrenti.

Ma veniamo all’attualità: Il 12 gennaio scorso si è svolto presso la sala conferenze della Circoscrizione 1 un acceso dibattito, al termine del quale il segretario generale dell’Autorità portuale ha riaffermato la volontà di pervenire alla riattivazione dei bacini, compatibilmente con le attività presenti nell’area. Sempre che sia restituita, dall’Autorità Giudiziaria, la disponibilità del bacino galleggiante sottoposto a sequestro dopo l’incidente mortale occorso a bordo della nave M/n Urania (agosto 2015). Ha fatto seguito il 19 gennaio sulle pagine de Il Tirreno, dopo precedenti interventi, un’intensa perorazione del vescovo di Livorno, Monsignor Giusti, alla Procura della Repubblica affinché affretti le procedure occorrenti per il dissequestro del bacino rendendolo nella disponibilità dell’Autorità Portuale ai fini dell’aggiudicazione della gara.

Il successivo 20 gennaio il capogruppo consiliare di Buongiorno Livorno, Marco Cannito, con una  significativa lettera aperta dal titolo “Sui bacini occhio a fare il gioco dell’oca”, chiamava in causa direttamente il sindaco di Livorno. Infine, il 29 gennaio Il Tirreno, sotto il titolo “Bacini, basta rinvii – ripristinare subito quello in muratura”, riferiva che le Associazioni “Alba” ed “Oltre”, unitamente ad alcuni gruppi consiliari, avevano provveduto a dare pubblica lettura nel porto Mediceo ad un documento congiunto in cui fra l’altro – invitavano il sindaco ad assumere ed esercitare un ruolo primario nella vicenda, ed Azimut a scoprire le carte e a presentare un piano per il refitting prendendo impegno ufficiale con la città per poter valutare la ricaduta economica e occupazionale dall’utilizzo dei bacini una volta dissequestrati.

In proposito è da ricordare (vd. F. RuffiniPorto di Livorno – nuovi assetti operativi” Belforte editore 2015, pagg.143 segg.) che nel solo periodo 1975-1994 vennero riparate nel Grande Bacino 1.380 navi per un tonnellaggio complessivo di 390.800 tdw e 760.000 giornate lavorate, mentre il bacino galleggiante nel periodo 2009/2014 ha consentito la riparazione di 122 navi con un’occupazione di 120/150 unità giornaliere ed un fatturato di 12 milioni di euro.

Ma quali iniziative assumere per sbloccare la situazione, tenendo conto che la ripresa in esercizio del bacino galleggiante viene previsto in 2 anni? Difficile dare risposta, intanto è da ricordare che il sequestro giudiziale venne disposto a seguito dell’infortunio mortale occorso al marittimo Gabriele Petrone a bordo della M/n. “Urania” il 25 agosto 2015 e, che le operazioni peritali disposte dal PM, Antonella Tenerani, ed affidate a Domenico Trovato e Alberto Marino, potranno essere completate solo dopo la messa in sicurezza del bacino galleggiante e la stabilizzazione dell’Urania. Ma perché legare la sorte del Grande Bacino in muratura a quella del bacino galleggiante? Solo perché entrambi sono ricompresi nello stesso bando di gara? 

Ebbene potrebbe provvedersi all’annullamento della stessa, come previsto al punto 17- Sezione VI del bando attuale, senza che possa essere riconosciuto alcun tipo di risarcimento o rimborso spese ai concorrenti, e con emanazione di altra/e gara/e che valga a separare il destino dei due bacini, con apposizione di nuove clausole, prevedendo una maggiore durata delle concessioni e canoni ridotti in ragione degli oneri che saranno posti a carico del concessionario. Per fare ciò, non occorrerebbe alcuna variante al PRP in vigore. 

Francesco Ruffini

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