VENEZIA – Cinquanta anni del porto di Venezia raccontati attraverso la lente di ingrandimenti del giornalista specializzato in economia dei trasporti e presidente del Propeller Club Port of Venice, Massimo Bernardo – “Fatti e Misfatti nell’Ortoporto di Venezia”, edito dall’ Interntional Propeller Club Port of Venice.
Dieci lustri della portualità lagunare veneta, una lunga “navigazione in cui l’autore compie un’analisi partendo dai giorni nostri risalendo a ritroso fino ai primi anni 70. Dall’odierna Autorità di Sistema Portuale dell’Adriatico Settentrionale, presieduta da Pino Musolino, fino Provveditorato al Porto dell’ing. Alberto Toniolo, di Alessandro Di Ciò e dei vari Ammiragli, poi trasformato con la legge 84/94, con Claudio Boniciolli, in Autorità Portuale e più tardi dopo Giancarlo Zacchello e Paolo Costa.
«In questi 50 anni di storia del sistema lagunare portuale veneto abbiamo vissuto e condiviso grandi successi e crisi complesse – spiega Bernardo – abbiamo assistito alla nascita di nuove aziende e , ahimè, alla morte di tante altre, a seconda dei vari presidenti all’esaltazione di nuovi progetti e alla demolizione degli stessi spesso in uno scandaloso susseguirsi di stop and go che ancor oggi non trovano razionali spiegazioni».
Un un caldo invito, da parte dell’autore, ad un’attenta riflessione rivolta soprattutto ai giovani che operano o si avvicinano al mondo del trasporto perché ”solamente ben conoscendo il passato si può costruire un sereno futuro” – sottolinea Bernardo- «Questa è la vera mission di “Fatti e Misfatti nell’ortoporto di Venezia».
Tra i contributi alla pubblicazione quelli di Umberto Masucci, Vincenzo Marinese, Claudio Boniciolli, Andrea Razzini e di molti altri soci del Propeller Port of Venice, avvocati marittimisti, owner di agenzie marittime, terminal, case di spedizione e doganalisti.
«Una rotta perigliosa che presenta fatti e non chiacchiere in quella corposa “antologia” generata da luci ed ombre, da imprenditori e da “prenditori”, da quei tanti lavoratori che hanno combattuto e combattono oggi per mantenere la dignità del lavoro” – conclude l’autore – «Pagine e pagine di volti di uomini e donne che hanno respirato, a volte per gran parte della loro vita, l’aria del palazzo o quella delle banchine, pagine di voci suadenti o, per gli “yes men”, spesso afone, pagine di “sussurri di gole profonde”, pagine di falsi buonisti o di severi giustizieri. Insomma un’enciclopedia antologica e antropica animata da quel virtuale popolo del porto che deve affrontare un futuro dagli esiti purtroppo ancora imprevedibili».