ROMA – Le associazioni nazionali delle Imprese Terminaliste: Assiterminal, Fise-Uniport, ANCIP insieme alla Federazione delle imprese della Pesca, Federpesca, sono state ricevute alla Camera dei Deputati sul DDL Lavoro. Nello specifico in relazione alle proposte tecniche inviate dalle parti datoriali, sebbene nei distinti ambiti, accomunate dal tema del lavoro usurante per alcune categorie di lavoratori portuali e del settore della Pesca.
Il direttore di Assiterminal, Alessandro Ferrari, ha tracciato il quadro nazionale del settore delle imprese terminaliste e dei porti nazionali: “Circa 250 aziende che operano in oltre 50 porti, 13 mila lavoratori di cui 7 mila operano in banchina per l’imbarco e lo sbarco di merci e passeggeri di questi lavoratori almeno il 50% ha oltre 50 anni”.
“L’automazione in Italia sta vivendo una gradualità” – ha spiegato Ferrari – “perché rispetto ai porti del Far East e del Nord Europa, la dimensione delle aziende italiane è più ridotta, come la capacità di investimento e i volumi che i porti italiani movimentano”. Si consideri che un solo porto nord europeo movimenta gli stessi contenitori che i porti italiani movimentano come sistema Paese.
Le proposte:
Sul tema del lavoro usurante, Ferrari delinea l’individuazione di alcune categorie di lavoratori portuali, quelle più soggette a lavoro notturno, alle intemperie, attività svolte h/24 all’aperto e categorie come i gruisti per i quali c’è la difficoltà di essere riqualificati.
Altro tema centrale l’identificazione del percorso per rendere esigibile il fondo di prepensionamento dei lavoratori portuali. “Norma esistente dal 2021 ma che di fatto manca della sua possibilità di essere efficace perché il decreto Interministeriale che doveva essere emanato 2 anni fa, è bloccato nell’interlocuzione tra i ministeri” Mit – Mef – Ministero del Lavoro – “per alcune considerazioni di carattere tecnico più che di opportunità”.
La proposta inviata, specifica il direttore di Assiterminal, si basa soprattutto sulle annotazioni esplicitate dai ministeri, soprattutto del Mef, tale da avviare il percorso. Va inoltre tenuto presente che le aziende, i dipendenti così come le Autorità Portuali da due anni stanno accantonando risorse su questo fondo che non esiste.
Questo strumento nasce dalla contrattazione collettiva”- sottolinea il presidente di Assiterminal- “se potessimo, finalmente, averlo esigibile aiuterebbe nel rinnovo del contratto, darebbe evidenza che questo fondo esiste.
Concludendo: “Altrimenti rinunciando ad uno strumento di questo tipo significherebbe che tra 6-10 anni avremo buona parte della popolazione lavorativa che non riusciremo a riqualificare, con impatti sulla sicurezza del lavoro. E avremo persone di 65 che lavorano 6 ore in un piazzale, questo sarebbe anti etico”