Art. 17 e lavoro in porto: La replica di Provinciali

Il segretario generale dell’Autorità di Sistema di Livorno e Piombino risponde al The MediTelegraph

LIVORNO– Il 19 luglio scorso il “The Meditelegraph” pubblicava un  articolo dal titolo “LAVORO IN PORTO, PROVINCIALI VUOLE ARTICOLI 16 A CHIAMATA” a commento di un intervento fatto dal segretario generale dell’Autorità di Sistema di Livorno e Piombino, su l’ultimo numero di “Port News”, la pubblicazione dell’Authority.

Il quotidiano genovese nell’articolo scriveva: Aprire alle imprese che operano in porto con concessione ex articolo 16 della legge 84 del 1994 la possibilità di effettuare lavoro a chiamata. E’ la proposta eclatante che arriva da Massimo Provinciali” ….  “Forse – afferma Provinciali, intervenendo nel dibattito sul futuro dei pool di mandopera (articolo 17) nei porti,  – si potrebbe studiare una terza via, ma lo dico solo come ipotesi di studio: consentire agli articoli 16 sia di assumere in appalto segmenti di ciclo che di fornire lavoro a chiamata, a seconda delle esigenze e delle richieste del terminalista».
La risposta di Massimo Provinciali a il “The Meditelegraph” non si è fatta attendere e, stamani con una nota diffusa alla stampa, il segretario dell’Authority labronica replica:
 
Mi dispiace che una mia battuta su un ipotetico modello organizzativo del lavoro nei porti abbia destato in qualcuno un preoccupato allarme. 
Mi dispiace soprattutto il fatto evidente che nessuno dei preoccupati commentatori ha letto la mia intervista su PortNews (la rivista edita dall’AdSP del mar Tirreno Settentrionale), della quale quell’ipotesi rappresenta un fugace  passaggio di poche righe su quattro pagine. Se l’avessero fatto, avrebbero notato che il mio pensiero si fonda su due capisaldi:
1. Il modello di cui alla legge n.84 del 1994 funziona perfettamente se correttamente applicato, come abbiamo dimostrato a Livorno con il processo che portato al risanamento del nostro Art.17. 
2. E’ fondamentale l’applicazione uniforme della legge a livello nazionale, evitando il proliferare di ricette locali “su
misura”, anche perché è là dove ci si è voluto discostare dal modello legale che sono nati i problemi più grandi.
Quando poi l’ottimo Marco Casale, curatore della rivista che non si ferma a raccogliere dati, ma provoca intelligentemente delle riflessioni, mi ha stuzzicato ricordandomi il pensiero dell’amico professor Zunarelli su una possibile eliminazione dell’art.17 e la possibilità per i terminalisti di rivolgersi al normale mercato delle agenzie
interinali,  ho risposto che qualora l’obiettivo della riforma dovesse essere il superamento del monopolio, si potrebbe pensare, “….solo come ipotesi di studio…” di consentire agli appaltatori di essere anche fornitori di lavoro temporaneo.
Tutto qua, non mi pare di aver peccato di lesa maestà. L’ex autorità portuale di Livorno ha dedicato due anni di tempo e tre milioni di euro ad un processo che, azzardando l’ingresso dell’Ente nella compagine sociale dell’art.17, ha consentito, con il contributo di lavoratori, imprese e organizzazioni sindacali, di ricostruire a Livorno quel modello legale che in molti porti è finito in un cassetto e che, lo ripeto qui per chiarezza, a mio parere è un modello che funziona e che va salvaguardato”.
Massimo Provinciali
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