Ponti: TAV e grandi opere, costano e non servono – Perdita di 10 mld

TAV

L’attacco di Marco Ponti, già superconsulente per infrastrutture e trasporti  dell’ex Ministro Toninelli, “Lo scandalo delle valutazioni costi benefici. Il complicato rapporto tra tecnica e politica’.

RomaMarco Ponti, già super consulente per l’analisi costi-benefici voluta dall’ex ministro Danilo Toninelli, contro Tav e grandi opere, una lista della spesa di opere pubbliche gigantesche che costano e non servono– specifica Ponti – “133 miliardi arrivati in eredità dai precedenti governi di interventi da realizzare che partono già ‘vecchi’ (pensati ed autorizzati decine di anni fa nel migliore dei casi) e, soprattutto, per i quali non è mai stata fatta nessuna analisi, neanche quella del ritorno finanziario o di traffico.

La platea alla quale Ponti si rivolge è quella del convegno dal titolo: Tav e grandi opere. Lo scandalo delle valutazioni costi benefici. Il complicato rapporto tra tecnica e politica’, organizzato alla Stampa Estera a Roma. 

Ponti traccia quindi un bilancio della sua attività di ricerca nel settore dei trasporti dopo l’esperienza ‘complessa’ dell’analisi costi benefici, voluta da Toninelli. E parla senza mezzi termini di “un’esperienza non positiva: tutte le volte che ho detto ‘sperpero di denari pubblici’ la mia esperienza come consulente si è interrotta. Pensavo che con l’ultimo ministro fosse diverso ma appena abbiamo detto no a progetti politicamente graditi, si è scatenato l’inferno”.

Ponti nonostante l’esperienza difficile annuncia però di voler continuare con la sua associazione ‘Bridges Reserch’ a rompere le scatole per cercare di creare un dibattito”.

L’assunto dal quale parte Ponti è che “spendere di più non vuol dire creare più ricchezza. Se si sommano i tre maggiori progetti ferroviari esaminati, la TAV, il Terzo Valico e la nuova linea AV tra Brescia e Padova, la perdita supera i 10 miliardi” – “Davvero un pessimo affare per la collettività e i contribuenti”. “Con un rischio enorme alla fine: realizzare opere poco o affatto utili ed appesantire la ‘montagna’ del debito pubblico. Negli scorsi 50 anni la spesa per le ferrovie è stata stimata nell’ordine di 350 miliardi”.

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