ANALISI – L’Australia dice addio alla Via della Seta – La Cina teme una reazione a catena

Treno cinese

L’Australia ha annullato alcuni progetti infrastrutturali di cooperazione con la Cina nell’ambito della Belt and Road Initiative (BRI), la Nuova Via della Seta cinese. Si tratterebbe di accordi per lo sviluppo congiunto di infrastrutture che avrebbero dovuto accrescere il commercio con Pechino. La mossa dell’Australia potrebbe spingere altri paesi a ritirarsi dagli accordi con il governo cinese di Xi Jinpin. La risposta  di Pechino alla decisione è stata rabbia e minacce, l’ambasciata cinese a Canberra ha definito il fermo “irragionevole e provocatorio” ed ha promesso vendetta.

L’interessante analisi riportato da DW, Deutsche Welle – emittente pubblica tedesca di radiodiffusione –  in cui Heribert Dieter, professore dell’Istituto tedesco per gli affari internazionali e di sicurezza (SWP) interviene sulla rottura degli accordi sino-australiani mettendo in luce le crepe di una ampia prospettiva globale di sviluppo del progetto cinese BRI.

Il governo di Canberra lo scorso anno ha approvare una legge che consente al governo federale di annullare gli accordi stipulati dagli stati australiani con i paesi stranieri. La decisione ha fatto seguito agli accordi firmati dallo stato di Victoria nel 2018 e nel 2019 nell’ambito della cooperazione con la Nuova Via della Seta.

Il ministro degli Esteri australiano, Marise Payne, ha affermato che gli accordi erano incompatibili con la politica estera australiana e non erano legalmente vincolanti. La cancellazione potrebbe anche significare la fine di un’ulteriore cooperazione sino-australiana nei settori della produzione industriale, della biotecnologia e dell’agricoltura.

IL PROBLEMA DELLA PERDITA DI IMMAGINE PER LA CINA

Secondo quanto riportato da DW, Deutsche Welle, Heribert Dieter, professore dell’Istituto tedesco (SWP) ha definito la rottura degli accordi da parte australiana come una “grave perdita di immagine” per la Cina, espressione di relazioni politico-commerciali già deteriorate da tempo tra i due paesi che sono andate ulteriore peggiorando negli ultimi due o tre anni. In seguito alle critiche di Canberra sulla “aggressiva politica” estera di Pechino, la Cina ha risposto con l’imposizione di dazi sulle esportazioni australiane. Il governo australiano inoltre ha guidato le richieste per un’indagine approfondita sulle origini della pandemia da coronavirus ed è stato il primo paese occidentale a bandire Huawei dalla propria rete 5G.

La decisione del governo australiano potrebbe provocare ritardi o rottura degli accordi da parte di altri paesi coinvolti nella BRI. L’iniziativa infatti è andata perdendo di slancio nell’ultimo anno, sicuramente anche a causa della pandemia da COVID-19, che ha messo in grave crisi economica molti paesi partner della Cina, tra questi soprattutto i paesi asiatici e africani più poveri. L’esempio è quello del Pakistan, partner della BRI, che ha già chiesto un po’ di “ossigeno” sui prestiti cinesi concessi per finanziare i nuovi progetti energetici. Ha commentato il professor Dieter “La Cina per il momento dovrà prolungare i termini dei prestiti o mettere i progetti in stand-by “.

LE OSCURE CLAUSOLE DEI CONTRATTI CINESI

Difficile sapere cosa prevedano esattamente la maggior parte degli accordi di prestito della Cina con i paesi partner della BRI. I ricercatori del Kiel Institute for the World Economy (IfW) e della Georgetown University negli Stati Uniti hanno  studiato 100 contratti di prestito BRI e ne hanno pubblicato uno studio intitolato: “How China Lends”. Lo studio ha confermato ciò che molti critici degli accordi cinesi sospettano da tempo. “In primo luogo, i contratti cinesi contengono clausole di riservatezza insolite che vietano agli intestatari del prestito di rivelare i termini o addirittura l’esistenza del debito”, hanno spiegato gli autori dello studio.

“Gli istituti di credito cinesi si sono anche assicurati un vantaggio sugli altri creditori escludendo che i debiti BRI fossero inclusi nella cancellazione del debito”. Lo studio ha anche rilevato che “le clausole di annullamento, accelerazione e stabilizzazione dei contratti cinesi consentono potenzialmente agli istituti di credito di influenzare le politiche interne ed estere dei paesi debitori”. Dieter definisce queste clausole contrattuali “scandalose” perché non sono, come sostiene il governo cinese, accordi di prestito privato che devono essere divulgati.

I contratti oscuri sono diventati lo standard per la BRI, ha detto Dieter, e anche la “corruzione” ha contribuito a concludere diversi accordi. Ha fatto l’esempio del Montenegro, “dove hanno costruito un’autostrada costosa in maniera assurda, probabilmente a causa dell’innesto all’interno dei governi precedenti”.

SI TEME UNA REAZIONE A CATENA

La Cina tema una reazione a catena L’Australia potrebbe aver innescato l’insofferenza globale nei confronti del “bullismo da parte della Cina”. Un marcato aumento è stato notato nella volontà dei paesi indo-pacifici di costruire alleanze contro la Cina, ha detto Dieter, l’esempio è la nuova collaborazione militare tra Australia, India, Giappone e Stati Uniti.

Conclude Dieter; “Sarebbe un duro colpo per Cina scoprire che non solo l’Australia,  paese relativamente piccolo in termini di popolazione, ma anche i maggiori player globali potrebbero dire addio alla Belt and Road Initiative e quindi alla prospettiva di una più stretta cooperazione con la Repubblica popolare cinese”

LEGGI TUTTO
"Porti e interporti a servizio di imprese e territorio. Status quo e prospettive" - Propeller Port of Venice

TDT

Blue Forum 2024

Assoporti 50anni

PSA Italy

MSC Spadoni

Confitarma auguri

AdSP Livorno

Toremar

MSC