Laghezza: «A Spezia da molti anni non si fa un metro di banchina»

Alessandro Laghezza

Forte calo del traffico merci nel porto della Spezia nel 2020 (-15,6% rispetto al 2019)- «Risultati attesi che risentono del Covid» ha commentato Alessandro Laghezza, presidente gruppo Laghezza spa e Confetra Liguria per Corriere marittimo – «Siamo nella stagione del rinnovamento in porto, ci deve essere la partenza agli investimenti, non possiamo aspettare oltre».

Lucia Nappi

LA SPEZIA – Forte calo del traffico merci nel porto della Spezia con 13,4 milioni di tonnellate una flessione del -15,6% rispetto al 2019. Il dato in perdita è maggiore principalmente nei primi tre trimestri dell’anno con cali rispettivamente del -13,4%, -26,6% e -11,7% sui corrispondenti periodi del 2019, contrazione che si è attenuata nell’ultimo trimestre del 2020 nel corso del quale sono state movimentate circa 3,3 milioni di tonnellate di carichi (-9,4%).

Alessandro Laghezza, presidente del gruppo Laghezza SpA e presidente di Confetra Liguria, sentito da Corriere marittimo, ha commentato i dati,  aprendo un focus sulle prospettive del porto e del comparto logistico nei prossimi anni e sullo sviluppo del prossimo ventennio.
«Erano risultati attesi che risentono del Covid» – ha sottolineato Laghezza –  il porto di La Spezia ha avuto risultati leggermente peggiori rispetto ad altri porti essendo uno scalo di export e non di transhipment. Penalizzato dai blanksailing e dalle rotazioni delle navi, non vedo motivazioni particolari. Risultati in linea con i principali porti “in e out” d’Italia, forse un po’ peggiore».

I dati 2020 mostrano sofferenza nel settore container, con 1,17 milioni di teu (-16,7%). Dove il terminal LSCT del gruppo Contship Italia ha movimentato 1,08 milioni di teu (-17,0%), mentre il Terminal del Golfo del gruppo Tarros ha movimentato 93 mila teu (-11,7%). Oltre alla pandemia ci sono altri motivi ai quali è imputabile il calo del traffico containerizzato?

«Nel calo del terminal Contship non c’è nulla di riferibile alla questione societaria o all’andamento di Contship, casomai è tutto riferibile alla situazione del 2020.
E’ necessario che il porto si presenti al dopo Covid rapidamente, con investimenti che da troppi anni sono attesi, opere che devono essere realizzate. Con la ripresa dei traffici, dobbiamo presentarci a queste sfide con banchine adeguate è giunto il momento di sviluppare un piano di investimenti».

L’istituzione della ZLS a Spezia potrà dare quell’impatto positivo, a cui si fa riferimento, alle attività imprenditoriali e logistiche dell’area spezzina?

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«Se è esclusivamente una forma di semplificazione procedurale, molto poco. Se invece ci sarà una leva di tipo fiscale che favorisca gli insediamenti nel porto e nel retroporto, allora potà avere una valenza che potrebbe coniugarsi con quello che noi da anni sosteniamo, il riconoscimento giuridico di status di Interporto al retroporto di Santo Stefano. Da uno status di Interporto e da una ZLS a valenza fiscale, può partire un vero sviluppo agli elementi logistici, che già ci sono, ma può diventare fattore di attrattiva molto importante».

Nella pianificazione nazionale (PNRR) che troverà finanziamento nel Recovey Fund – Next generation EU, con quali progetti rientra il porto e l’area logistica di Spezia?

«Rilevante è l’elettrificazione delle banchine, molto importante per la sostenibilità del traffico crocieristico che ha bisogno di diventare compatibile e sostenibile con la città».

Riguardo al completamento e raddoppio della linea ferroviaria La Spezia – Parma, la Pontremolese?

«Manca purtroppo, anche per la natura di questo piano, un’opera a lunga gittata come la Pontremolese, opera che rilancerebbe Spezia portandola all’attenzione della portualità e della logistica italiana. Questa opera non trova finanziamento nel Recovery plan e neppure nella pianificazione del governo, se non nelle tratte in pianura. Siamo fermi e questo ci penalizza in maniera forte.
L’opera viene sbadierata dalla politica come imminente, da realizzarsi, hanno nominato un commissario, ma tutti sappiamo che senza la galleria di Valico diventa una linea ferroviaria che verrà rafforzata, ma il binario unico sulla Galleria di Valico la renderà sempre una linea di secondaria importanza, rispetto a quelle che sono le grandi linee ferroviarie principali».

Ci sono progetti in essere e investimenti che riguardano lo sviluppo del porto, si vedono i segnali di partenza di queste opere? 

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«Siamo nella stagione del rinnovamento in porto, perché ci deve essere questa partenza agli investimenti, non possiamo aspettare oltre. A Spezia è da molti anni che non si fa un metro di banchina, c’è la necessità di presentarci alle sfide di questo ventennio bisogna essere pronti. Un processo che deve essere accompagnato dai dragaggi necessari, la manutenzione dei canali di accesso al porto. C’e tutto un percorso che si sta definendo, dal Molo Garibaldi alla Marina del Canaletto, come operatore dico che va bene, ma è importante che i tempi siano compatibili con quelli dei traffici. Da questo puzzle si originano gli spazi della Stazione Marittima, quando riprenderanno le crociere il comparto turistico riprenderà in maniera forte, settore nel quale bisogna essere attrattivi. Quella posizione di attrattività nel mondo crocieristico, che a Spezia abbiamo ottenuto con fatica, se non è supportata da investimenti adeguati»

Come vede il futuro del porto e del suo comparto logistico, nel 2021  e in una prospettiva futura? 

«Sono moderatamente ottimista riguardo al 2021, è iniziato abbastanza bene. Ma vedo che Genova sta investendo nella Diga Foranea, a Vado Ligure il terminal sta crescendo, a Livorno viene fatta Darsena Europa, Spezia che per tanti anni è stato il più competitivo dei porti dell’Alto Tirreno, deve rilanciare. Presentarsi con tutte le carte in regola per continuare ad essere uno scalo competitivo, anche nei prossimi anni».

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