INTERVISTA/ Confetra, Russo: “Problemi logistici e gap infrastrutturali, armi di distrazione di massa”

Ivano Russo

A colloquio con Ivano Russo direttore generale di Confetra: «La logistica, intesa come la strumentazione, che serve alla mobilità di merci, persone e dati, è oggi il tema qualificante dell’economia globale».

Lucia Nappi

LIVORNO – Recovery Plan, occasione unica per il nostro Paese di affrontare le grandi sfide globali, con la pianificazione delle proposte che il governo dovrà presentare all’UE, per non disperdere le risorse, i 209 miliardi, del Recovery Fund.
 «L’Italia deve avere una visione complessiva» – «deve individuare la strategia per interconnettersi dal punto di vista materiale con le infrastrutture, immateriale con il 5G e le autostrade digitali» – Queste le parole di Ivano Russo, direttore generale di Confetra, che a colloquio con Corriere marittimo, ha affrontato i grandi temi dell’economia globale e le sfide del nostro Paese. La prima fra tutte quella di essere connessi con il mondo dal punto di vista economico, commerciale e logistico. “Connessi o disconnessi” – è anche il tema  lanciato da Agorà Confetra 2020, l’Assemblea pubblica annuale della Confederazione della logistica e dei Trasporti,  quest’anno con il digital even del 23 settembre prossimo.

Russo, Confetra ha sollecitato il governo sul Recovery plan?
«L’appello generale che abbiamo rivolto al governo, è quello di evitare le troppe dispersioni concentrandosi sul “Core business” del Paese che è la manifattura, soprattutto in alcuni settori più performanti e la logistica. Questa è l’unica attività irrinunciabile sia per le ragioni di sopravvivenza che per tutelare gli aspetti strategici nazionali in ambito globale».

Connessi o disconnesi è il titolo di Agorà Confetra 2020, quali sono le riflessioni?
«Tipo un dilemma amletico. L’Italia deve ben collocarsi nel panorama geopolitico globale. La logistica intesa come la strumentazione che serve alla mobilità di merci, persone e dati è oggi il tema qualificante dell’economia globale.
Le cinque big five americane che vivono di compravendita di dati e di merci: Google, Amazon, Apple Microsoft, Facebook, se fossero uno Stato sarebbero il terzo Stato del mondo per il Pil. Il tema del trasporto di merci, persone e dati è “il tema” qualificante dell’economia globale. La tematica è centrale rispetto anche gli indirizzi europei».

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Quali sono le grandi dinamiche globali?
«Il progetto della Via della Seta cinese, le cinque big five dell’hi-tech americane, il progetto di Australia, India e Giappone è una sorta della Via della Seta ma meno aggressiva messa in campo da qualche anno. Inoltre il tema dell’industralizzazione africana che la Cina sta cercando di trasformare nel proprio bacino produttivo».

L’Italia come si colloca?
«Queste sono le grandi dinamiche globali che ruotano attorno allo shipping e alla logistica nelle quali l’Italia, una volta individuata la strategia, deve interconnettersi dal punto di vista materiale con le infrastrutture ed immateriale con il 5G, le autostrade digitali.
Deve attrezzarsi con un rapporto tra manifattura e logistica che sia più sinergico. L’industria non deve lasciare fuori dai cancelli della fabbrica i problemi del trasporto e la logistica deve ragionare di più in termini di industria».

Manifattura e logistica in un rapporto più sinergico, spieghi meglio?
«La Logistica è il 9% del Pil nazionale. C’è da reingegnerizzare la politica economica internazionale del nostro Paese, cosa che altrove è la normalità. La Germania decise di dotarsi di 4-5 campioni nazionali per presidiare iI mercati mondiali per l’interesse nazionale del Paese. Non sono discorsi avveniristici. Altrove è la normalità in Francia, in Olanda, tutti i Paesi si sono posti il tema di superare gli interessi personali per tutelare la manifattura nazionale, l’import e l’exporto del Paese».
L’Italia il problema, secondo noi, non se lo è mai posto, facendo questo errore. La sovrapposizione dei problemi logistici con il gap infrastrutturale, è stata una grande arma di distrazione di massa. E’ inutile parlare di infrastrutture, ma è utile parlarne dentro un discorso più generale»

Il Recovery plan “falò delle vanità dei porti”, lo ha dichiarato Luigi Merlo, come commenta?
«Il problema è la mancanza di una strategia da cui il problema discende. Un esempio è la Cina che sta trasformando l’Africa in un polmone industriale manifatturiero. In Africa c’è l’80% della produzione delle materie prime di tutto il mondo e qui ci sono oltre 14 mila imprese cinesi, di cui quasi i due terzi, sono imprese manifatturiere che lavorano su tre filiere. Il food in Africa c’è molta più libertà nei confroti dell’Ogm e delle colture intensive, la moda e l’automotive. Congo, Angola, Zambia costruiscono le auto elettriche, questi Paesi hanno circa il 70% di litio del mondo, la materia prima per la produzione della batteria elettrica».

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Come cambiano i traffici globali in queste dinamiche?
«Non è la vanità dei porti, ma non avere una visione complessiva. La Cina ha portato in Africa una parte fondamentale della propria produzione industriale, che poi è destinata ad essere consumata in Europa. Il nostro Paese deve puntare a costruire un’offerta infrastrutturale che vada a intercettare questi traffici. Ovvero una nuova domanda industriale che ha bisogno di mandare merci in Europa. Per l’automotive il ro-ro e per il il food attrezzare i porti con silos, reefer terminal, piattaforme logistiche, magazzini refrigerati etc.
Se ho questa strategia di geoeconomia del Paese, dal punto di vista dell’import ed export e delle relazioni internazionali, allora decido che nei porti faccio investimenti su ro-ro, food e moda».

In base a cosa decidere l’importanza dei progetti dei vari porti e terminal?
«Se io dovessi stare ai flussi di merci oggi nei porti, non dovrei fare più niente. La Corte dei Conti europea ha sancito che nei porti c’è un’overcapacity del 45%, questo prima della pandemia. Pertanto devo fare una strategia. Le politiche infrastrutturali e logistiche di Francia, UK, Germania, Svizzera, Olanda sono fatte in base al matching tra politiche industriali, relazioni internazionali, economia internazionale, commercio estero, bilancio commerciale di equilibrio, import, export, plusvalenze. In base alla visione di politica economica del Paese, poi la logistica è la strumentazione che consente, con infrastrutture e vettori. di spostare merci e persone».

Agorà Confetra si colloca pertanto in questa riflessione?
«Connessi o disconnessi significa questo. Essere connessi con il mondo dal punto di vista economico, commerciale e logistico, oppure il rischio della disconnessione riguardo alle grandi dinamiche globali».

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