Genova– L’inizio dell‘attivita di Paolo Emilio Signorini a Genova ha suscitato i primi mugugni. Del resto il neo presidente lo aveva anche annunciato durante l’assemblea di Confindustria Genova di due giorni fa, durante la quale aveva dichiarato ironicamente che la sua popolarità sarebbe scesa velocemente perché presto avrebbe iniziato a dire qualche no.
Ed i primi malumori non sono tardati ad arrivare dopo che il neo presidente, durante un’intervista rilasciata a The Medi Telegraph, aveva definito la piattaforma container di Vado ligure «un’opera strategica». Immediata la reazione dell’amministratore delegato di VTE, Gilberto Danesi, secondo il quale dopo che la piattaforma di Vado ligure sarà entrata in funzione, nel giro cinque anni, gli effetti della overcapacity si faranno sentire, perché il rapporto tra numero di contenitori movimentati e la capacità infrastrutturale sarà disequilibrata, ovvero pochi contenitori per troppa capacità infrastrutturale. «Tra Genova e Savona» ha detto Danesi, «resteremo attorno ai due milioni di teu motivo per cui ci troveremo di fronte ad una situazione di eccesso di capacità».
Il lavoro portuale
Altro tema per il quale si delinea un orizzonte scuro è quello del lavoro portuale, molto chiara la frase di Signorini che in merito ha dichiarato di non voler «più sacrificare la competitività del porto di Genova in nome del bilancio della Culmv». Del resto un aspetto della riforma portuale che ancora non è stato affrontato è proprio il lavoro in banchina (art. 16 e art.17). Poche e non chiarificatorie ad oggi le prese di posizione del Mit sulla materia.