Porto vecchio e punto franco di Trieste, sviluppi futuri/ Propeller Club

TRIESTE– E’ stato il senatore Francesco Russo, autore dell’emendamento alla legge di Stabilità del 2014 per la sdemanializzazione del Porto Vecchio di Trieste, ad aprire gli interventi ieri sera alla conviviale del Propeller Club, che aveva per tema proprio lo sviluppo dell’enorme area ai confini della città.
 
«Si tratta della più grande area di rigenerazione urbana del Mediterraneo, sulla quale va mantenuta una vocazione industriale legata al mare – ha detto il senatore Russo – ma vanno anche realizzati progetti come il nuovo terminal crociere, sedi per istituti di ricerca, magari con spin off che finora non sono state partorite come ci si attendeva, aree vivibili per i residenti, una parte di edilizia residenziale. Il Porto Vecchio, inoltre, deve essere un’attrattiva turistica. E per fare ciò serve una società pubblica di gestione, perché il Comune non fa questo di mestiere. Ad ogni modo, è necessaria un’idea generale complessiva, non va bene lo spezzatino».
 
D’accordo anche il sindaco della città giuliana, Roberto Dipiazza, che ha sottolineato come tutte le istituzioni stiano oggi correndo nella stessa direzione. «Ci sono i grandi progetti legati ai 50 milioni del CIPE da parte del Ministero dei Beni culturali – ha ricordato il sindaco – e l’opportunità legata a Trieste città della cultura nel 2020. I tempi sono stretti ma, se tutto va bene, tra dieci anni il Porto Vecchio sarà fruibile anche se non completato. Dobbiamo far sentire protetto l’imprenditore che vuole investire a Trieste».
 
Particolarmente entusiastico proprio l’intervento di un imprenditore presente tra i relatori dell’incontro, l’amministratore delegato di Seleco (che ha appena trasferito la sede in un’area del Punto Franco compresa all’interno del Porto Vecchio), Aurelio Latella: «A Trieste si vive un contesto di energia, a mio giudizio oggi unico in Italia. Il quadro logistico e l’offerta culturale che non hanno uguali, Trieste è uno dei luoghi più attrattivi in Europa. Qui – ha spiegato Latella – abbiamo trovato proposte come sistema integrato regionale, con vantaggi per il pagamento differito dell’Iva che ci consente una sorta di autofinanziamento. Ma anche i collegamenti via mare con il Far East».
 Latella, esperto in marketing e comunicazione che si muove tra l’Italia e il Regno Unito, guida la prima azienda che ha voluto credere nelle novità rappresentate dal recente Decreto attuativo grazie al quale le competenze gestionali del Punto Franco di Trieste sono in capo all’Autorità di Sistema Portuale. Un’opportunità, secondo il manager, che rende appetibile l’intero territorio del Friuli Venezia Giulia.
 
In Porto Vecchio, al di fuori dell’area ancora gestita direttamente dall’Authority, dovrebbe insediarsi anche l’ICGEB (International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology), organizzazione internazionale, intergovernativa, che opera nel campo della genetica molecolare e delle biotecnologie. Fondata nel 1987, opera come Centro autonomo nel Sistema Comune delle Nazioni Unite ed è sostenuta da oltre 60 Paesi.
 «Abbiamo cercato di essere presenti sul territorio con scienziati di punta che discutono con i cittadini. Spostando la sede in Porto Vecchio si darà una vetrina permanente per l’ICGEB e ci sarà anche la possibilità di fare accordi con aziende private, perché finora non si è riusciti a trasformare la ricerca in economia come si voleva» ha raccontato il direttore generale dell’organizzazione, Mauro Giacca, sottolineando come il problema dell’Italia non sia tanto la fuga di cervelli, quanto l’incapacità di attrarre ricercatori stranieri.
 
A Sandra Primiceri, responsabile dello sviluppo dei Punti Franchi e dei nuovi insediamenti industriali per conto dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico Orientale, è toccato l’interessante compito di spiegare le differenze tra le Zone economiche speciali (diffuse soprattutto nell’Italia meridionale) e le diverse opportunità e caratteristiche offerte dalle Free zones del territorio triestino.
 
Mario Sommariva, segretario generale della stessa Authority, ha invece posto l’accento sulla velocità con la quale le istituzioni triestine e regionali sono riuscite a mettere in pratica le indicazioni della legge di sdemanializzazione, annunciando novità importanti al di fuori del Porto Vecchio, ma ricordando come quest’ultimo sia un “progetto della città”, nel quale l’Autorità di Sistema Portuale mantiene alcuni limitati ma importanti interessi.
 
«Da questo incontro è emersa chiaramente una forte determinazione nel cogliere le opportunità che si presentano per Trieste. In qualità di Propeller Club – ha commentato alla fine della conferenza il presidente Fabrizio Zerbiniabbiamo sempre sollecitato ed auspicato questa unità d’intenti delle Istituzioni e della politica per lavorare a favore del Porto di Trieste e siamo quindi soddisfatti che si prosegua con questa sinergia già in essere negli ultimi anni.”
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