TARANTO – «Risulta incomprensibile ed ingiustificato non consentire di dotare il nostro porto e la sua industria siderurgica che si vuole rendere indipendenti dal carbone adottando una produzione che si basi sull’energia elettrica e che sfruttano, direttamente ed indirettamente, una grande quantità di gas, della nave rigassificatrice, come già saggiamente deciso in tante realtà nazionali ed estere, attesi gli spazi, le infrastrutture e non ultimo le competenze professionali esistenti nel nostro porto.
E’ il grido di allarme lanciato dai rappresentanti dei servizi tecnici nautici del porto di Taranto, nello specifico il Corpo Piloti del Porto, il Gruppo Rimorchiatori Napoletani e il Gruppo Ormeggiatori.
«Abbiamo la convinzione che i “NO”, senza se e senza ma» – ribadiscono con forza in una nota congiunta i rappresentanti di Piloti di Porto, Rimorchiatori e Ormeggiatori – «siano inutili ed in questo caso anche molto dannosi per l’intera comunità portuale e per l’intero territorio ionico».
«Il porto di Taranto, persi i traffici del terminal container» – si legge nella nota – «negli ultimi venti anni si è retto su quelli da e per gli stabilimenti Eni ed ILVA».
«Queste due realtà industriali » – scrivono i rappresentanti dei servizi tecnico nautici di Taranto – «rappresentano la sopravvivenza del porto ionico e di quanti vi lavorano direttamente nelle tantissime attività del suo indotto. La crisi di una sola delle due realtà industriali avrebbe come conseguenza la crisi immediata dell’altra in quanto non in grado di reggere, da sola, gli ingenti investimenti necessari per provvedere ai servizi che direttamente o indirettamente sono necessari per l’attività in sicurezza delle navi che la servono. Ed infatti questi operatori, a vario tiolo, hanno dovuto sostenere in questi anni ingenti investimenti finanziari ma anche sociali promuovendo professionalità ed esperienza.
La crisi del siderurgico fatta esplodere con il sequestro degli impianti ha già, purtroppo, prodotto danni economici e sociali di non poco conto, impattando sulla occupazione diretta ed indiretta dell’intera portualità, che ha dovuto sostenere sforzi non indifferenti per non metter a rischio il necessario bagaglio di professionalità costruito nel tempo.
I servizi Tecnico-Nautici del porto di Taranto hanno dovuto, nell’ultimo anno e mezzo, oltre che registrare perdite pesanti sul piano economico, anche sostenere le proteste dei lavoratori che vedevano il loro reddito a rischio. Abbiamo potuto contare solo sull’autorevole e coraggioso oltre che competente sostegno delle Autorità locali, in particolare di quella Marittima (Capitaneria di Porto), che ha dovuto e saputo rivedere i parametri di funzionamento dei servizi tecnico-nautici per renderli sostenibili alla luce del pesante calo di traffico.
In questa già difficile situazione sapere che chi ha il compito di amministrare la cittadinanza pugliese e tarantina sembra disposto a voler causare il trasferimento di tutto ciò che è necessario alla produzione eco-sostenibile dell’intera produzione dell’acciaieria di Taranto verso altri scali nazionali lasciando nel territorio ionico gli avanzi e le macerie, senza che possa esistere una qualunque alternativa credibile, appare privo di ogni logica economica e sociale.
Se ci fosse qualcuno che pensa di fare dell’ILVA un parco a tema o altra iniziativa di pari valore ed attrattiva sociale può vedere ciò che (non) è stato fatto a Bagnoli in oltre 40 anni e per uno stabilimento decisamente più piccolo.
In passato sono stati certamente commessi errori ma sarebbe diabolico continuare a sbagliare semplicemente chiudendo insieme allo stabilimento il porto dove pure sono state spese ingenti risorse pubbliche e private per le infrastrutture che, a questo punto, costituirebbero solo una ulteriore attrazione in una nuova cattedrale nel deserto.
CAPO CORPO PILOTI TARANTO, Felice Tagarelli
CAPO PILOTA RIMORCHIATORI NAPOLETANI, Gaetano Raguseo
CAPO GRUPPO ORMEGGIATORI, Giovanni Puglisi













