BARI – Alla XV Convention Nazionale dei Propeller Clubs si è parlato dello stato dell’arte dei porti ad un anno dalla riforma con particolare attenzione al futuro dei porti del Mezzogiorno. L’incontro è stato anche l’occasione per fare un salto nel tempo e scoprire “La riforma portuale di Federico II (ediz. La Nuova Mezzina – Molfetta) di Alfonso Mignone, avvocato in diritto marittimo e appassionato di storia.
Nel libro l’autore proietta il lettore nel Medioevo e nel Regno di Sicilia ricostruendo con dovizia di particolari, il tentativo federiciano di una legislazione di riordino amministrativo di 11 porti feudali considerati strategici per l’export di prodotti agricoli: l’ordinatio novorum portuum del 5 ottobre 1239.
Il volume descrive una figura poco conosciuta di sovrano attento allo sviluppo che l’economia del mare può apportare ai suoi dominii. I vecchi porti feudali, ormai in decadenza dopo la caduta dell`Impero Romano d’occidente vengono statalizzati con il ruolo di “far cassa” per l’Erario e il compito è affidato a Portolani e Notai. Nel libro troviamo interessanti spunti su embrionali forme di defiscalizzazione simili alle odierne “Zes” per incentivare gli investimenti del ceto mercantile veneziano e genovese nel Regno. Federico riforma la vecchia politica fiscale normanna, incoraggiando gli arsenali a costruire nuove navi e creando nuovi mercati con Africa e Oriente musulmano.
Uno “Stupor Mundi” con una sopraffina visione logistica che ancora ci sorprende nell’epoca della globalizzazione dei traffici marittimi.