Fedepiloti, Bandiera: “Pilotaggio italiano un’eccellenza in Europa” /INTERVISTA

Piloti Porto

ROMA – Arrivare a fine anno significa fare il bilancio delle attività svolte e degli obiettivi raggiunti, per riposizionarsi verso nuovi traguardi. Si pone in quest’ottica la conversazione con Francesco Bandiera, presidente di Fedepiloti – Federazione Italiana Piloti dei Porti – che apre un focus sui temi più cari alla categoria:

Termina il 2019. Che bilancio fa di questo anno?
«Riteniamo come Federazione di poter affermare che certamente possiamo essere soddisfatti di quanto prodotto in questo anno che volge al termine. Personalmente credo che la cosa più importante sia lo spirito di abnegazione e la compattezza all’interno della categoria, fondamentale per portare avanti le diverse istanze di miglioramento dell’organizzazione e garantire un servizio di qualità.
In un mondo dove prevale il sentimento della divisione, poter sottolineare che al nostro interno sia invece prevalente il sentimento dello stare insieme e della condivisione fa la differenza e ci rende forti e credibili.
L’assemblea nazionale che abbiamo avuto nel mese di aprile ha rappresentato un momento di confronto molto importante e su temi delicati. Autoproduzione, liberalizzazione del servizio erano argomenti caldeggiati da alcuni, ma la risposta dell’Amministrazione è stata chiara nel dare la “rotta” da seguire, ovvero che “l’impianto regolatore così come inquadrato nel nostro ordinamento non va assolutamente toccato».

Le stime 2020 sul traffico crocieristico negli scali nazionali prevedono un record di 13,07 milioni di passeggeri movimentati (imbarchi, sbarchi e transiti), + 6,2% sulle stime già positive di chiusura 2019. Che significa tutto questo per la vostra categoria?
«Esprimo piena soddisfazione per il nostro Paese che sempre di più si conferma meta desiderata dai tanti crocieristi. Auspichiamo che quanto prima si possa intervenire in quei porti che abbisognano di adeguamento dei fondali per migliorare la capacità di manovra per i nuovi giganti del mare, tra cui anche le navi da crociera di ultima generazione.
Sembrerà strano, ma nonostante la tecnologia abbia fatto passi da gigante, le navi non hanno ancora le ruote (se mi si concede la battuta)».

Il problema tariffario continua ad essere l’ago della bilancia nei rapporti tra Fedepiloti, armatori e Comando Generale. A che punto siamo? Si può sbilanciare su una previsione?
«Diciamo sempre che quello tariffario non è un problema, se non lo si vuole fare diventare. Perchè i costi legati al servizio di pilotaggio in Italia sono fortemente competitivi se comparati al resto d’Europa e non solo. E questo grazie ad un modello istruttorio di connotazione pubblica in cui il soggetto regolatore è lo Stato attraverso il competente ministero con la partecipazione anche del Comando Generale, che nel tempo ha evidentemente contribuito a portare il pilotaggio italiano ai livelli attuali. Un procedimento trasparente, equo ed efficace che consente di offrire uno dei migliori servizi al mondo in termini di sicurezza, efficienza e produttività a totale disposizione del comandante del porto.
Per il resto più che l’ago della bilancia, la questione tariffaria, la definirei il “collante” tra i vari soggetti portatori di interessi evidentemente diversi. Mi rendo sempre più conto che erroneamente vi è la tendenza a scambiare il procedimento di cui parliamo, con un semplice rinnovo contrattuale, dove la parte erogatrice del servizio dovrebbe mercanteggiare gli adeguamenti. Lo diciamo ancora una volta:”le corporazioni non fanno lucro”, non essendo società, ma al contrario necessitano di una dotazione finanziaria determinata da una formula matematica che tiene conto in modo trasparente di tutte le variabili del servizio».

L’ennesimo incidente nelle Bocche di Bonifacio ha riaperto la diatriba sull’obbligo o meno del pilotaggio in quella specifica zona di mare. A che punto siamo? Ha ricevuto delle aperture dal ministero?
«La questione del pilotaggio nelle Bocche di Bonifacio non è una partita dei piloti che, ricordiamolo, si sono messi a disposizione in forma gratuita per mantenere in piedi un servizio di disponibilità ad intervenire 24h per tutti i giorni dell’anno assieme ai colleghi francesi, ma bensì è una specifica determinazione delle Nazioni Unite attraverso il suo organo tecnico in tema marittimo: l’IMO (International Maritime Organization).
Nell’ormai lontano 2011 l’Italia e la Francia chiesero alla comunità internazionale, giustamente, maggiori misure a tutela di questo tratto di mare che, oltre ad essere di straordinaria bellezza e importanza naturalistica, è uno strategico crocevia del traffico marittimo internazionale. La risposta è arrivata e proprio per le caratteristiche anzidette, è stato assegnato un protocollo con delle specifiche misure di protezione associate (così sono definite) tra cui il pilotaggio raccomandato. I piloti chiamati ad intervenire si sono resi immediatamente disponibili a fronte anche di diverse dichiarazioni d’intento da parte degli organi competenti per supportare tale progetto. Il Ministro dell’Ambiente Costa, a seguito proprio di questo ultimo incidente, ha mostrato la giusta attenzione, così come la sua omologa francese. Non è da escludere che la questione possa essere riportata in sede internazionale.
Per quanto concerne l’incidente, purtroppo è una questione statistica. Ovviamente siamo contenti che non vi siano stati feriti o problemi ambientali, ma non si può non rilevare che è un importante campanello d’allarme, ricordando anche l’assurda collisione dell’anno scorso a nord della Corsica».

Il ruolo pubblico svolto dalla corporazione è un elemento che spesso viene messo in discussione. Continua ad essere così o lei ha la percezione che qualcosa stia cambiando?
«Le mie percezioni personali le lascio volentieri alla porta. Mi preme invece stare ai fatti. Ad aprile abbiamo dovuto far vivere, per la prima volta nella storia della Fedepiloti, un’Assemblea dai toni decisi proprio per i ripetuti attacchi scomposti indirizzati al pilotaggio per non si è capito bene quale scopo. La politica di allora, ricordo intervennero Ministro e vice, fu molto chiara nell’indirizzo che lo Stato intendeva mantenere. Un messaggio ripreso ad ogni occasione anche dal Comandante Generale delle Capitanerie di Porto Guardia-Costiera, Amm. isp. Capo Pettorino, che attribuisce al pilotaggio, e ai servizi tecnico nautici in generale, l’imprescindibile funzione di tutela degli interessi generali come strumento nelle mani del comandante del porto attraverso il quale può adempiere in pieno alle funzioni a lui attribuite dal codice della navigazione in tema di sicurezza marittimo-portuale».

La sicurezza è uno dei punti sul quale si focalizza maggiormente l’attenzione della sua presidenza. Come si sta muovendo Fedepiloti in questo senso?
«Il tema sicurezza è sempre stato al centro dell’attività del servizio di pilotaggio. E non potrebbe essere altrimenti perchè questo è il nostro “core business”.
Pertanto negli oltre sessant’anni di storia la Dirigenza della Fedepiloti ha sempre lavorato in tal senso. Anzi colgo l’occasione per un ringraziamento pubblico dell’operato di tutti, nessuno escluso, perchè se oggi siamo qui, con questi risultati è solo per merito loro. Alla dirigenza di oggi l’onere di migliorare se possibile».

Nonostante la scarsità di personale impiegato però, i piloti italiani hanno la più bassa percentuale di incidentalità in Europa. Vuol dire che la nostra formazione professionale è la migliore?
«Le due osservazioni non sono direttamente collegate. Se è vero che gli organici sono ormai molto al di sotto delle reali necessità a causa di un fermo dei concorsi pubblici da diversi anni, è vero anche che lo spirito di sacrificio che da sempre contraddistingue chi opera per mare ha reso possibile mantenere alta l’efficienza unitamente agli standard qualitativi anche in termini di sicurezza. Indagini recentissime indicano come in Italia le navi abbiano mediamente un periodo di attesa pari a zero contro un traffico decisamente aumentato, ma soprattutto il dato che ci rende orgogliosi è che, non in Europa, ma al mondo, siamo il paese con minore incidentalità rispetto al numero di prestazioni effettuate.
Questo non ci deve assolutamente fare abbassare la guardia. Chi ha avuto un minimo di formazione marinaresca sa bene che il pericolo si insinua quando meno te lo aspetti e gli incidenti marittimi spesso si portano dietro gravi danni alle infrastrutture, alla nave, all’ambiente, oltre che purtroppo a volte vite umane o feriti gravi. Proprio per questo continuiamo a dire a gran voce che la categoria dei Piloti deve essere messa in grado di lavorare serenamente e non può essere artificiosamente demonizzata per piccoli interessi privati e personali di alcuni soggetti. Soprattutto qui in Italia dove i dati macroeconomici di riferimento sono quelli che abbiamo accennato. Così come è impensabile che il carico di lavoro che si sostiene oggi possa essere all’infinito. A Genova mancano 7 unità, lo sforzo profuso dai colleghi non può essere considerato normale e dietro di loro ci sono una ventina di altri porti che se non sono in affanno come il primo scalo nazionale, poco ci manca. Quindi chiediamo che i concorsi partano presto con un procedimento chiaro ed univoco per tutti. Anche per dare risposte all’occupazione se vogliamo. Ad oggi siamo pronti ad accogliere trenta nuovi aspiranti piloti che diventeranno cinquanta nei prossimi cinque anni. Per una categoria piccola come la nostra si tratta di un ricambio generazionale di poco meno di un quinto e considerando che l’esperienza è alla base di una buona prestazione di pilotaggio, vuol dire che dovremo, noi “anziani” farci anche carico di un addestramento di proporzioni mai viste prima se vogliamo mantenere i livelli di qualità attuali».

I piloti a volte sono impiegati in complesse operazioni in collaborazione con la Guardia costiera come l’elitrasporto per l’imbarco sulle navi.. Stiamo entrando in una nuova era 2.0 del pilotaggio?
«Il percorso di collaborazione con la Guardia Costiera è da sempre l’elemento vincente del sistema portuale italiano. La migliore espressione di gestione pubblica dei porti passa tanto dalla parte commerciale, atto devoluto alle AdSP, quanto e soprattutto dalla gestione della sicurezza del porto e delle acque del sorgitore. E’ attraverso la tutela degli interessi pubblici dello Stato che si salvaguardano anche gli interessi privati di chi il porto lo utilizza per operazioni commerciali. Il contrario sarebbe impensabile. Vedasi anche l’ultimo recentissimo caso del traghetto in fiamme nella rada di Livorno dove il pilota a bordo Zarcone, raggiunto poi dal Capo Pilota Maggiani, sono stati parte molto attiva delle operazioni di soccorso. Azione riconosciuta anche dall’armatore che mi risulta abbia fatto una nota alla corporazione di riconoscenza in tal senso.
Mentre per quanto concerne l’attività nelle Bocche di Bonifacio rientra nel piano di mantenimento dell’addestramento di coloro abilitati secondo un protocollo d’intesa con il Comando Generale per l’elitrasporto dei piloti in caso di emergenza e/o necessità, nato a seguito della tragedia del Norman Atlantic in adriatico su una intuizione della scorsa dirigenza accolta immediatamente dal Comando Generale. Da allora sono stati addestrati diversi piloti su quasi tutto il territorio nazionale per evenienze del genere.
Sicuramente sono momenti in cui il personale coinvolto del Corpo delle capitanerie ed i Piloti marittimi rafforzano la stima reciproca per il servizio che svolgono e questa è una cosa buona».

Il 2019 è stato l’anno in cui l’IMO ha voluto ricordare l’importanza del ruolo della donna in ambito marittimo. Anche Fedepiloti si sta muovendo in questa direzione cercando di aumentare le “quote rosa” al suo interno?
«Le cosiddette “quote rosa” nel pilotaggio devono per forza passare attraverso il concorso pubblico per titoli ed esami che è uguale per tutti. Ad oggi delle tre Ufficiali che hanno partecipato alle selezioni, due divennero allieve pilota, ed oggi sono pienamente operative in due porti di grande importanza: Augusta e Venezia».

Come sarà il 2020 di Fedepiloti? Quali saranno le prime sfide da affrontare?
«L’augurio che ci facciamo è sicuramente legato al superamento una volta per tutte del tema tariffario. Come detto riteniamo di avere tutte le carte in regola ed è un tema che chiaramente contribuisce in maniera determinante alla serenità di chi opera tutti i giorni e le notti nei porti, in qualsiasi condizione meteomarina ed intervenendo in qualsiasi situazione anche di pericolo, come può essere un incendio a bordo o una nave incagliata.
A quasi tutti è noto che il pilotaggio è stato tenuto fuori dal regolamento europeo 352/2017 che riguarda la liberalizzazione dei “servizi portuali”, se non per la parte concernente proprio le tariffe applicate che devono essere congrue ed espresse in modo trasparente. Sul punto il Ministero si è rivolto ad un advisor esterno e siamo quindi in attesa di conoscere gli esiti. Parimenti l’argomento organici certamente non può più attendere. Non ci resta quindi che augurare buon vento al decisore che possa intervenire in tempi brevi ed a salvaguardia di un impianto collaudato che ha certamente necessità di essere aggiornato, ma mantenendo saldi i principi ispiratori».

«Concludo con un augurio di Buon Natale e di serenità per tutti. Guardiamo all’anno nuovo con il calendario di Fedepiloti 2020, con le immagini suggestive degli stessi piloti e dei fotografi professionisti come Michela Canalis, Corintiano Lopez e Carlo Mariotti. Un’iniziativa di beneficenza coordinata dalla Stella Maris di Ancona, ma anche un viaggio emozionale nei luoghi dove ogni giorno si svolge l’attività dei Piloti: la pilotina, il mare e le navi».

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