Si acuisce il braccio di ferro tra armatori e sindacati sul tema dell’autoproduzione – Nei giorni scorsi è stato presentato dal PD un emendamento al DL Rilancio che, qualora passasse, andrebbe a limitare il ricorso all’autoproduzione da parte degli armatori solo nei casi di indisponibilità degli articoli 16 o 17 e introdurrebbe inoltre l’obbligo per l’armatore di imbarcare personale aggiuntivo per le svolgimento di queste operazioni, e un canone giornaliero da 1.500 euro per l’esercizio dell’autoproduzione.
Una nota di Uiltrasporti fa sapere che se l’emendamento non dovesse passare «sarà inevitabile la mobilitazione» – Lo scrive il segretario generale della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi: «L’emendamento proposto dal PD che regola l’autoproduzione nei porti è di portata fondamentale, finalizzata ad eliminare lo sfruttamento dei lavoratori marittimi e garantire l’equilibrio del lavoro e dell’organico nei porti italiani – scrive il segretario Uil – «Dopo quasi un decennio di rivendicazioni dei sindacati confederali per una regola chiara, che elimini l’eccessiva discrezionalità delle Autorità di Sistema Portuale che nel tempo hanno risposto in modo disomogeneo alle pressioni delle compagnie di navigazione, questa misura, finalmente in decreto Rilancio, non è più rinviabile.»
«Il modello di sviluppo del nuovo Paese – dice nella nota il segretario generale UIL – deve partire dalle regole e dal contrasto dello sfruttamento dei lavoratori, ma notiamo con preoccupazione che mentre una parte della maggioranza di governo con questa e con altre norme che apprezziamo, pare essere su questa linea, resta una parte di maggioranza che ancora non si è espressa. Se questo emendamento non passasse – avverte Tarlazzi– si renderà necessario valutare forme di mobilitazione dei lavoratori portuali».
Diversa la posizione delle Associazioni armatoriali – AssArmatori, Confitarma e l’associazione degli agenti marittimi nazionali, Federagenti, che in una lettera a firma congiunta, inviata alla ministra Paola De Micheli:”Autorizzazione per lo svolgimento di operazioni portuali per conto proprio o di terzi ex art. 16 legge 84/94″ –esprimono preoccupazione per l’emendamento presentato « Di fatto, se tali modifiche venissero accolte – scrivono le associazioni – non si regolerebbe il diritto all’autoproduzione come sostengono i sindacati, ma lo si negherebbe del tutto, facendo tornare i porti italiani indietro di 25 anni, se non addirittura ad una fase antecedente anche all’entrata in vigore della legge antitrust nazionale (287/1990), il cui articolo 9 enuncia il diritto all’autoproduzione qualificandolo come un diritto soggettivo perfetto nell’ipotesi in cui l’operatore economico intenda offrire a se stesso, attraverso personale e mezzi propri, un servizio fornito in regime di riserva legale».