Assoporti: Parola d’ordine è “fare squadra”

Zeno D'Agostino
di Lucia Nappi
ROMA – Viviamo in un momento storico di grande transizione “I Camalli statunitensi, hanno rotto gli accordi con i sindacati”, si sono ribaltate le aspettative: gli Stati Uniti con Trump sono sempre più protezionisti e la Cina è diventata la prima potenza capitalista. Di fronte a queste dinamiche l’Europa ha perso la sua leadershipnon ha brillato per essere stata da seguire” a tracciare questa visione è Zeno d’Agostino presidente di Assoporti dal palco dell’Assemblea Programmatica svolta a Roma presso le Scuderie di palazzo Altieri.
L’Europa non brilla più – L’affermazione è chiarita da alcuni esempi che il presidente di Assoporti suggerisce alla platea: “Alibaba in 1 sola ora fa il fatturato di Zara in un’intera giornata”, il portale cinese a confronto con il brand europeo è un esempio che mette in evidenza di come l’Europa nel contesto delle massime potenze abbia perso il proprio ruolo di leadership.  “L’Europa non brilla per essere una stella da seguire”. Queste sono le macro dinamiche e “la portualità non è un problema settoriale” sottolinea D’Agostino ma un problema di tutto il paese, poiché incrocia le dinamiche globali e tratta con player globali. 
D’Agostino individua la debolezza della politica portuale europea che si sostanzia nella mancanza di una propria linea programmatica per la portualità. L’Italia al’interno dell”European ports Forum (l’Organizzazione che rappresenta a livello europeo i porti: le autorità portuali, l’industria del settore, le principali città europee portuali e le organizzazioni non governative degli Stati membri)  non è stata in grado di promuovere una politica programmatica forte anche in qualità di paese leader data la sua posizione nel Mediterraneo. Il presidente di Assoporti lancia un monito “Al contrario dell’Europa e di noi le 16 nazioni dell’Europa dell’Est insieme alla Cina hanno definito le loro linee programmatiche” . Pertanto in questo scenario globale se il nostro paese non vuole essere schiacciato, deve saper dove vuole andare e tracciare le proprie linee programmatiche. In questo contesto dice D’Agostino “Dove deve stare l’Italia? Le linee programmatiche della portualità devono uscire oggi da queste teste che sono qua”.
La parola d’ordine ripetuta dall’Assemblea “è fare squadra”: La razionalizzazione dei porti non era semplice, – sottolinea D’Agostino- “ma ha portato ad una razionalizzazione orizzontale tra porti”. Da qualche mese in Italia si sta pervenendo ad un ulteriore sviluppo del fare sistema che promuove  “l’integrazione tra le diverse piattaforme logistiche e tra le diverse aree industriali”, quindi più sistemi portuali che  fanno squadra tra loro per rafforzare il sistema logistico e industriale. È qui che si gioca il fattore di competizione con i porti europei e il fenomeno di attrazione rispetto agli armatori globali secondo D’Agostino. “Al mercato globale non ci possiamo presentare come porti singoli”.
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Due sono le visioni proposte: se da un lato il sud del Mediterraneo che dal punto di vista geopolitico si sta stabilizzando tornando quindi alla normalità sta creando nuove opportunità per i porti del Mezzogiorno, dall’altro lato c’è il ruolo che gioca l’Italia in Europa e la capacità che deve acquisire il nostro paese di fare lobby che non è un concetto negativo, ma è  necessario per far sentire le esigenze del nostro paese all’Europa”.
Le tematiche da portare in Europa secondo la visione del presidente di Assoporti sono: la contrattazione per quanto riguarda le reti TEN-T, la riprogettazione dei porti Core che vede Civitavecchia unico escluso. Le reti europee “Transmediterranee che non devono fermarsi a Gibilterra o Istanbul”. D’Agostino più volte ringrazia il ministro Delrio, seduto in sala, per il lavoro svolto: “Se oggi non siamo qui a discutere è grazie all’attività del ministro” “Ogni volta noi dobbiamo pensare che abbiamo un governo forte che ci dà le linee guida ed è dalla parte dei porti”
 
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