Approvato dal Consiglio dei ministri il Recovery Plan – Per il sistema portuale 3,32 miliardi

Palazzo Chigi
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ROMA – Il Consiglio dei ministri, concluso poco prima delle 1,00 di stanotte, ha approvato il Recovery Plan con quasi tutti voti favorevoli tranne l’astensione delle due ministre di Italia Viva, Elena Bonetti e Teresa Bellanova, lo strappo è stato sul Mes. Oggi le ministre si dovrebbero dimettere, la crisi di governo è dietro l’angolo.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sull’impiego del Recovery Plan – Next generation Eu – un documento di 172 pagine che dovrà essere presentato a Bruxelles, e che rispetto alla bozza arrivata, ieri sera, in CdM non ha subito nessuna modifica. Come anticipato ieri da Corriere marittimo, il Fondo vale 222,9 miliardi e il capitolo più corposo riguarda la rivoluzione verde 68,9 miliardi, per le infrastrutture 31,98 miliardi, per digitalizzazione e cultura sono stanziati 46,18 miliardi.

Palazzo Chigi fa sapere in una nota che “Il PNRR impatterà positivamente sulle principali variabili macroeconomiche e sugli indicatori di inclusione, equità e sviluppo sostenibile attraverso i maggiori investimenti che attiverà direttamente e indirettamente e le innovazioni tecnologiche che introdurrà e stimolerà. Questi effetti saranno amplificati dalle riforme di contesto e da quelle più settoriali inserite nelle singole componenti del Piano. Una valutazione dell’impatto complessivo di investimenti, trasferimenti, incentivi e riforme, nonché dell’effetto moltiplicativo che potrebbe realizzarsi grazie all’effetto-leva di numerose linee progettuali del Piano, potrà essere effettuata quando tutti i dettagli dei progetti e delle relativamente riforme saranno pienamente definiti”.

La missione INFRASTRUTTURE PER UNA MODALITA’ SOSTENIBILE per un ammontare complessivo di risorse pari a 31,98 miliardi di euro si concretizza in 2 linee di azione:
“ALTA VELOCITA’ FERROVIARIA E MANUTENZIONE STRADALE 4.0” a cui vanno 28,30 miliardi
“INTERMODALITÀ E LOGISTICA INTEGRATA a cui vanno 3,68 miliardi La missione riguarda lo sviluppo di un sistema portuale competitivo su tutto il territorio nazionale: -Potenziamento della competitività del sistema portuale italiano in una dimensione di sostenibilità e sviluppo delle infrastrutture intermodali sulla base di una pianificazione integrata e realizzazione dei collegamenti di ultimo miglio dei porti – Sostenibilità ambientale ed efficientamento energetico dei porti (Green ports); – Digitalizzazione della catena logistica e del traffico aereo – Riduzione delle emissioni connesse all’attività di movimentazione merci-

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Al Progetto integrato Porti d’Italia vanno 3,32 miliardi così suddivisi:
2,10 miliardi per “Porti e intermodalità collegati alle grandi linee di comunicazione europea e nazionali e per lo sviluppo dei porti del sud”;
1,22 miliardi per Green ports e cold ironing;
A Digitalizzazione aeroporti e sistemi logistici, vanno 360 milioni

Sul Progetto integrato Porti d’Italia fanno la parte del leone i due porti di Genova e Trieste:
– Realizzazione della nuova Diga Foranea di Genova;
– Progetto Adriagateway per il potenziamento del sistema logistico del Porto di Trieste;
Per gli altri porti nazionali le linee di intervento si ritrovano nella pianificazione strategica inserita nel piano Italia Veloce:
– Porti del sud e ruolo nei traffici intra mediterranei, ZES;
-Ultimo miglio ferroviario e stradale (Porti di Venezia, Ancona, Civitavecchia, Napoli, Salerno);
-Resilienza Infrastrutture a cambiamenti climatici (Porti di Palermo, Salerno, Manfredonia, Catania e Venezia);
-Accessibilità Marittima (Porti di Vado Ligure, Civitavecchia,Taranto,Marina di Carrara, Napoli e Salerno e Brindisi)
– Aumento della capacità portuale: Porti di Venezia, Ravenna, La Spezia, Napoli, Trapani e Cagliari;
– Efficientamento energetico e ambientale: Porti dello Stretto di Messina.

Il primo 70% delle sovvenzioni verrà impegnato entro la fine del 2022 e speso entro la fine del 2023. Il piano prevede inoltre che il restante 30% delle sovvenzioni sarà speso tra il 2023 e il 2025. I prestiti totali aumenteranno nel corso del tempo, in linea con l’obiettivo di mantenere un livello elevato di investimenti e altre spese, in confronto all’andamento tendenziale. Nei primi tre anni, la maggior parte degli investimenti e dei “nuovi progetti” (e quindi dello stimolo macroeconomico rispetto allo scenario di base) sarà sostenuta da sovvenzioni. Nel periodo 2024-2026, viceversa, la quota maggiore dei finanziamenti per progetti aggiuntivi arriverà dai prestiti.

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