Intervista / Marchiori, PSA Venice–Vecon: «Non vedevo un anno così positivo da tanto tempo»

Parla Daniele Marchiori, general manager di PSA Venice Vecon: «345 mila teu previsti a fine 2025, record storico per il terminal» - Crescono le navi dell'Alleanza Gemini con i servizi feeder sull'Adriatico, e quelle di Msc primo cliente di Venezia.
Daniele Marchiori
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VENEZIAPSA Venice – Vecon, il terminal container di Venezia Marghera chiuderà il 2025 con numeri da record, lo ha annunciato in conferenza stampa la proprietà, PSA Italy, primo operatore terminal container gateway in Italia, la società che movimenta il 25% dei volumi nazionali di contenitori in import ed export.

Presente in conferenza stampa il vertice di PSA Italy: il ceo Roberto Ferrari e il presidente Marco Conforti, insieme al general manager di PSA Venice – Vecon, Daniele Marchiori, intervenuto per Corriere marittimo per approfondire: le proiezioni 2025 e i progetti di sviluppo del terminal veneziano.

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«Quest’anno raggiungeremo 345 mila teu, record storico di Vecon»– ha dichiarato il general manager Daniele Marchiori – «Abbiamo iniziato il 2025 in calo, poi da aprile Gemini, l’Alleanza di Hapag Lloyd con Maersk, ha rafforzato le toccate per l’Adriatico con due nuovi servizi feeder che partono da Port Said dove le due shipping line hanno stabilito il loro hub Port del mediterraneo. Maersk in aggiunta sbarca a Venezia anche il carico destinato a Ravenna ed Ancona, volume addizionale per Vecon che pare possa perdurare anche per parte del 2026.
Hapag Lloyd sta consolidando molto la presenza in Adriatico e anche nel 2025 ha mantenuto le promesse di crescita che ci aveva prospettato. Ma altrettanto importante è il ruolo che ha giocato MSC quest’anno, che avendo due terminal a Venezia ha più opzioni per mantenere un’ampia offerta e disponibilità di ormeggio per le proprie navi, anche loro sono cresciuti molto e rimangono il primo cliente di Venezia. La somma di queste tre cose ha fatto sì che quest’anno Vecon raggiungerà 345 mila teu a fine 2025. E’ il record storico del terminal».

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Dal punto di vista degli investimenti?

«Questo è coinciso con il rinnovo della concessione, quindi la società ha pensato a comprare l’equipment e i mezzi, ci stiamo lentamente attrezzando non è immediato perché quando ordini una gru questa arriva dopo 24 mesi. Stiamo investendo: lo scorso anno abbiamo investito 16 milioni comprando tre E-RTG» – Electric Rubber Tyred Gantry cranes, gru da piazzale totalmente elettriche e a zero emissioni -«che sono già in navigazione e arriveranno a Vecon il 24 dicembre.
Investiremo altri 22milioni comprando altre due gru di banchina, abbiamo fatto una gara per acquisire queste due gru ship-to-shore, gara attualmente chiusa, siamo nelle fasi finali e probabilmente firmeremo il contratto tra la fine di dicembre e l’inizio del 2026. Si tratta di un investimento importante perché le gru costano 11 milioni l’una, però verranno consegnate in 24 mesi».

Questo incremento dei volumi fa sì che siate in contro tendenza rispetto al panorama terminalistico nazionale.

«Si siamo un’eccezione, il porto di Venezia nell’insieme dei due terminal, cresce in termini di container del 12%. La situazione è abbastanza positiva anche nell’ambito siderurgico e break bulk, Venezia si avvia a chiudere un 2025 positivo».

L’aerea industriale del Veneto alle spalle del vostro porto è molto produttiva, quale è il bacino delle vostre merci?

«Il bacino delle nostre merci è tutto vicino a Venezia, Questa è un’area industriale molto ricca: Padova da sola muove 450-500 mila teu, Venezia fa 500 mila teu e Verona che è a 100 km di distanza fa altri 500 mila teu. Di questo 1,5 milioni, 500 mila lo facciamo noi a Venezia, altri 500 mila dall’interporto di Padova vanno nel Tirreno e da Verona vanno in Nord Europa. Solo Padova e Venezia producono 1 milione di teu. L’80% del nostro carico è entro i 100 km di distanza: tutto il trevisano, Pordenone, il padovano, tutta merce che quando può preferisce scegliere il porto più vicino ma non avendo servizi diretti purtroppo non riusciamo a capitalizzare tutta la quota dí mercato disponibile.
Venezia non riuscirà mai a fare i servizi diretti perché ci sono dei limiti nautici dovuti al Mose che ormai ha creato una barriera a -12 metri di profondità e non potrà mai più essere superata. Quando il Mose è stato progettato, quasi 40 anni fa, -12 metri poteva essere un pescaggio sufficiente, oggi questa profondità non basta più. Noi possiamo scavare prima e dopo il Mose ma la barriera è a -12 metri. Venezia è destinata a lavorare solo con i servizi feeder».

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Quali sono le rotte del vostro carico?

«La maggior parte del nostro carico va in Far East, soprattutto in Cina, ma non avendo servizi diretti trasbordiamo: a Malta, Gioia Tauro, Pireo e Port Said dove i container vengono caricati nel servizio diretto. Mentre a Genova arrivano le navi da 400 metri, Venezia non permette l’accesso di queste grandi navi. Sicuramente la grande maggioranza del nostro carico, dal 47% al 53% (cambia di mese in mese) è diretto al Far East, soprattutto in Cina. Poi abbiamo anche altri traffici: l’intra-Med, il Mediterraneo, Israele.
Era tanto tempo che non vedevo un anno così positivo, quindi belle notizie!».

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