ROMA – “Cinquant’anni di economia marittima in Italia: evoluzione e prospettive tra XX e XXI secolo” questo il titolo della Tavola rotonda svolta ieri a Roma presso la sede del Cnel nell’ambito della manifestazione per la celebrazione dei venticinque anni della Federazione del Mare. La manifestazione è stata anche l’occasione per la presentazione della VI edizione del Rapporto sull’economia del mare realizzato con il Censis, realizzato con il contributo di Federazione del Mare, dei gruppi d’Amico e Grimaldi e di Ucina Confindustria Nautica. La manifestazione è stata presieduta da Tiziano Treu, presidente del CNEL, e da Mario Mattioli, presidente della Federazione del Mare.
L’incontro ha messo a fuoco il ruolo dell’industria armatoriale italiana, durante il secolo passato fino ad oggi nell’ambito dell’eonomia nazionale, riscostruendo il valore economico e occupazionale dell’industria cantieristica e descrivendo l’evoluzione della portualità nazionale nel sistema trasportistico europeo e negli scenari della globalizzazione, come di quella della nautica da diporto e della pesca.
Sono intervenuti alla tavola rotonda, condotta da Giorgio De Rita, segretario generale del Censis: Lucio Caracciolo (Limes), Francesco Dandolo (Università di Napoli), Luigi Giannini (Federpesca), Carlo Lombardi (Federazione del Mare), Roberto Perocchio (Ucina), Giovanni Pettorino (Comandante generale Corpo Capitanerie di Porto – Guardia Costiera), Gianpaolo Polichetti (Grimaldi Lines).
“Se si guarda all’Italia della fine degli anni Sessanta e la si confronta con l’attuale – ha detto Mattioli – si può affermare che in questi cinquant’anni moltissimo (forse quasi tutto) è cambiato, almeno sul piano politico-sociale ed economico. Quello che ritroviamo invariato è però certamente il fatto che, oggi come allora, in Italia riveste un ruolo strategico ai fini dello sviluppo la nostra economia marittima, date le ampie dimensioni sue e del suo indotto, il ruolo importante che riveste il mare per la logistica delle persone e delle merci, la pronunciata dipendenza dagli approvvigionamenti marittimi dell’industria manifatturiera, il forte turismo crocieristico e nautico, il ruolo della pesca, la prevalente natura peninsulare del territorio, la rilevanza delle città di mare” .