GENOVA – Chilometri aggiuntivi, attese, ridotte velocità commerciali del trasporto, perdita di capacità produttiva in termini di consegne al giorno. Queste le conseguenze e i danni indiretti del crollo del ponte Morandi sulle imprese di autotrasporto che operano a Genova, nel bacino portuale di Sampierdarena, la stima arriva da Trasportounito (Associazione nazionale trasportatori professionali). In definitiva fa sapere l’associazione che i costi aggiuntivi sarebbero quantificabili attorno ai 6 milioni di euro mensili. La valutazione viene fatta non tenendo di conto, perché ancora non è possibile, degli interventi infrastrutturali di emergenza che verranno messi in atto. A fronte di tutto ciò Trasportounito chiede quindi un confronto urgente e serrato anche con le aziende committenti che, “siamo convinti – spiega Giuseppe Tagnochetti, coordinatore di Trasportounito Liguria– saranno responsabilmente coinvolte in un confronto vero e quindi nella messa a punto di nuove condizioni operative di lavoro nonché nella definizione di un sistema tariffario dei servizi di autotrasporto adeguato allo stato di emergenza”.
Parlando dei costi aggiuntivi stimati che graveranno sulle imprese di trasporto, Tagnochetti specifica: “La cifra potrebbe anche risultare ben più alta e che assume un peso rilevante anche a livello nazionale, considerando che sono coinvolte almeno 400 imprese e circa 2000 autisti. Si tratta di una prima stima che non tiene e non può ancora tenere conto delle conseguenze e dell’efficacia di una serie di interventi infrastrutturali d’emergenza, come l’apertura della nuova strada a mare nelle aree Ilva e demaniali, la nuova viabilità completata di lungomare Canepa e le modalità di accesso al nodo autostradale dell’aeroporto. Azioni che, se messe in atto congiuntamente, dovrebbero contenere l’impatto operativo ed economico sulle aziende, legato al crollo del Morandi.
“Se saremo chiamati poi ad operare anche in turni notturni, le imprese di autotrasporto si troveranno ad affrontare un ulteriore aumento dei costi del personale fra il 30 e il 35%, senza contare la necessità di investire in nuove macchine e operatività”.