LIVORNO – Il testo del Disegno di legge della “Riforma portuale” proposta del governo e targata Rixi, resa pubblica dai media di settore nelle ultime settimane, non convince gli operatori, i sindacati, le imprese, a detta quali la natura centralista non funziona.
Ne hanno discusso a Livorno gli operatori, le imprese e le associazioni datoriali confrontandosi con i rappresentanti della politica. Intervenuto da remoto il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, Edoardo Rixi, l’on. Salvatore Deidda, presidente della IX Commissione Trasporti, della Camera, le deputate Maria Grazia Frijia (FdI) e Valentina Ghio (PD) e vicepresidente del gruppo PD alla Camera e componente della Commissione Trasporti.
L’iniziativa è stata promossa da “Il Secolo XIX” presso il centro congressi dei Bagni Pancaldi.
Le criticità:
Achille Onorato:
Secondo Achille Onorato, ceo Moby: “Se avere una centralità serve per accelerare il processo di evoluzione infrastrutturale del porto allora questo ha un senso. Ma già la riforma parte monca, perché 500 milioni non ci sono, ma se la centralità serve per creare un’altra mega struttura a Roma e decentrare il potere locale questo è pericoloso”.
Il tema lanciato da Onorato fa riferimento all’elemento più criticato della riforma: la natura centralista, attraverso cui viene esercitato un controllo centralizzato delle risorse e delle decisioni. E l’istituzione del fondo da 500 milioni di euro, alimentato da un prelievo forzoso sugli avanzi di amministrazione disponibili delle Autorità di sistema Portuali. Quindi non fondi inutilizzati, ma risorse accantonate.
Nereo Marcucci:
“I soldi delle Autorità portuali non ce li hanno più” – questo è il primo avvertimento lanciato da Nereo Marcucci, coordinatore Confindustria Toscana – Infrastrutture e Logistica, a margine dell’incontro, sentito da Corriere marittimo: “Gariglio – ( il presidente dell’AdSP Alto Tirreno) – non ha una lira!” – “Riforma o non riforma le risorse delle AdSP vengono concentrate a Roma, facendo finta che siano risorse nuove per spenderle esattamente come sarebbe stato necessario prima. Dal facile al difficile attraverso l’inutile. Una riforma porti ma che non è inutile,” – sottolineando il secondo avvertimento e messaggio chiaro – “perché qualcuno in cima ci succhia da queste risorse”.
Poi sempre Marcucci a margine ma interloquendo con la deputata Maria Grazia Frijia (FdI), pronta per uscire, non lo manda a dire: “Oggi le AdSP per sopravvivere, con quelle quattro risorse che dovreste dargli, cosa faranno? Se vuole i conti precisi a Livorno li abbiamo gia fatti e sappiamo di cosa parliamo. Le Autorità portuali, non avendo più una lira, dovranno aumentare i canoni concessori, i servizi di interesse generale, diminuire le manutenzioni ordinarie per le quali già da anni non riescono più. Per la competitività, quale finalità dell’accentramento, c’è bisogno di razionalizzazione, mentre negli ultimi anni i governi che si sono succeduti hanno dato soldi a tutti. L’obiettivo centrale invece è razionalizzare, centralizzare e spendere meglio
Poi incalzando l’on. Frijia con sarcasmo le chiede: “Lei è sicura che a fine 2026 gli avanzi di amministrazione saranno 500 milioni?” – rispondendosi da solo: “By sound!!” il se senso è chiaro, senza sforzarsi di cercare una traduzione letterale.
Ovvero “per il fondo i 500 milioni sono gli avanzi di amministrazione delle Autorità di Sistema Portuale, ma a fine 2026 questi avanzi saranno 236 milioni e non più 500 milioni”
Frijia andando via risponde. “Va bene ne discutiamo” – Marcucci ribatte tra i denti: “Ne discutiamo”.
Precedentemente Marcucci intervenendo a margine per Corriere marittimo, avvertiva: “Le Autorità di Sistema portuale sono chiamate a migliorare le infrastrutture, ma se gli levi le risorse per fare questo mestiere residuale di cosa stiamo parlando?”.
Tale ruolo delle AdSP, secondo Marcucci, è reso ancora più residuale dal contesto: “Sono essenzialmente due sono i player” che esercitano il controllo e il potere di sviluppo o decremento dei traffici nei porti: “le shipping line e l’industria”. Le prime perché hanno il potere di determinare i flussi di traffici in un porto e l’industria perché con la produzione può incrementare l’esportazione dei manufatti o delle materie prime in ingresso. Di fatto il Paese è fermo da 10 anni: “500 milioni di tonnellate era la merce movimentata nei porti italiani nel 2014 e altrettanti 500 milioni di tonnellate nel 2024”
Quindi sullo strumento della riforma “la Porti d’Italia SpA”, la società per azioni che si pone come struttura sovraordinata rispetto alle attuali Autorità di Sistema Portuale, altro non fa che privare le AdSP delle loro funzioni fondamentali di governo, pianificazione e gestione operativa. Marcucci tuona: “Abbiamo scoperto l’acqua calda”.
Davide Gariglio:
Sulle questioni interviene Davide Gariglio, neo presidente dell’AdSP locale, che sentito da Corriere marittimo per un commento sulla bozza della riforma, spiega: “Come amministratore di una AdSP di nomina del governo, credo non tocchi a me fare osservazioni su una scelta evidentemente politica. Ho sempre sostenuto, anche quando avevo altre funzioni, un ruolo forte di coordinamento nazionale. La Conferenza dei presidenti, così come è stata prevista dalla legge, può funzionare”.
La Conferenza nazionale di Coordinamento delle AdSP include i 16 presidenti, istituita dalla riforma portuale targata Delrio (D.Lgs169/2016), ha compiti di pianificazione e indirizzo dei porti nazionali ed è presieduta dal MIT – “Perché è fatta da 16 persone” – continua il presidente di palazzo Rosciano – “ciascuno delle quali è come un sindaco per la propria città e tira a portare ogni risorsa e possibilità di sviluppo sul proprio territorio”.
“Il coordinamento deve essere fatto da qualcuno di sopraelevato che non può non essere il governo nazionale. Credo ad una grande funzione di coordinamento dello stato centrale attraverso il ministero, oppure viste le difficoltà operative del ministero” – delle difficoltà ne aveva parlato il viceministro al MIT Rixi, intervenuto da remoto all’incontro – “anche attraverso un entre esterno, un entre pubblico, anche una società esterna. Per fare il coordinamento per pianificare gli investimenti, per omogeneizzare l’azione dell’AdSP.
Viceversa credo sia non utile portare al centro attività vera e propria. Un conto è il coordinamento degli indirizzi che devono essere dati al centro, un conto è togliere dalle periferie e portare al centro un’attività operativa di gestione. Non credo sia così utile e possa ingenerare dei problemi“.
Concludendo: “Siamo 16 AdSP e siamo parte di un’unica holding, che è il Ministero dei trasporti, è giusto che le coordini perché non possiamo, in tempi di vacche magre, allocare le risorse casualmente senza una regia forte nazionale”.
Sono intervenuti all’iniziativa: Achille Onorato (ceo Moby), Matteo Savelli (ceo Porto Livorno 2000), Dino Lorenzini (ceo Terminal Lorenzini) Nereo Marcucci (coordinatore Confindustria Toscana – Infrastrutture e Logistica) Raffaello Cioni (direttore generale Interporto Toscano Amerigo Vespucci), Maria Gloria Pollastrini (presidente Propeller Club Livorno), Fulvio Romeo Franchini (presidente di Conftrasporto e Logistica Confcommercio Livorno), Luca Brandimarte (rappresentante Assarmatori)
Hanno aperto l’incontro il presidente dell’AdSP Mar Tirreno Settentrionale, Davide Gariglio, il sindaco di Livorno, Luca Salvetti e il direttore marittimo della Toscana, ammiraglio Giovanni Canu.













