Confetra, De Ruvo: «Dazi, l’EU risponda con una politica unitaria alla pressione di USA e Cina»

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ROMA  – L’impatto della politica dei dazi statunitensi sull’economia europea è il tema dell’appello al governo di  Confetra, Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica, affinché solleciti l’UE a promuovere una politica in grado di rispondere in modo pronto e unitario alle pressioni esterne, guidando l’Europa verso un vero mercato unico per restare competitiva.

«In questo clima di caos e incertezza» – ha detto De Ruvo – «è richiesto all’Europa di battere un colpo se non vuole rimanere schiacciata tra Cina e USA e l’abbassamento delle barriere commerciali interne, nel settore delle merci e in particolare dei servizi, deve essere una priorità».

«Oggi – ha sottolineato De Ruvo – l’Europa paga una forte debolezza nella contrattazione con il partner americano e ciò è evidente. La Cina invece è giunta ad un accordo ed ha già iniziato un riposizionamento nel mercato globale. L’export della Cina verso gli USA è crollato del 34,5% ma è aumentato quello verso l’Europa del 12%. Noi vediamo un’Europa in difficoltà che, nonostante le enormi potenzialità, rischia di perdere l’ultimo treno per rimanere in scia con le economie più avanzate».

Ad evidenziare la debolezza dell’Europa c’è il tono della lettera inviata da Trump il 12 luglio scorso in cui preannuncia l’imposizione di dazi al 30% per tutti i prodotti provenienti dall’Unione europea a partire dall’1 agosto e minaccia ritorsioni in caso di contro-dazi.

Il presidente di Confetra cita una ricerca dell’IMF (2024) secondo cui le elevate barriere commerciali all’interno dell’Europa equivalgono a un costo ad valorem del 44% per i prodotti manifatturieri e del 110% per i servizi. «Questi costi – aggiunge – sono sostenuti dai consumatori e dalle imprese dell’UE sotto forma di minore concorrenza, prezzi più elevati e minore produttività. Oggi la produttività totale dell’UE è di circa il 20% inferiore a quella degli Stati Uniti e minore produttività significa minori redditi. Anche nelle maggiori economie avanzate dell’UE, il reddito pro-capite è inferiore di circa il 30% rispetto alla media degli Stati Uniti».

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«l’IMF – spiega De Ruvo – ci dice poi che l’UE potrebbe aumentare il suo PIL del 7% se riducesse del 10% le barriere interne per il commercio di merci e la produzione multinazionale attraverso l’apertura di settori protetti, la liberalizzazione dei servizi, il miglioramento nelle infrastrutture di frontiera e l’armonizzazione delle normative, il tutto accompagnato da progressi verso un mercato integrato dei capitali».

Per De Ruvo il caos riguarda anche le stime sugli impatti negativi prodotti dai dazi: «diversi studi, sia nazionali che internazionali, hanno provato a prevedere l’impatto delle politiche commerciali statunitensi, ma data la complessità dovuta alle fortissime interazioni esistenti tra le economie mondiali si arriva a conclusioni diverse e con un livello di attendibilità di fatto basso: si giunge a stime variabili di calo dell’export tra i 3 e i 7 mld di euro fino ai 20 mld (considerando anche il dollaro debole), un intervallo decisamente ampio per poterle considerare affidabili e di fatto anche sottostimati perché frutto di ipotesi di dazi al 10% oppure al 20%, ben lontano dall’ultima richiesta statunitense. Sicuramente ci saranno impatti negativi amplificati dal clima di incertezza, non solo commerciale ma anche geopolitico, che non consente alle imprese di concentrarsi sul proprio core business e programmare investimenti futuri: questo sì che è un vero problema perché passata la bufera sarà complesso recuperare il tempo perduto. L’Europa però – conclude – ha dalla sua la stabilità finanziaria e la forte resilienza delle aziende ma è necessario ripartire dal mercato unico europeo, recuperare il gap tecnologico e stabilire una reale politica industriale che rilanci la competitività del nostro continente».

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