RAVENNA – Lungo oltre 100 metri, costruito nel 1984, il relitto del cargo Berkan-B giace nel porto di Ravenna lungo il canale dei Piomboni, dove è affondato nel marzo 2019, qui si trovava per essere sottoposto a demolizione per recupero del ferro. La nave durante le fasi di alleggerimento dei carichi, prima si spezza in due poi proseguiti i lavori di demolizione, nel marzo 2019, affonda provocando la fuoriuscita degli idrocarburi.
Nel luglio 2019 ha inizio la vicenda relativa al relitto Berkan-B con l’iscrizione nel registro degli indagati delle cariche di vertice dell’Autorità Portuale, l’ipotesi di reato è quella di inquinamento ambientale. Un provvedimento che fa molto discutere, quando il 9 settembre, il Gip Janos Barlotti,, su richiesta della Procura emette la misura cautelare di sospensione per il presidente dell’ente portuale, Daniele Rossi, il segretario generale Paolo Ferrandino. Provvedimento tuttavia che viene revocato a distanza di poche settimane
Adesso la vicenda vede la richiesta da parte della Procura per il rinvio a giudizio per “inquinamento ambientale” nei confronti del presidente dell’ente portuale di Ravenna, Daniele Rossi e del segretario generale Paolo Ferrandino. Riguardo l’avviso di conclusione indagine, è stata invece stralciata la posizione di Fabio Maletti, dirigente amministrativo. Analogo stralcio in vista di archiviazione, ma prima delle notifica del fine inchiesta, aveva riguardato due persone legate alla proprietà dello scafo.
Pertanto per i vertici dell’Authority viene riconosciuta come avanzato dall’accusa, la posizione di garanzia rivestita da entrambi, ovvero l’obbligo giuridico ad impedire un evento, con le rispettive competenze. Mentre la posizione di Maletti era stata esclusa dal quadro generale delle contestazioni proprio perché il dirigente non avrebbe rivestito alcuna posizione di garanzia in relazione all’affondamento del relitto.













