Tarros «Il futuro del trasporto è su nave, levare più camion possibile dalle strade» INTERVISTA

Tarros Spezia

Al Berlino Fruit Logistica, il Sistema portuale ligure orientale, La Spezia e Carrara – Incontro con Riccardo Bonamino, direttore generale Gruppo Tarros SpA. «Lavorare di più sulla sostenibilità, questo è il punto focale che nei prossimi anni dovrà essere valutato con molta attenzione da tutte le aziende».

Lucia Nappi

BERLINO – Tra i porti italiani in esposizione al Berlino Fruit Logistica, Fiera internazionale di riferimento per il settore ortofrutticolo, il sistema dei porti della Liguria Orientale (La Spezia e Marina di Carrara) rappresentati nello stand dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale, presenti per l’ente: Carla Roncallo, presidente e Monica Fiorini responsabile comunicazione e marketing. Nello stand anche la delegazione del Gruppo Tarros spa, terminalista a La Spezia nel Termina del Golfo, con una delegazione composta da Mauro Solinas brand manager, Riccardo Bonamino direttore generale e l’amministratore delegato di Tarros Egitto, Hani Abd El Rashid.

Presso lo stand fieristico di Regione Liguria si è svolto pertanto il workshop di lancio del sistema portuale Spezia-Marina di Carrara nei confronti del pubblico e della stampa internazionali presenti in Fiera.
«Un Target di 2 milioni di container, sono i numeri a cui guarda La Spezia» – ha specificato Moninica Fiorini aprendo l’incontro «numeri che saranno raggiunti anche grazie all’inaugurazione», avvenuta a dicembre scorso, «del Centro Unico per i Servizi alle Merci (CUS) alle spalle del porto spezzino, ad 8 km di distanza dalle banchine, nell’area di Santo Stefano di Magra, dove sono stati accorpati i servizi di controllo della merce, liberando pertanto spazi in porto» – «Terminalista di riferimento per Spezia» ha spiegato pertanto Fiorini – «è il Terminal Del Golfo».

Ad illustrare le attività del Gruppo Tarros è pertanto intervenuto il direttore generale Bonamino: «Siamo un Gruppo completamente italiano che lavora da solo e in autonomia» «Un network di 28 aziende nel Mediterraneo e 600 persone che vi lavorano. Colleghiamo con le nostre navi ed i nostri mezzi 16 paesi, 30 porti ed oltre 300 milioni di abitanti dell’area mediterranea». Tarros
«Abbiamo investito tantissimo nella catena logistica,” – spiega Bonamino intervenendo per Cm a margine del worshop – «per fare questo abbiamo dovuto creare tutta una serie di società, tante radicate sul nostro territorio e tante nel territorio estero, per tutta la fascia mediterranea che serviamo giornalmente con le nostre navi. Senza questi uffici capillari che tutti i giorni lavorano non sarebbe stato possibile fare quello che facciamo e dare questo servizio door to door».

Nel panorama dello shipping globale che vede il confronto tra terminalisti e armatori, dove oggi sempre più i grandi armatori svolgono un ruolo predominante. Quale è il vosto ruolo?
«Noi riusciamo a fare questa parte, perché gestiamo tutta la catena, soprattutto parlando di Terminal del Golfo a  Spezia. Mentre  poi a Genova, Napoli e Alessandria di Egitto siamo nei porti commerciali, lì cambia completamente il discorso e diventa un rapporto terminalisti-compagnia di navigazione. La Spezia è casa nostra, questo è un valore aggiunto. Siamo un gruppo completamente italiano che lavora da solo e in autonomia».

Svolgete servizi di riparazioni container, per voi questo è un settore  in crescita?
«E’ un settore che sta facendo la differenza, perché se io presento un bel prodotto evito che la merce possa avere dei problemi. Parlando di contenitori non è semplice parlare di bel prodotto, all’interno della specificità di un contenitore si intende se questo ha guarnizioni sempre a posto, porte che si chiudono perfettamente, se controllo che questo non abbia buchi o chiodi nel pavimento, buchi nel tetto. Questa è la parte più grossa di investimento che stiamo facendo, perché abbiamo esportato know how italiano, per poter dare riparazioni standard ISO. Non è facile poter avere questo tipo di risultati in paesi come Egitto, Algeria, Marocco».

In quali porti hanno sede le vostre aziende che svolgono riparazione container?
«A La Spezia, Alessandria di Egitto, Algeri e Casablanca, sedi di riparazione di nostra proprietà, poi ci sono le sedi di riparazione dei terminal normali. In Turchia per esempio ripariamo diversi contenitori, però non sono gestiti da noi. Sono gestiti da compagnie che fanno riparazione là, non siamo ancora riusciti ad aprire un atelier con un nostro Know how».

In merito al trasporto su gomma che svolgete con CarBox, come si sta sviluppando?
«Lo abbiamo sviluppato da qualche anno, iniziato “per scherzo” per farci qualche trasporto da soli, poi abbiamo visto che  era anche un valore aggiunto. L’ufficio logistico è interno alla nostra azienda, di conseguenza quando devi fare un piacere ad un cliente riesci a farlo perché non devi chiedere un servizio ad una società esterna, ma è una società del tuo Gruppo. Abbiamo un numero di trasporti che facciamo giornalmente. Mediamente, tra import ed export, muoviamo circa 150 servizi al giorno che non sono pochissimi».

Da quando avete iniziato il trasporto su  gomma c’è stata una crescita?
«Una crescita esponenziale, abbiamo iniziato nel 2000 con 20 camion di proprietà, oggi ne abbiamo 120. In 20 anni questa crescita, e forse non è finita. Oggi Carbox trasporta il 50% del suo potenziale per conto di Tarros, ma il 50% fa trasporti per conto di Maersk, One ed altri, perché inizia ad essere un’azienda nel panorama nazionale, un fornitore di servizi anche per le altre società di navigazione».

Le competizioni veliche, fiore all’occhiello, come nascono?
«Questa è stata l’ultima scoperta. Una sensazione fantastica, ho partecipato anche alla premiazione di Beccaria a Milano, con la presentazione di Guido Meda che è stata bellissima, vedere il video di questo ragazzo di 28 anni che in solitaria, con tantissime problematiche, è arrivato in Martinica dopo 15 giorni di navigazione su una barchetta di 6,5 metri nell’oceano, è stato incredibile. Ma cosa più incredibile è che Beccaria è arrivato terzo “over all” ovvero  prima di lui sono arrivati due prototipi, ma altri trenta prototipoi sono arrivati dietro di lui. Un’impresa sportiva straordinaria».

Obiettivi futuri?
«Riuscire a lavorare di più sulla sostenibilità, questo è punto focale che nei prossimi anni dovrà essere valutato con molta attenzione da tutte le aziende. Sicuramente il trasporto via mare è molto più ecologico del trasporto via terra. Abbiamo fatto uno studio qualche mese fa per conto di Navigator, società portoghese che produce le risme di carta che tutti i giorni noi in Italia utilizziamo per fare fotocopie. Trasportiamo per loro centinaia di contenitori dal Portogallo a tutto il bacino del Mediterraneo. Questa azienda ci ha chiesto uno sudio di comparazione perché dal Portogallo una parte del traffico si muove via camion anche sull’Italia, addirittura sulla Turchia. Nello studio abbiamo visto che si risparmia più della metà di CO2 a fare un trasporto via nave, dal Portogallo all’Italia, e poi facedo gli ultimi 100-200 km via gomma. Quindi il futuro è cercare di levare più camion possibile dalle strade .
Un altro impegno che abbiamo è di avere una connessione ferroviaria di un certo tipo, anche la ferrovia leva camion dalla strada».

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