AUGUSTA – Nel porto di Augusta è stato riportato a galla un bacino galleggiante affondato Si tratta del bacino galleggiante GO53, per 6.000 tonnellate di peso, 152 metri di lunghezza e 30 metri di larghezza, precedentemente affondato, di proprietà del Cantiere Navale Noè, acquisito tramite procedura pubblica dalla Marina Militare.
«Un’operazione senza precedenti»- ha spiegato la società in una nota -«che ha trasformato il porto di Augusta nel teatro di una vera prova di ingegneria estrema» – Cantieri Navali Noè, fondata nel 1890 – «è riuscita a fare riemergere il GO53, che quando era stato preso in consegna, si trovava in uno stato fortemente compromesso: compartimenti danneggiati, falle diffuse, volumi interni instabili e strutture degradate».

La riemersione non ha quindi rappresentato un semplice recupero, ma una corsa contro il tempo per evitare nuovi cedimenti, stabilizzare la galleggiabilità e mantenere la struttura in superficie durante l’intera operazione.
I sommozzatori delle società Worksub e Social Work hanno lavorato in ambienti estremamente pericolosi e difficili da raggiungere, intervenendo sulle zone più degradate e mettendo in sicurezza i punti critici. Le verifiche strutturali curate dallo Studio di Ingegneria Nattero hanno consentito di definire i limiti operativi entro cui era possibile procedere, mentre il pontone Ardito ha eseguito il piano degli ormeggi necessario al trasferimento.
I servizi tecnico nautici del porto – rimorchiatori, ormeggiatori e piloti – hanno gestito il movimento del bacino con precisione, garantendo condizioni di massima sicurezza nello specchio acqueo in concessione al cantiere.

Il momento più delicato è stato il sollevamento: ogni centimetro è stato seguito con controlli continui su pressioni interne, spinte esterne e assetto generale, perché la struttura, pur riemersa, conserva zone che richiedono interventi immediati per evitare nuovi rischi. È stata una fase ad altissima complessità, coordinata dall’ingegnere Emanuele Noè Illuminato, che ha gestito la sinergia tra sommozzatori, ingegneri e operatori del cantiere, trasformando una situazione limite in un risultato concreto.
«L’operazione è stata possibile anche grazie alla piena cooperazione istituzionale» – ha sottolineato la società cantieristica – «Comando di Marisicilia, Arsenale Militare di Augusta, Capitaneria di Porto, Maristanav e Autorità di Sistema Portuale della Sicilia Orientale hanno garantito vigilanza, autorizzazioni e supervisione costante, assicurando il rispetto rigoroso delle norme marittime, ambientali e di sicurezza.
«Riportare a galla il GO53 è stato un intervento impegnativo e unico, reso possibile soprattutto dal lavoro instancabile delle nostre squadre», ha dichiarato Maurizio Illuminato, ceo del Cantiere Navale Noè – «La condizione del bacino richiedeva la massima attenzione: sono le persone del cantiere – competenti, determinate e presenti in ogni fase critica – ad aver reso possibile ciò che, sulla carta, era un margine strettissimo tra successo e fallimento».
Con la riemersione completata, il GO53 entra ora in una fase di ripristino strutturale e funzionale, durante la quale verranno affrontati i danni più gravi e avviati i collaudi e le certificazioni già pianificati. È un passaggio essenziale per riportare il bacino a piena operatività.














