Schenone: Fusione Psa-Sech “confidiamo” – Vado Ligure “situazione di overcapacity” (Video)

Giulio Schenone
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Interviene Giulio Schenone, amministratore delegato Terminal Sech di Genova sulla fusione con PSA – La crisi del coronavirus porta al Sech un calo del 15% dei traffici, situazione che va radicarsi in una overcapacity di sistema portuale tra Genova e Vado Ligure.

Lucia Nappi

GENOVA- Alla base c’é il cambiamento del mondo e della realtà, quella portuale e terminalistica, in 36 anni di evoluzioni globali e una normativa  la l.84/94  che, forse, sotto alcuni aspetti potrebbe anche essere messa in discussione.

Fusione Psa -Sech a Genova
E’ il caso della fusione tra Psa di Singapore, colosso della portualità e non solo, e dei fondi anglo francesi, Infracapital ed Infravia, che nel terminal Sech di Genova (Gip) banchina di Calata Sanità, sono soci, ma che guardano alla fusione dove il socio di Singapore vada a rafforzare finanziariamente la nuova società attraverso un nuovo rapporto di maggioranza.

Concetto che visto alla luce dell’attuale crisi globale, innescata dal virus, assume maggiore importanza: “In generale piccolo è bello non esiste più– spiega Roberto Ferrari direttore generale di Sech in Italia di solito le imprese sono sottocapitalizzate e per superare questi momenti ci vogliono le spalle larghe perchè bisogna resistere anche da un punto di vista finanziario ed essere in grandi, e in gruppi in questo ,momento aiuta” – Tanto piú che il matrimonio tra le due banchine porterebbe in dote un traffico stimabile di quasi 2 milioni di container.

La flessione dei volumi
L’ondata del virus ha prodotto al Sech “una flessione del 15% dei volumi rispetto al 2019” – lo sottolinea Giulio Schenone amministratore delegato di Gip, societá terminalistica del Sech: “Andiamo passo dopo passo anche perchè le condizioni di mercato e dell’economia globale non sono delle più floride”.

Il parere dell’Avvocatura di Stato.
Comunque per tornare alla fusione tra i terminal Psa e Sech, i due principali terminal container del porto, l’operazione è stata messa in stand by dall’applicazione della legge 84/’94, che vieta una doppia concessione in un porto., tale che l’Autorità di Sistema si è rivolta all’Avvocatura di Stato per un parere.

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Argomento sul quale i vertici del Sech mantengono il riserbo;  “Abbiamo letto anche noi sul giornale questa notizia”‘- dice Schenone (VIDEO)- “Sappiamo che sono arrivati dei pareri che l’Autorità portuale attendeva, che  sono al vaglio dell’Autorità portuale stessa”- “Confidiamo che questi pareri possano essere messi all’attenzione del prossimo Comitato di gestione ed essere finalmente risolti”. E se volessimo leggere tra le righe, si potrebbe intravedere nell’affermazione  un certo ottimismo, ma questa rimane un’opinione, al momento.

Le stesse dichiarazioni  di “massima”  erano venute dal direttore del terminal “In questo momento siamo spettatori, aspettiamo da loro delle risposte”,

C’é chi vede il matrimonio tra le due banchine come una forzatura, una distorsione della concorrenza, tra questi Gianluigi Aponte che  ha diretti interessi proprio di fianco a Calata Sanitá, il gruppo MSC uscito dalla societá con i fondi anglo francesi di Gip, ha spostato i propri interessi su Calata Bettolo, banchina di prossimo avvio.

Il Terminal Sech dagli inizi ad oggi, nelle parole dell’a.d. della società e fondatore, Giulio Schenone (VAI ALLA VIDEO INTERVISTA)

Il percorso del cambiamento del Terminal é raccontato dallo stesso Schenone – fondatore del Sech insieme a Luigi Negri e alle famiglie genovesi Magillo e Cerruti. Nel ’94, anno di rilascio della concessione, i fenomeni del gigantismo navale, con  la conseguente necessità di adeguamento delle infrastrutture, era difficile da prevedere: “Alla banchina di Calata Sanità attraccavano due navi, oggi ne attracca una, siamo diventati mono banchina” –  
Nell’ambito di una previsione di medio e breve termine, come era quella degli inizi, era  anche inimmaginabile il consolidamento delle compagnie di navigazione: “Oggi abbiamo tre clienti che sono tre alleanze, dieci armatori, che formano un oligopolio“.

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L’affondo su Vado Ligure
E
in virtù di questo oligopolio gli armatori determinano lo spostamento dei traffici tra i porti, anche all’interno dello stesso sistema portuale. Argomento spinoso al quale Schenone non si sottrae, anzi prende la palla al balzo per tirare un affondo su Vado Ligure  (societá composta da APM Terminals 50,1%  con i cinesi di Cosco 40%) .
“Ci sono stati recentemente questi spostamenti di traffico a discapito di traffico che era radicato su Genova da diversi anni. Se passano troppi anni dall’idea di un concepimento, quale era stata la piattaforma di Vado ligure, le condizioni di mercato cambiano, per cui quando l’infrastruttura è realizzata a volte è obsoleta, a volte non serve pú perchè il mercato non c’è più“. 

In questo caso? Interviene la domanda del cronista: 
La piattaforma fu concepita nel 2007, prima della crisi del 2008, i traffici dei contenitori erano a doppia cifra e si immaginava che Genova avrebbe avuto problemi di spazio, cosa che invece oggi non ha, ma nemmeno un anno fa. Quando Vado è entrato in funzione ha aumentato la capacità era gia una situazione di overcapacity ed è andata a radicare questa situazione”.

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