GENOVA – «Da quest’anno le emissioni di gas ad effetto serra rilasciate dalle navi di grandi dimensioni sono soggette agli obblighi previsti dall’ETS, il sistema di scambio delle emissioni dell’UE. È l’inizio di un percorso che porterà le compagnie armatoriali a dover restituire nel 2027 quote corrispondenti al 100% delle emissioni verificate nel 2026. Questo meccanismo di compensazione mira a ridurre le emissioni di CO2 e a favorire la transizione energetica dello shipping». A spiegarlo è il CEO di RINA Service, Paolo Moretti, intervenuto all’evento del Il Sole 24 Ore, “Economia del Mare”, svolto a Genova a bordo della nave Costa Smeralda.
Moretti, a margine dell’iniziativa, è tornato sul tema con Corriere marittimo, per approfondire gli aspetti del funzionamento del sistema di scambio delle emissioni, ma anche per parlare del futuro delle tecnologie e dei combustibili alternativi sfida su cui lo shipping è chiamato ad investire.
ing. Moretti, quale è il funzionamento del sistema dell’Ets?
«E’ un market-based instrument, vale proprio il principio che “pago e restituisco delle quote in base a quanto inquino” all’interno dei mari, dei porti e dell’Europa. Se io faccio viaggi intraeuropei il 100% di quello che ho bruciato, quindi del CO2 e dell’EUA gas, emessi per fare questo viaggio, viene conteggiato» – (EUA: European Union Allowances, equivalenti a 1 tonnellata di CO2).
«Se parto da un porto europeo e vado in un porto extra europeo o viceversa, viene conteggiato il 50% del combustibile e quindi delle missioni che faccio in quel viaggio. Alla fine io che sono un armatore ed ho una serie di navi, metto insieme per il mio anno tutte quelli che sono stati viaggi delle mie navi dentro l’Europa. Oppure partendo ed arrivando in Europa sommo i viaggi ed ottengo il quantitativo di CO2 che ho emesso e devo avere le cosiddette EUA quindi una serie di quote CO2 che devo essere pronto a restituire in base a quanto ho bruciato»
Come avviene la misurazione?
«Il 2024 è l’anno di partenza in cui viene effettuata la misurazione, a settembre del 2025 devo restituire il 40% di quello che ho emesso, nel 2026 restituirò il 70% di quello che ho emesso nel 2025. Entrando a pieno regime a settembre 2027 dove io, compagnia armatrice, dovrò andare a restituire il 100% di quello che ho emesso in termini di EUA, attraverso le attività in sede europea delle mie navi.
Neutralità tecnologica e armamento, quale futuro intravede il RINA?
«Il futuro dell’armamento sicuramente deve esser finalizzato a non escludere nessun tipo di soluzione e, soprattutto per la prima volta nella storia del mondo marittimo, avremo anche la possibilità di combustibili diversi a seconda del servizio e delle geografie in cui andrò ad operare. Non avrò un combustibile unico, ma la possibilità di avere vari combustibili per la tipologia di tratte e per la tipologia di nave che avrò.
Sicuramente avremo delle soluzioni per l’oggi, delle soluzioni ponte che servono per la flotta che ho in questo momento, quindi con dei retrofit per l’efficienza operativa per denunciare meno combustibile e quindi emettere meno CO2. Per esempio il Biofuel, l’HVO, su cui ENI sta spingendo molto, potrebbe essere la cosiddetta soluzione di drop-in, perché i motori sono sempre gli stessi, come succede anche con le macchine, e posso andare a mettere un qualcosa di immediatamente pronto.
Il gas giocherà sempre un ruolo importante, il Gnl, quindi se mi chiedesse cosa devo costruire ora, sicuramente una nave dual fuel con il gas, molto flessibile perché risparmio dal punto di vista delle emissioni di CO2.
In un futuro in cui ci sia un HVO pronto, e se si sviluppasse un gasbio oppure un gas sintetico, la nave dual fuel sarebbe pronta per quello».
Il futuro?
«Poi ci sono le soluzioni del futuro che stiamo studiando ora, dove serviranno i fondi che arrivano dall’ETS e dall’Innvovazione. Anche la possibilità di avere le navi nucleari, perché no, da qui al 2050. Oppure avere delle navi a fuel cell che bruciano idrogeno, che poi andremo a capire se ci arriverà tramite l’ammoniaca o il metanolo, l’Lng, oppure lo stoccaggio dell’idrogeno stesso. Quindi le navi per il futuro dobbiamo cominciare a programmarle ora, a usare questi fondi per esempio l’Ets, proprio per far sì che la ricerca parta e vada avanti».