Scontro GNV-Culp: Lo sciopero nel porto di Napoli il 13 marzo assume carattere nazionale

porto Napoli

Il perdurare del braccio di ferro tra l’armatore GNV e la Compagnia portuali di Napoli sul tema dell’autoproduzione ha portato alla conferma, per il 13 marzo, dello sciopero unitario del porto a carattere nazionale – Rappresentanti di tutte le compagnie portuali d’Italia arriveranno a Napoli per manifestare.

di Giovanni Grande

NAPOLI – Arriveranno da tutta Italia per dire no alla precarizzazione del lavoro portuale. Lo sciopero unitario di 24 ore indetto il 13 marzo a Napoli “contro il ricatto dell’autoproduzione” assume un carattere nazionale.

Il timore è che l’eventuale accettazione da parte dell’AdSP del Mar Tirreno Centrale della richiesta di GNV di operare con proprio personale le attività di rizzaggio e derizzaggio rappresenti un pericoloso precedente. La rottura degli argini verso un’analoga riorganizzazione dei rapporti armatore–compagnie portuali lungo il perimetro della portualità nazionale.

Un atto dovuto,per il coordinatore regionale porti Fit Cisl Campania, Gennaro Imperato-Un no forte e chiaro nei confronti di un braccio di ferro che rischia di aprire un vero e proprio vaso di Pandora: sia in termini di sicurezza, per gli operatori di bordo, sia per quanto riguarda il rispetto della normativa fissata dal ‘correttivo porti’ che esclude il ricorso all’autoproduzione laddove è previsto il ricorso all’art.17”.

A innescare la protesta l’aspro confronto che vede contrapposte a Napoli GNV e Culp per la rimodulazione delle tariffe. Con la richiesta della parte armatoriale, ufficializzata lo scorso 19 febbraio a Piazzale Pisacane, di ricorrere all’autoproduzione in mancanza di un accordo. Rivendicazione, avanzata più volte in via ufficiosa nei mesi scorsi e sempre rifiutata dall’ente portuale. “Attraverso la rete di contatti in ambito Ancip abbiamo tentato fin da subito di sensibilizzare le altre compagnie sulla gravità di questo fatto,” conferma Pierpaolo Castiglione, presidente della Culp Napoli.

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Le risposte sono andate oltre ogni rosea aspettative. Oltre al sostegno delle organizzazioni europee come l’ETF (European Transport Federation, ndr) a Napoli arriveranno colleghi da Genova, Ravenna, Civitavecchia, Savona, Bari, Brindisi, Livorno e dalle isole. Per chiedere il pieno rispetto della 84/94 per ciò che attiene al mondo del lavoro. E non lasciare l’interpretazione delle norme alla convenienza delle singole AdSP”.

Tema centrale per il futuro del lavoro portuale anche l’applicazione del comma 15 bis art.17 finora applicato concretamente solo negli scali di Genova e Livorno. “E’ lì – prosegue Castiglione – che si potrebbero ricavare gli strumenti adatti per snellire le piante organiche, incentivando l’esodo per chi ne ha diritto, accedere ai fondi stanziati dagli enti portuali per la riqualificazione del personale, ripristinare lo stato patrimoniale in presenza di un piano di risanamento. Misure che potrebbero risollevare le sorti delle molte compagnie in crisi, evitando di mostrare il fianco rispetto alle sempre più pressanti richieste armatoriali”.

Non a caso la prova di forza imposta da GNV arriva in un momento particolarmente delicato per la Culp, alle prese con l’iter di riorganizzazione dall’AdSP che prevede, in mancanza di accordi sulle tariffe, l’indizione della gara per l’assegnazione del lavoro flessibile ed, eventualmente, l’istituzione di un’agenzia del lavoro. “Il nostro consiglio di amministrazione ha già sottoposto l’organizzazione della compagine ad una forte spend review che ha portato la riduzione della passività al 70% nel corso di sue soli esercizi. Con una decurtazione del salario del 15% puntiamo a raggiungere gli obiettivi fissati dal piano industriale per il 2019, considerando che il bilancio 2018 registra una perdita di 60mila euro. Ma se si riconosce il ricorso all’autoproduzione perderemo qualsiasi capacità negoziale in grado di farci sopravvivere sul mercato”.

Un no, quello pronunciato il prossimo 13 marzo, che guarda anche alle altre realtà lavorative del settore e a questioni non marginali da affrontare. “A livello regionale sottolinea Gennaro Imperatoè arrivato il momento di ragionare come un vero sistema portuale. Bisogna istituire un tavolo monotematico sul tema del lavoro che non investa solo le traversie della Culp ma preservi il rispetto del contratto nazionale. Solo in questo modo si potrà combattere la crescente precarietà del lavoro che porta con se un abbassamento dei livelli di sicurezza”. Stesso discorso per il piano dell’organico del porto rilasciato lo scorso dicembre dall’ente portuale senza l’approvazione dei sindacati. “E’ un iter monco che si riduce a fare la fotografia dell’esistente senza determinare i possibili spazi di valorizzazione del lavoro flessibile. C’è un paradosso che va assolutamente risolto: i traffici in Campania crescono in tutti i settori eppure il ricorso al lavoro temporaneo diminuisce sempre di più”.

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