Concluso il processo di primo grado per la morte in porto a Livorno, dell’operaio della cooperativa Ma. Ris. di La Spezia, a causa di un incidente sul lavoro durante le operazioni di sabbiatura della nave Amoretti – Condannate 6 persone tra imprenditori e manager.
di Roberto Nappi
LIVORNO – Dopo otto anni si è concluso il processo di primo grado per la morte in porto dell’operaio albanese Dashnor Quallia, 38 anni, sposato e padre di due figli che al momento della tragedia avevano 12 e 9 anni. Era al suo primo giorno di Lavoro a Livorno insieme ai colleghi della cooperativa Ma. Ris. di La Spezia. L’operaio albanese era salito tra il bacino galleggiante Mediterraneo e la banchina 78 per effettuare operazioni di sabbiatura della nave Amoretti. Indossava tuta da lavoro, cintura e scarpe antinfortunistiche ma non era stato equipaggiato con un giubbotto di salvataggio. Purtroppo è scivolato finendo in mare ed è annegato.
Il processo di primo grado si è chiuso con la condanna di sei tra imprenditori e manager. Inizialmente le persone iscritte nel registro degli indagati dal pubblico ministero Antonella Tenerani erano dieci. Per tutti l’accusa era omicidio colposo “per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia” in particolar modo per “la violazione della normativa a prevenzione degli infortuni sul lavoro“.
La cooperativa spezzina Ma.Ris, guidata dal presidente Antonio Maria De Giovanni ( aveva ottenuto quei lavori nel porto di Livorno in sub-sub appalto ) che però era quasi subito uscito dal processo con un un patteggiamento. Altri due imputati sono stati assolti dal giudice Carlo Cardi per non aver commesso il fatto. Si tratta di Fabrizio Augiello, 51 anni, consigliere e direttore tecnico della cooperativa e Paolo Clemente 52 anni, membro del consiglio di amministrazione della Ma. Ris.
I condannati sono stati sei. Si tratta di Fabrizio Nelli,65 anni, amministratore delegato della Gestione Bacini e di Luigi Vieri, 55 anni, responsabile della sicurezza della Amico Luigi, l’impresa appaltante delle operazioni di sabbiatura e proprieraria dei macchinari. Per entrambi la condanna è di 18 mesi di reclusione. Ad un anno sono stati invece condannati Marco Fiorillo, presidente del consiglio di amministrazione della Gestione Bacini e tre membri del Cda della cooperativa Ma. Ris. Si tratta di Salvatore Masiello, Fiorenzo Giacomo Falcone e Stefano Ambrosini. Gli imputati erano accusati di omicidio colposo in concorso. Il decimo indagato, Paolo Simoncini, responsabile della sicurezza e legale rappresentante dello stabilimento di Livorno della Azimut Benetti “Lusben” era stato prosciolto in una una udienza preliminare su richiesta della stessa PM Antonella Tenerani. Sette le parti offese al procedimento tra cui la moglie e i figli della vittima, i genitori e due fratelli.